Slender Man: Recensione, quando l’horror viene da un fenomeno del web
02/09/2018 di Redazione
Ecco la nostra recensione di Slender Man, il film horror diretto da Sylvain White in uscita questa settimana nelle sale italiane.
Slender Man | Recensione
Lo Slender Man nasce praticamente sul web, a partire da una miniserie di YouTube. Da allora è stato protagonista di racconti dell’orrore e videogiochi. Creatura alta, magra, con braccia e dita molto lunghe affusolate, rapisce bambini e teenagers. Prima di far scomparire la propria vittima, si serve di vari poteri, come le interferenze su mezzi telefonici o alterando le fonti di luce, la capacità di attraversare i muri, per torturarla psicologicamente inducendola alla pazzia.
Questo aspetto torna nel film a lui dedicato in uscita quest’anno, in cui al progredire degli eventi la presenza di questa creatura si fa sempre più pressante. Aumenta il senso paranoia delle protagoniste e di pari passo lo spettatore diventa sempre più partecipe della loro ansia. L’elemento horror e i jumpscare – di cui Slender Man, è inutile dirlo, è pieno – tardano un po’ a farsi sentire, concentrandosi sulla seconda metà della pellicola, dove il ritmo si fa sempre più serrante, a sottolineare il senso di smarrimento e l’angoscia delle protagoniste. Il comportamento dei personaggi, quando fallace e poco comprensibile da parte del pubblico, rientra tutto nel senso di inquietudine e panico inflitto dalla presenza sempre più incombente della creatura.
Slender Man non manca di mostrare i cliché tipici di un film horror e sicuramente tra chi lo andrà vedere alcuni passeranno il tempo a contarli uno per uno, e ne troveranno tanti. Non è sicuramente una pellicola che può cambiare la vita a nessuno, ma è dotato di qualcosa di cui, molte volte, prodotti di questo genere – soprattutto tra quelli più recenti – sono privi: un’idea sensata dietro l’esigenza di dover per forza spaventare il pubblico.
Non bisogna, certamente, andare a vedere Slender Man con l’aspettativa di non dormirci la notte, ma alla fine per tirare su un prodotto che stia in piedi sulle proprie gambe ci sono anche altri aspetti a fare la differenza. Così, se non si passa quest’ora e mezza a contare gli elementi cliché o le scene che fanno veramente spaventare, si può entrare nel mood psicologico della pellicola e apprezzarne la sua essenza.
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