Sono Tornato: Luca Miniero e il cast presentano la commedia sul ritorno di Benito Mussolini

A Roma è stato presentato il film “Sono Tornato” alla presenza del regista Luca Miniero, dei protagonisti Massimo Popolizio, Frank Matano e dello sceneggiatore Nicola Guaglianone. Ecco cosa hanno dichiarato sulla commedia in cui c’è il ritorno di Benito Mussolini.

Uno dei film italiani più attesi e chiacchierati dell’anno è sicuramente “Sono Tornato“, remake italiano del film “Lui è Tornato” dove invece di Adolf Hitler nel 2017 troviamo Benito Mussolini. Vision Distribution ha organizzato la presentazione di questa commedia politicamente scorretta, che nella prima parte ha assunto con una ripresa da candid camera quasi un taglio documentaristico, una conferenza stampa presso la suggestiva cornice del teatro di Villa Torlonia in cui l’ex Duce risiedeva e in cui torna in una scena particolarmente divertente del film. “Sono Tornato” è una commedia riuscita anche grazie alla qualità di scrittura di Nicola Guaglianone, che insieme a Luca Miniero è riuscito a rendere appetibile al pubblico italiano la trasposizione. Il merito è anche di un Massimo Popolizio in forma smagliante, che torna dal teatro sul grande schermo e riesce a rendersi credibile nei panni di Mussolini. Alla conferenza ha partecipato anche Frank Matano, ecco cosa ci hanno raccontato i realizzatori di “Sono Tornato”.

Un film con una immagine molto forte, ma parla di qualcosa di molto più largo e ha a che fare con pulsioni che travalicano le appartenenze politiche. Anche sul modo in cui i media lavorano il passato e il presente.

Luca Miniero: “Una domanda del genere mi mette in imbarazzo, ma penso che il nostro Mussolini fa paura perché torna in un paese che è già populista. Uno dei poteri che lo rende tale è il sistema dei media”.
Nicola Guaglianone: “È un film che parla di noi, quando abbiamo iniziato a scriverlo con Luca c’era una frase di Mamet che non esisteva la seconda chance ma la possibilità di fare lo stesso errore due volte. Se tornasse probabilmente tornerebbe al potere. Sono stato sul set solo due giorni, non lo faccio mai ma stavolta è capitato a Milano quando Mussolini va da Cattelan e il pubblico non lo sapeva. Quando entra In sala tutti sono rimasti raggelati, dopo 10-15 minuti è finita con i selfie e i viva il duce. Un personaggio così ci mette di fronte alle nostre mostruosità, siamo noi a fare paura”.

In cosa vi siete adeguai rispetto al film tedesco e in quali aspetti vi siete distaccati? Lui aveva fatto girare il suo attore vestito da Hitler per strada per 380 ore per vedere le reazioni, lo avete fatto anche voi?

Luca Miniero: “Abbiamo travestito una persona con i capelli tagliati e lo abbiamo mandato in giro senza macchine da presa per la città. c’è stata una reazione anche violenta in alcuni casi, credo che quando uno fa un film del genere deve trapiantare le emozioni. Non avendo un demonio come Hitler, ma un para-demonio giudicato dalla storia noi non volevamo giudicarlo. Se noi avessimo ogni due tre detto che era cattivo ci saremmo posti su un terreno ideologico ma poco attento nel rilevare le caratteristiche egli italiani. Un film che ti tira dentro, dopo Mussolini rivela la maschera ma sappiamo benissimo che ha fatto di peggio. Mi sottraggo all’accusa di un atteggiamento tenero. Lui passa tra di noi ed é uno di noi, questo è difficile da sopportare”.
Nicola Guaglianone: “Abbiamo fatto delle ricerche su come Mussolini sia entrato nel paese, in un libro lessi che lo odiamo perché lo amiamo ancora. Hitler ha avuto il consenso sulla razza superiore, Mussolini ha sfruttato l’ondata dell’anti politica, l’esaltazione di valori legati alla patria. Una forza che non hanno trovato nel dittatore tedesco”.

