The handmaid’s Tale 3×09: Il paradiso è un posto sulla terra – Recensione
19/07/2019 di Redazione
Ecco la nostra recensione del nono episodio di The Handmaid’s Tale 3 dal titolo “Heroic” (Eroica) e ricordate: “Il paradiso è un posto sulla terra”
Dopo l’attesissimo ottavo episodio di The Handmaid’s Tale 3 “Unfit” (Inadatto) (qui la nostra recensione) dove abbiamo visto il passato di uno dei personaggi più crudeli e fanatici di questa serie televisiva targata Hulu, siamo giunti alla recensione del nono episodio dal titolo “Heroic” (Eroica).
June in The handmaid’s Tale 3×09
Questo nono episodio di The Handmaid’s Tale 3 è un percorso introspettivo nella mente di June, che si trova inginocchiata in una stanza di ospedale in totale isolamento, costretta a pregare tutto il giorno affinché la sua compagna di passeggio OfMatthew (ridotta in coma), riesca a consegnare a Gilead il figlio che sta aspettando.
All’interno di questa stanza di ospedale si sentono tutti i rumori delle macchine che stanno tenendo in vita la povera Natalie. Tutti questi suoni, questi bip bip continui risuonano nella mente di June come delle note, che formano una canzone: “Heaven Is a Place on Earth” di Belinda Carlisle. La stessa June si rivolge allo spettatore dicendo : “Lo sentirai”
Oh Baby, do you know what that’s worth? Ooh, heaven is a place on earth
Provate ad immaginare un momento in cui avete bisogno di silenzio e udite il ticchettio di un orologio. Ora pensate a quell’insieme di bip bip continui, incessanti. Non serve immaginarlo perchè l’abbiamo vissuto, gli autori sono stati in grado di trasportarci in quel mondo per tutto il nono episodio di The Handmaid’s Tale 3.
E’ soffocante, un pugno nello stomaco, una tortura uditiva costante. Sappiamo bene che le torture psicologiche sono le peggiori, ti logorano dentro, ti spezzano.
Questo totale isolamento, i suoni ridondanti e incessanti, la devozione continua e forzata alla preghiera, stanno portando precipitosamente June alla pazzia.
June è una donna che si trova sul fondo di un abisso, un vortice della disperazione più nera, una donna che non ha più nessun motivo per vivere, nessuno scopo. Sua figlia Hannah è stata portata via assieme alla sua nuova famiglia, i Mackenzie, e nessuno sembra sapere dove, neppure il comandante Lawrence.
Assiste a tutte le procedure mediche che i dottori applicano sulla povera Natalie, su una donna che era come lei, un’ancella “Una di loro” come le fa notare Janine. Una donna la cui vita non ha più nessun valore, spogliata di ogni dignità, un’incubatrice umana. Natalie avrà anche sbagliato a spifferare tutto a Zia Lydia, ma di certo non meritava quella fine. L’ironia della sorte arriva alla fine dell’episodio, quando scopriamo che la creatura che portava in grembo era un altro maschio.
Tornando allo stato mentale di June, è lo stesso dottore interpretato dall’attore Gil Bellows (non so quanti di voi lo ricordano in Ally Mc Beal, dove aveva il ruolo di Billy), ad affermare che tutto questo isolamento, porta il cervello ad atrofizzarsi e a scatenare comportamenti suicidi. Ma non solo, il dottore è colui che le pone una domanda fondamentale: “In che modo onorerai le tue figlie?”. Il dottore diviene colui che inconsapevolmente dona a June un nuovo scopo.
Ora, sinceramente non conosco le motivazioni che l’hanno portato a prendere la decisione di non denunciarla, forse perchè conosceva sua madre, la spaventosa dottoressa Holly Maddox, o per uno scrupolo di coscienza, o perchè ha notato che Serena l’ha protetta, sta di fatto che ci troviamo di fronte all’ennesimo personaggio che protegge la protagonista.
Serena protegge di nuovo June
In questo nono episodio di The Handmaid’s Tale 3 abbiamo anche un piccolo cameo della nostra Seriiina #NeverAJoy, tornata da Washington DC e pronta a dare il sostegno alla famiglia dei futuri genitori di quel bambino.
Serena protegge ancora una volta June e penso che sia stata la cosa più naturale del mondo. Hanno i loro attriti, le loro divergenze e il loro disprezzo reciproco, ma per quanto Serena provi ostilità nei confronti di June, non vorrebbe mai vederla appesa ad un muro.
Nella vita ci sono persone con cui non andiamo d’accordo, persone che ci stanno talmente antipatiche che non vorremmo mai avere a che fare con loro, ma non per questo vorremmo vederle morire o essere la causa della loro morte.