The Front Runner – Il vizio del potere, “la bionda del Monkey Business”
19/02/2019 di Redazione
The Front Runner – Il vizio del potere. La vera storia del favorito per il partito democratico, il Senatore Gary Hart, pronto a sfidare alle prossime elezioni presidenziali del 1988 George H.W. Bush, candidato per i Repubblicani. La storia di come naufragò la sua candidatura a causa di uno scandalo sessuale, dopo avere incontrato una bella stagista bionda (Donna Rice, che lavorava per la sua campagna) ad un festa su uno Yacht dal profetico nome: Monkey Business.
Interpretato da un solido Hugh Jackman nei panni del Senatore Hart, il film diretto da Jason Reitman (Thank you for Smoking, Juno) è tratto dal libro di Matt Bai: “All the Truth Is Out: The Week Politics Went Tabloid” e la sceneggiatura è stata scritta dall’autore del libro assieme a Reitman e Jay Carson. La storia di un politico che poteva diventare Presidente degli Stati Uniti, e secondo i suoi biografi e critici un grande presidente, ma a causa del più classico degli scandali sessuali, la storia con Donna Rice (Sara Paxton), scoperta in un modo quasi banale da alcuni giornalisti di un tabloid locale: Il Miami Herald, vede distrutta la sua carriera e le sue ambizioni presidenziali.
Una storia curiosa, se si pensa ai successivi scandali del presidente Clinton con Monica Lewinsky, per non parlare dell’attuale presidente in carica Donald Trump, i quali nonostante tutto hanno governato o governano il paese più potente del mondo.
Infatti l’aspetto più interessante ed inquietante delle pellicola, che il bravo Reitman dirige con mano ferma, è che il senatore Hart non sopravvisse allo scandalo. Hugh Jackman riesce alla perfezione a trasmetterci l’imbarazzo del senatore, non tanto per essere stato scoperto, visto che suoi ben noti precedessori come i Kennedy ed altri, che il film cita, hanno fatto ben altro, ma bensì non riesce più a comprendere il morboso interesse, alimentato dalla stampa, sulla sua vicenda.
Un storia che ci parla poco del tradimento, della ovvia indignazione della moglie (interpretata Vera Farmiga) che però resta al suo fianco come fece Hillary Clinton durante lo scandalo Lewinsky, ma affronta l’aspetto più forte e devastante, quello dello scatenarsi del circo mediatico contro il senatore e la sua famiglia. Il senatore Gary Hart, è un semplice essere umano che ha ceduto facilmente (forse troppo) alla bellezza di Donna Rice, a sua volta attirata dalle notevoli capacità del senatore stesso, e dal fatto di essere un’uomo di potere.
Ci troviamo di fronte alla storia, di una bella come Donna Rice, al tempo stesso molto preparata stagista, che lotta per cercare di uscire dal clichè della bella oca. Dall’altra parte troviamo un’ottimo politico, che si ritrova di colpo a cercare di portare disperatamente all’attenzione gli argomenti seri di cui vuole parlare: il lavoro, l’occupazione, i tanti problemi del suo paese, argomenti che in realtà non interessano più a nessuno dopo lo scandalo, nè alla stampa e neanche al pubblico, tutti vogliono solo sapere se ha fatto sesso con la stagista oppure no.
L’aspetto che sottolineava il libro e di conseguenza il film di Reitman è proprio quello dell’invasione della privacy e dello scatenarsi del circo mediatico.
“Sapete, ecco perché la gente non vuole occupare ruoli pubblici. Perché prima o poi qualcuno tirerà fuori quello che avete detto 15 anni fa e si comporteranno come se la vostra vita si sia fermata a quel giorno”. – Hart
E’ uno dei tanti aforismi veri del senatore Hart , che il film ci riporta.
E’ senz’altro l’aspetto principale che il film analizza attraverso l’evoluzione dei mass-media americani, che poi in parte abbiamo ritrovato anche in Europa. Se in passato erano stati abili giornalisti d’inchiesta durante lo scandalo Watergate a provocare le dimissioni del Presidente Nixon, qui sono dei semplici giornalisti di un tabloid che per puro caso scoprono la tresca sentimentale, e in un certo senso cambiano il corso della storia.
“Non ho mai conosciuto un uomo di maggior talento a sbrogliare le matasse della politica, così che ognuno riesca a capire di cosa si tratta. È un dono che intende condividere. E tutto ciò che le persone gli chiedono è di posare per una foto. Questo lui non lo capirà mai” – Dixon
Questo afferma il manager della campagna elettorale Bill Dixon (J.K. Simmons) , che cercherà nel film e nella vera storia di contenere i danni, mentre Hart/Jackman, continua a non capire il perché di questo morboso interesse mediatico, perché nessuno si interessa più ai problemi reali. Questa domanda sinceramente resta fin troppo aperta ai nostri giorni, nell’era dei social, e ci lascia davvero da pensare. Temiamo che dopo la visione di questa pellicola tutti andranno a cercare la foto della vera Donna Rice, e nessuno si andrà a leggere cosa ha fatto il Senatore dopo lo scandalo le sue proposte politiche, il suo recente impegno nel risolvere problemi come inviato speciale speciale per l’Irlanda del Nord. Un mandato ricevuto nel 2014 da parte del presidente Obama, oggi dopo l’elezione di Trump quel posto è rimasto vacante, e alla luce dei problemi sollevati della Brexit forse proprio Hart potrebbe essere la persona giusta. Ma secondo voi, a prescindere dal fatto che sia un democratico, può il Presidente Trump proporre Hart ? Lascio agli spettatori di The Front Runner – Il vizio del potere, l’ardua sentenza.