Un film che esce, senza saperlo ma comunque probabilmente si poteva immaginare, in campagna elettorale. In che modo raccontate l’oggi e come pensate possa inserirsi in un dibattito elettorale?

Luca Miniero: “Credo che il fantasma di Mussolini giri in campagna elettorale perché lui ha lasciato un’eredità più forte di Hitler. Mussolini é un personaggio che gli italiani hanno giudicato con indulgenza senza un taboo come per Hitler”.

Nel film si vede il cartello stradale di Predappio, li avete girato? Secondo voi Mussolini è molto meno schioccante di dire Hitler è tornato?

Massimo Popolizio: “Hitler è il male assoluto, noi abbiamo avuto imitazioni di Mussolini anche da Costanzo. Il rischio era fare un film italiota non credibili, poi nel resto nessuno sa com’era Mussolini nel privato. Qui c’è un personaggio vero in una situazione assurda, i tedeschi quando passa Hitler sono schifati mentre in Italia si fanno i selfie”.
Luca Miniero: “Non abbiamo girato a Predappio in una città museo, ma doveva sembrare che gli sparassero perché non li riconoscevano”.


C’è qualcosa di troppo forte o violento che avete eliminato?

Massimo Popolizio: “C’è una ragazza di colore che vende i libri di poesia, quella scena non era prevista. Questa ragazza ha capito che era in un film, quando mi da un libro di poesie e io mi invento da quanto sapete leggere? Lei ha risposto da tanto tempo, poi però la macchina si è spostata e lei ha risposto perché leggere rendere liberi e insegna. Io ho risposto che allora stavano diventando pericolosi. Per la liberatoria ha voluto 12 libri di poesia”.

Luca Miniero: “I produttori hanno fatto una cosa intelligente, loro hanno girato prima le reazioni e poi il film, influenzato comunque da quel che la gente aveva letto. Il problema non sono le cose più o meno gravi, il problema è che le cose più brutte le hanno dette in una parte d’Italia”.

Frank nel tuo lavoro sei molto nel film, cosa hai visto e sentito nelle reazioni?

Frank Matano: “Nella candid camera serve un po’ ad agganciare una persona, noi non volevamo svelare del film e volevamo convincerle di parlare davvero con Mussolini. Dopo 30’’ smettevamo di ridere e facevano uno sfogo rivolto a Mussolini, alcuni lo hanno pregato di tornare. Le persone non vedevano l’ora di parlare a Mussolini”.

Che idea ti sei fatto dopo questo film?

Frank Matano: “Sapevo chi fosse Mussolini, era un dittatore e so quel che ha fatto. La cosa strana è che mio nonno in statua aveva delle statue di Mussolini e gli voleva molto bene. Mi ha incuriosito che tante persone hanno dimenticato cosa ha fatto, io comunque voglio molto bene a mio nonno. Quando intervistavo gli italiani notavo una nostalgia per un periodo non vissuto, mi impressiona che miei coetanei pensino che la dittatura sia la soluzione”.

Massimo Popolizio questo e è il tuo momento. “Ragazzi di vita” a dicembre, “I masnadieri” a metà gennaio e ora sei tornato con classe e stile. Che tipo di lavoro hai fatto?

Massimo Popolizio: “Abbiamo iniziato un lavoro di trucco un anno prima, ma poi ci siamo resi conto che facevamo un film e abbiamo fatto un bite che allungava la mascella. Molto spesso io non so cosa fare, so cosa non devo fare. So che quel che si deve fare si mette in mezzo. Devo fare il personaggio, la maschera. Io scherzo sul fatto che potessero farlo Zingaretti o Crozza. Io ho un modo di fare diverso, ho fatto anche Falcone. La mia possibilità di non essere legato alla mia faccia per me come attore è un valore aggiunto”.

Hai sottolineato come fosse importante non applicare un giudizio morale, un film che si sente costretto a ricordare qualcosa. Avete mai valutato opzioni diverse per il terzo atto?

Luca Miniero: “Dal punto di vista ideologico no, lui vince una trasmissione televisiva. Se vuoi puoi sapere come continua lui diventerà dittatore e poi la televisione lo farà cadere”.


