The Expanse 3×12 – 3×13 Recensione: C’è vita su altri mondi
11/07/2018 di Redazione
The Expanse chiude la sua corsa nei canali SyFy con due episodi che sono un inno all’imperfezione umana e un inno alla vastità dell’universo.
Il confine fra rabbia e giustizia.
Anna Volovodov e Amos: due personalità distanti ma allo stesso tempo vicine. L’una, Anna, con la vita improntata alla comprensione, al perdono, alla tolleranza; l’altra Amos, con l’animo combattivo, poco propenso al perdono e fautore della giustizia sommaria. In mezzo Melba, legata e riempita di bloccanti per inibire i suoi potenziamenti e in attesa di giudizio.
Melba è la degna figlia di cotanto padre e su questo non ci piove. Un personaggio che mette insieme la spregiudicatezza di Mao Padre alla voglia di ribellione e libertà della sorella. Ma il lato paterno l’ha portata in un labirinto nel quale per uscire devi rimuovere degli ostacoli, devi sacrificare delle persone, devi essere spietata.
Uccidere Holden è l’uscita del labirinto e non importa se per arrivarci ha spezzato vite, provocato disastri. Anna non riesce a comprendere, dopo tanti anni passati fra i reietti della società, il vero motivo per cui una donna rinuncia a se stessa per vendetta. Melba si è macchiata ai suoi occhi di qualcosa di mostruoso e tutto solo per uccidere un uomo.
Elizabeth George è un’attrice consumata e abile e il suo apporto ad un personaggio complesso come Anna è stato determinante. Il momento stesso in cui la mano di Anna si infrange nel viso della spudorata e altezzosa Melba, fa da spartiacque fra l’Anna terrestre e legata al suo senso di religiosità e benevolenza e la nuova Anna, quella cosciente del fatto che l’universo è infinito, ma l’animo umano è altrettanto complesso e forse più complicato da gestire.
Amos non cova rabbia, non è un impulsivo, ma sente dentro di sé le voci dei morti che lo spingono a premere quel grilletto a spaccare la testa di una persona così sbagliata da pensare di essere superiore persino alla giustizia. Ma Anna, dominata la sua di rabbia, riesce a dissuaderlo perché ciò li ridurrebbe a non essere migliori di Melba.
Holden depositario di una verità scomoda.
Holden è ora sulla Beemoth, prigioniero in attesa di giudizio. L’uomo più ricercato dalle 3 fazioni per le sue dichiarazioni e per la sua incredibile interconnessione con la protomolecola. Proprio da quest’ultima nasce forse la più forte opposizione fra lui e gli altri. Nel dialogo con Ashford è intuibile che esiste un solco netto fra l’agire umano e l’agire della protomolecola. La protomolecola non valuta tutto ciò che gli sta intorno come una minaccia, ma come un’opportunità. Lei difende l’idea di base dei suoi creatori che non hanno fatto altro che dare all’umanità una grande possibilità di crescita e di conoscenza, ma l’uomo saprà sfruttarla o finirà tutto in una corsa tragica e sanguinosa verso nuovi mondi?
Entità aliene così potenti da aver creato un qualcosa di così complesso e delicato come la protomolecola, danno alla razza intelligente più imperfetta dell’universo la chiave per esplorare decine e decine di mondi abitabili. Il motivo sta forse nel fatto che loro, malgrado il superamento dei sentimenti opposti, il loro alto grado di civilizzazione siano arrivati all’estinzione mentre la razza umana per quanto lacerata e divisa sia invece stata capace di colonizzare un sistema solare?
Di sicuro Ashford è convinto che solo la violenza può liberare le astronavi dalla morsa del cerchio, ma Holden è stato investito di una grande responsabilità e l’abbiamo visto nelle puntate precedenti. La scelta di Holden passa attraverso il fatto che lui è riuscito ad essere al centro degli eventi che stanno sconvolgendo gli umani con un equipaggio che è la sintesi perfetta della diversità umana che però funziona.
Soluzioni pacifiche o soluzioni violente.
Se da una parte abbiamo un visionario come Holden, dall’altra abbiamo il pratico ed esperto Ashford. Due personaggi che perseguono lo stesso fine ma metodi diversi. Sarà proprio questa corsa verso la salvezza non condivisa a dare sale al finale di stagione.
Ancora una volta Alex, Amos, Holden e Naomi contro tutti. Ma stavolta hanno degli alleati inaspettati, uomini e donne che pensano da sempre che la violenza non è la soluzione di tutto. Così Drummer e Anna Volovodov preferiscono il visionario al guerrafondaio, una scelta di cuore lì dove la logica avrebbe consigliato Ashford.
Persino Melba capisce che per redimersi davanti a tutta quella tragedia causata dal suo cieco desiderio di vendetta, deve dare retta al cuore e non alla ragione, alla visionaria idea di Holden contro ogni raziocinio.
Questo è dunque il succo della questione: la passionalità della razza umana è segno di debolezza in generale, ma proprio questa diversità che a volte può essere nefasta, tante volte può significare vita, diventa fondamentale per salvare le astronavi e forse l’intero sistema solare.