The 100 6×03: Recensione episodio “The Children of Gabriel”
17/05/2019 di Redazione
Ecco la nostra recensione del terzo episodio della sesta stagione di The 100 intitolato “The Children of Gabriel” (I Figli di Gabriel).
Settimana scorsa nel secondo episodio della sesta stagione di The 100 intitolato “Red Sun Rising” (L’ascesa del sole rosso) avevamo assistito al pieno svolgimento della psicosi dell’eclissi e l’effetto devastante che ha sulle persone, sia contro gli altri che verso sè stessi. Questa settimana scopriamo chi sono gli abitanti del pianeta Sanctum, e possiamo anche tirare un gran sospiro di sollievo, nel vedere Murphy ancora vivo, per ora.
The 100 6×03 Benvenuti nella setta, Ehm nel nuovo mondo!
In questo terzo episodio della sesta stagione di The 100, conosciamo gli abitanti di Sanctum e il loro leader Russell (papà Argent quanto ci eri mancato). Questo nuovo popolo, intriso di colori sgargianti, innaturali, con le loro tradizioni, i loro strani rituali, la distinzione di classe sociale, basata sul colore del sangue.
Si perchè se sei un Nightblood vuol dire che sei di sangue blu e quindi detieni il potere. Chissà come potrebbero reagire, se scoprissero che il sangue nero, può essere ottenuto artificialmente, come nel caso di Clarke.
Gli abitanti di Sanctum in The 100, sono felici, solari, in pace con il mondo, un po’ troppo però. Ho avuto la netta sensazione di ritrovarmi all’interno di una setta, dove tutti adorano Russell, come se fosse un profeta, e quello che decide lui è la legge, mentre tutti gli altri, dei piccoli adepti, felici di prendere parte alle tradizioni e di riferirgli, tutto quello che scoprono. Magari mi sbaglio, ma è tutto quello che ho percepito sino adesso.
Scommetto anche che i “Children of Gabriel” di The 100 6 siano in realtà i buoni, la resistenza che combatte la tirannia di Russell, vedremo se il tempo mi darà ragione o se avrò toppato misermente.
Ecco perchè ho adorato il personaggio di Simone, la moglie di Russell, l’unica veramente infastidita dalla presenza di queste persone, colei che se ha qualcosa da dire, la dice tranquillamente, usando il tono più sgradevole che conosca.
Certo siamo solo all’inizio della sesta stagione di The 100, ed è normale che al suo interno si tessi una tela di misteri, altrimenti come si arriva all’episodio tredici?
Clarke di nuovo al comando in The 100 6×03
Nel momento in cui si deve determinare un leader all’interno dei nuovi arrivati (Eligius, wonkru, skykru, come chiamarli adesso?), il terzo episodio della sesta stagione di The 100 riesce a toccare tutti i nervi scoperti dei personaggi e le tensioni che ne derivano. Raven senza ombra di dubbio è quella più inviperita nel vedere Clarke di nuovo in una posizione di comando, di portavoce della sua gente (decidetevi a dare un nome nuovo per definirli, altrimenti sarà davvero difficile), e Bellamy che la sostiene, è una coazione a ripetere in tutto e per tutto.
Sarebbe stato bello se, per una volta si fosse fatta da parte, lasciando magari Raven al comando, ma come ho già sostenuto poco fa, The 100 6 è una coazione a ripetere.
Jordan, Jordan il chiacchierone
Si dice che chi si fa gli affari propri campi cent’anni, ma con il crio-sonno, le regole cambiano. Capisco l’ingenuità di Jordan, il suo entusiasmo nel vedere un mondo diverso dallo spazio, da tutto ciò che avevi conosciuto finora, però, un pelino di astuzia non fa mai male o, perlomeno, un minimo di buonsenso nel pensare prima di parlare. Anche se non è stata vista mi sono immaginata subito la scena di Jordan che racconta “Sai Clarke è una grande, ha salvato tutti noi, sulla terra la chiamavano wanheda, che vuol dire Comandante della Morte, non sai quante persone ha dovuto far fuori!”
Ripeto capisco l’entusiasmo ma a volta è necessario ponderare.