Questo è il personaggio, ha rispettato le tue aspettative? Che sensazioni hai provato?

Massimo Popolizio: “Nessuna sensazione, se io mi diverto non è detto che la gente si diverta. Noi per farlo divertente abbiamo dovuto farlo sul serio. Ne avevo paura, ma come sempre. È una parte che pone molti rischi, ma il mio 740 è nel teatro. Se interpreti Riccardo III non lo giudichi perché manda a morte dei bambini, lo devi fare solo all’interno della necessità di quel film. La propaganda l’ha inventata Mussolini, chi ha inventato questo fa i conti con l’audience. Deve trovare il perdono perché ha ucciso un cane, questo la dice lunga sulla provocazione”.

Voi fate una satira ai limiti del surreale? Questo quanto ha impiegato in termini di scrittura? Le offese sono arrivate?

Nicola Guaglianone: “Non ricordo una campagna surreale, noi per renderlo popolare lo abbiamo inserito nella rete e nei social. Abbiamo dato voce a chiunque perché questo è il problema di internet, da un potere immenso a chiunque. Non c’era nessun tipo di ideologia, abbiamo pensato a Mussolini come un personaggio di un racconto drammaturgico con momenti alti e bassi. Questa è la grande lezione della commedia all’italiana, bisogna sempre andare a ricercare le cattiverie senza giudicare il personaggio. I suoi vizi e il suo cinismo sono i nostri vizi e il nostro cinismo, Alberto Sordi non ha mai fatto un personaggio che accarezzava i bambini”.

Mussolini è terribilmente attuale nelle arringhe, sembra di vedere politici contemporanei. L’intervento della nonna è come una frattura, lei si è interrogato a un certo punto?

Massimo Popolizio: “Un politico di oggi non parla come Mussolini, non parla in modo così politicamente corretto. Quell’uniforme e la maschera ti permetteva di essere così oltre tanto da far ridere”.
Luca Miniero: “Nella prima parte è più brillante dei nostri politici, ma non propone mai una soluzione. Lui è emblema del populismo, lui non dice mai nulla e alla fine ci convince grazie alla televisione. È molto simile a noi rispetto ad Hitler ed è assurdo, questo è il suo punto di forza. Stiamo parlando di un dittatore, una persona che ricorda e ci ricorda una guerra con 60 milioni di morti, ma non voglio farvi un pippone che dovreste sapere. La gente lo ha dimenticato e lo ricorda una donna malata di alzaimer”.
Massimo Popolizio: “Una scena fatta in due, un racconto è un piano di ascolto. Non è solo ciò che si dice ma anche che effetto fa a uno che si sente riconosciuto e probabilmente non si vergogna”.
Luca Miniero: “Quando si parla di film non e solo contenuto, ma anche forma con tecnologie diverse”.

So che Alessandra Mussolini ha visto il film è lo ha giudicato positivamente. Perché non l’ha incontrata?

Nicola Guaglianone: “Abbiamo ipotizzato un incontro, ma abbiamo preferito andare più spediti”.
Luca Miniero: “Alessandra si è divertita e non si è offesa”.


Autorevolezza e comando, rappresentato bene un chiave satirico?

Massimo Popolizio: “Anche come ti presenti davanti al microfono, è una parte di Mussolini contrapposto però dalla spaesatezza davanti alla tecnologia”.
Interviene Ariella Reggio, interprete della  nonna nel film: “Ringrazio tutti, per primo Luca che mi ha pescato in teatro. Mi sentivo molto responsabile perché ho visto Mussolini, sono nata come Berlusconi e lui forse se ne è dimenticato. Io faccio poco cinema quindi era molto emozionante, in più dovevo dire quelle cose ma la mia mamma era ebrea è tutta la famiglia è finita ad Auschwitz e tutti i miei Cuginetta se ne sono andati. Ero piccola ma era la mia storia, questa donna ha alzheimer perché proprio in questo film è giusto: non è ricordo è pura emozione. Massimo è un grande attore è il suo piano di ascolto era questo, sorrideva in modo cinico.

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