The Post: Recensione del film di Steven Spielberg con Meryl Streep e Tom Hanks

Steven Spielberg regala un inno alla libertà di stampa in “The Post”, ma anche la storia di una grande donna interpretata da una magnifica Meryl Streep.

“The Post” di Steven Spielberg è tratto dalla storia vera dei Pentagon Papers, ma invece che nel 1971 potrebbe essere ambientato nel 2017. L’America dei sogni vede attaccato oggi più che mai il principio della libertà di stampa, quello stesso principio per il quale Kay Graham e Ben Bradlee, rispettivamente Editore e Direttore del Washington Post hanno rischiato tutto. Loro misero l’America e ben quattro amministrazioni dinanzi alle proprie responsabilità sul disastro della guerra in Vietnam, ma ancor prima di essere una straordinaria ed accurata ricostruzione storica quello di Steven Spielberg in “The Post” è il racconto di due grandi esseri umani e della loro missione di vita. Perché, come spiega anche la storica sentenza della Corte Suprema, la libertà di stampa è uno dei diritti fondamentali e deve essere al servizio dei governati e non dei governanti.
Meryl Streep e Tom Hanks in un momento chiave di “The Post”

Il giornalismo è una missione, specie se fatto ad i più alti livelli come di recente ha raccontato il film premio Oscar “Spotlight” e come fa anche “The Post” di Steven Spielberg. Probabilmente questo film ha preso tanto spunto dal primo, dato che lo sceneggiatore che ha curato la parte di ricostruzione giornalistica è lo stesso straordinario Josh Singer, mentre il soggetto è della storica collaboratrice di Spielberg, Liz Hannah. Il regista premio Oscar per “Salvate il Soldato Ryan” riesce con la sua regia a trascinarci all’interno di un thriller, che anche se sappiamo come andrà a finire viviamo tutto d’un fiato in attesa di scoprire quale sarà la prossima mossa dei due protagonisti. Un ritmo frenetico quello in “The Post”, dato anche dalle sole 11 settimane di riprese in cui si è circondato del meglio dei suoi storici collaboratori compresi la costumista Ann Roth, lo scenografo Rick Carter e il maestro John Williams. Soprattutto però per la prima volta ha avuto l’onore di unire due dei più grandi interpreti viventi, Meryl Streep e Tom Hanks. Un feeling incedibile il loro, che sembrano recitare insieme da una vita come solo chi è scaldato dal fuoco sacro della recitazione riesce a fare.
The Post (2017), Hanks e Streep in odore di nomination agli Oscar

 
Steven Spielberg sceglie di raccontare una storia nella storia con dei dialoghi curatissimi nei più minimi particolari, un rapporto che sembra quasi un matrimonio tra l’editore è il suo direttore, un rapporto vero come ormai è così raro trovare nella stampa odierna e che per questo appassionerà sicuramente con un velo di commozione gli addetti del settore. Alcune delle scene più belle e romantiche sono proprio la ricostruzione della tipografia, il trasferimento della pagina da mandare in stampa con i tubi e gli ingranaggi pronti a schiacciare sulla carta una verità che l’America non pensava avrebbe fatto così male, ma che aveva il diritto di sapere. Rick Carter ha fatto un lavoro di ricostruzione immenso e sicuramente sarà in gara per gli Oscar. Questo film è un inno alla libertà, già nella sua essenza è straordinario, ma tecnicamente e artisticamente Steven Spielberg ci ha regalato l’ennesimo gioiello di una filmografia sempre più senza sbavature.

Il lavoro di Meryl Streep in “The Post” è immenso, non solo per la ricerca con cui ha fatto suo il personaggio di Kay Graham, ma per il modo straordinario che ha di non proporci soltanto una sua versione, ma di trascinarci nella storia permettendoci di scoprire cosa ci sia dietro determinate scelte con un semplice sguardo o una battuta. Questo è evidente nei momenti di conflitto per questa donna che si trova a prendere decisioni che mai nessuna donna aveva preso prima di lei, per interpretarla ci voleva soltanto il meglio che il mondo del cinema ha da offrire. Tom Hanks invece è il classico direttore che non vuole arrivare secondo, che non vuole lasciare nulla agli altri ed è pronto a tutto per diventare grande raccontando la verità. “Non possiamo arrivare secondi a casa nostra” è una frase che identifica il vero mestiere del giornalista.
La vittoria della libertà di stampa nella prima pagina del Washington Post

“The Post” per concludere ha tutte le caratteristiche per restare nella storia: ha due protagonisti eccezionali, un cast di contorno impeccabile a partire dall’intenso Bob Odenkirk, amatissima star di “Breaking Bad” e “Better Call Saul” che presta il volto a Ben Bagdikiana. Lui con la sua capacità investigativa riuscirà a consegnare al Post la chiave di volta per poter correre contro il New York Times.  Steven Spielberg non ha mai negato che la sua voleva essere una denuncia verso l’attuale amministrazione di Donald Trump, ma soprattutto un inno alla libertà di informare sulla verità. Uno strano scherzo del destino è che il soggetto era stato mostrato a Meryl Streep sei giorni prima delle ultime elezioni presidenziali, quasi come un monito sull’importanza che avrebbe avuto realizzare quest’opera. “The Post” è un film che commuove proprio perché autentico, poco importa se regalerà o meno altre statuette alle ormai strapiene mensole di questo trio perché è uno di quei rari casi in cui probabilmente avrebbero pagato di tasca loro per partecipare ad una storia tanto importante.

Share this article