Us non parla di Noi. Noi facciamo più paura | Recensione
04/04/2019 di Redazione
Us, o Noi, anche se il titolo italiano è fuorviante, è il nuovo horror di Jason Peele, il regista di Get Out, con cui si è portato a casa un meritato Oscar per la migliore sceneggiatura originale. E in quanto a originalità, anche qui non si scherza.
Us, ovvero Noi, ma soprattutto United States
Per questo tradurre il titolo è superfluo. È un gioco, quello di Peele, non a caso il film parte in un luna park, in quel 1986 che iniziò tragicamente per l’America, con il disastro dello Shuttle Challenger che esplose subito dopo il lancio, uccidendo i sette componenti dell’equipaggio e dando un duro colpo al programma spaziale americano, oltre che ai sogni di un futuro diverso. Quello che veniva prospettato da Hands Across America, la catena umana di oltre sei milioni e mezzo di persone, e la conseguente raccolta fondi, ideate per combattere la povertà e aiutare i senzatetto. Tutto questo accadeva nell’America reaganiana, che sarebbe dopo poco diventata quella di Bush padre. Un regno repubblicano di 12 anni da cui il paese non si è mai ripreso, gli anni che hanno realmente ucciso il Sogno Americano.
La trama di Us è semplice
Una famiglia della borghesia nera, padre, madre, figlia maggiore e figlio minore, va in vacanza nella loro casa al mare. In quegli stessi luoghi, nel 1986, la capo famiglia Adelaide, allora bambina, si era allontanata dai genitori perdendosi in una casa degli specchi. Evento di cui ha un traumatico ricordo. Che si materializza quando a casa si presentano… Loro. Nella loro forma peggiore. O forse no.
Raccontare la trama di Us è inutile.
Quasi tutto quello che succede dal minuto 25 in poi svela continui piccoli colpi di scena. Soprattutto, come accade per i film che vogliono raccontare tutt’altro rispetto a quello che accade sullo schermo, la trama è accessoria. Peele lo aveva già fatto in Get Out, utilizzando magistralmente gli strumenti di un genere classico, l’horror, senza inventarsi niente di particolare.
L’horror è un racconto sociale, il mostro è l’incarnazione della paura del diverso, quasi sempre ucciso da una massa ignorante aizzata dal potere costituito. Ci possono essere variazioni, ma è in ogni caso una visione della contemporaneità, declinato attraverso l’estremizzazione dell’immagine e della narrazione. Si potrebbe fare una lunga lista di grandi autori che ha usato il genere per regalarci straordinari film politici.
Get Out e Us pescano in maniera evidente da John Carpenter
Come in Halloween, Il principe del Male ed Essi vivono, il terrore si annida prima di tutto nelle istituzioni fondanti, famiglia, chiesa e stato. Gli eroi lo sono per caso e loro malgrado, salvo scoprire un coraggio dettato principalmente dalla rabbia repressa nei confronti del potere. A tutto questo basta aggiungere la giusto dose di umorismo nero e il gioco è fatto.
Di nero Jordan Peele ci mette altro (se qualcuno si offende per il gioco di parole si faccia curare da uno bravo n.d.r.), ponendosi con astuzia al tempo stesso come Spike Lee dell’horror, con la giusta punta di razzismo nei confronti del bianco invidioso e castrato, e castigatore dei fratelli neri che hanno dimenticato cosa vuol dire.
Ma questo è marketing. Il messaggio del cinema di Peele, e di questo magnifico Us soprattutto, è invece tutto politico e non raffinato. Le metafore e le simbologie sono volutamente semplici, per poter essere facilmente comprese da uno spettatore con un livello culturale medio-basso, ovvero la stragrande maggioranza della popolazione americana, e non solo nera.
Il cinema di Peele è un cinema d’elite a uso consumo del volgo, da cui accetta volentieri i soldi, dando loro in cambio dei semplici strumenti di ribellione nei confronti dell’attuale ordine costituito. Esagera, addirittura, evidentemente considerando il suo pubblico ai limiti della stupidità, ma spiegando loro che non ne hanno colpa alcuna. Loro sono stati lasciati indietro, tanti anni fa, e nessuno ha pianificato dei programmi di recupero. Quindi, se volete salvarvi, dovete farlo da soli. Voi. Loro. Noi no.
Us è un film straordinario
Le cui evidenti incongruenze narrative sono assolutamente ininfluenti, anzi, addirittura funzionali per spiegare il paradosso della società contemporanea, che ha deciso tanto tempo fa di avere nobili e schiavi, con democratica ipocrisia senza distinzione di colore, credo e orientamento politico. Ma la Storia ci dice che prima o poi questi miserabili sfruttati faranno rotolare delle teste.
Che siano buone o cattive, è irrilevante.