Venezia 75: Roma, Alfonso Cuaron presenta il suo nuovo film

30/08/2018 di Redazione

Roma, il nuovo film del regista premio Oscar Alfonso Cuaron, è stato presentato oggi in conferenza stampa a Venezia 75.

Oggi a Venezia 75 è stato proiettato in anteprima mondiale Roma, il nuovo film di Alfonso Cuaron, che racconta le vicissitudini di una famiglia messicana negli anni ’70. Il regista premio Oscar, insieme alle attrici Yanita Aparicio, Nancy Garcia e Marina De Tavira e ai produttori, ha presentato il film in conferenza stampa. Ecco le domande e le risposte.
Venezia 75: Roma, Alfonso Cuaron presenta il suo nuovo film
Venezia 75: Roma, Alfonso Cuaron presenta il suo nuovo film

Roma | La conferenza stampa a Venezia 75

Vorrei che ci racconti chi è Cleo, chi è Livo e anche in che momento della sua vita si è reso conto che le donne restavano sempre sole?

 ALFONSO CUARON: Cleo è basata su un personaggio reale che praticamente è lo stesso personaggio. Ciò che per me è interessante in questa pellicola è che il punto è partito dal procedimento, il processo ha a che fare con la memoria. Ho cercato il personaggio di Cleo che è molto partito dai miei ricordi e lo stesso è per Livo. Ma quando si sta scrivendo, quando si cresce con qualcuno che si ama non si mette in questione la sua identità e a questo punto ho dovuto creare un personaggio femminile, come una donna che abbia origini indigene e quindi si è creato un nuovo punto di vista che io non avevo. Credo che sia questo che sia parte delle tematiche di cui si sta parlando. È indubitabile che almeno nella mia terra le donne sono state da sole in casa, senza uomini, e ci si rende conto che c’è una disparità, è molto evidente. La parte e il processo per me è scoprire questa persona come una donna.” 

Potete parlare della lingua indigena che avete parlato e spiegarci da dove venite e Alfonso se ci puoi spiegare il titolo della pellicola?

NANCY GARCIA: “Noi siamo di una comunità indigena dello stato dell’Oaxaca, in un distretto che si chiama Tlaxiaco, parliamo il mixteco. Siamo molto contente che il regista ci abbia dato possibilità di farlo conoscerlo che è parte della nostra cultura.”
YANITA APARICIO: “Ci sono tante varianti di mixteco, io non lo so parlare, Nancy me lo ha insegnato, è un orgoglio aver presentato la lingua che caratterizza la nostra comunità e che si sta perdendo, perché è parte di noi e identifica la parte della nostra cultura.”
 ALFONSO CUARON: “Questa pellicola è queste donne. Il procedimento che abbiamo fatto a lavoro non è convenzionale per Yanita e Nancy che non sono mai state in un set cinematografico o per Marina che è un’attrice con molta esperienza.”

Volevo chiedere perché avete deciso di farlo in bianco e nero. C’è stato un riferimento a qualcosa?

 ALFONSO CUARON: “Il bianco e nero è parte integrante della pellicola. Quando il film si è manifestato avevo tre elementi chiari: uno che era il personaggio di Cleo, l’altro è che si basa sulla memoria, e il terzo è il bianco e nero. A partire da questi non ho voluto sentire questioni. I piani sequenza devono rendere conto del parlare della memoria, non volevo una questione soggettiva, volevo mantenere un punto di vista oggettivo come vale per la memoria, la memoria può essere soggettiva, ma la si immagina come oggettiva perché sono pensieri astratti, quello che mi interessava era osservare questi momenti con una certa distanza e che la camera non si intromettesse con il momento e rispettare il tempo, era importante assorbire il tempo reale con tutto questo e un’altra maniera anche fare piani molto aperti per dare molto peso ai personaggi ma anche a ciò che sta loro intorno, non dare priorità a nessuno sopra agli altri. Volevamo un film che non desse le risposte, ma che fosse lo spettatore a trarre le conclusioni. Ipoteticamente c’è anche una questione simbolica, ma questo dipende dallo spettatore, se assorbe la parte simbolica o meno.”

Hai scritto Roma e diretto e sei stato direttore di fotografia e hai gestito il montaggio. Perché hai insistito a fare tutto tu? 

 ALFONSO CUARON: “Essere il direttore della fotografia è stato un incidente. Questa pellicola l’ho sempre pensata sempre in funzione di Emanuel Lubezki, el Chivo. Sempre nel corso della nostra carriera abbiamo parlato di questo film che dovevamo fare in fatto di procedimento, del tempo e un piano di riprese lungo, abbiamo girato per cento giorni, in continuità e avevamo tempo sufficiente per la post produzione e tuttavia un paio di settimane dall’inizio delle riprese non potevamo far coincidere il tempo con El Chivo, quindi si è dovuto togliere dal progetto. Ed è stato quando ha considerato altri fotografi, ma non volevamo imporre la lingua inglese. Ho fatto a meno di persone molto talentuose per questo.”

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