Rino Gaetano: Nipote racconta “un cantante immortale”
27/09/2019 di Redazione

Il Nipote del cantautore Rino Gaetano va in tv e racconta alcuni particolari sul soprannome dello zio Rino
Ci sono cantanti immortali , che rimangono nel ricordo di tutti come se fossero ancora in vita: Rino Gaetano è uno di quelli e suo nipote ha voluto raccontarlo. Chi è che non conosce la meravigliosa canzone intitolata “Ma il cielo è sempre più blu”, oppure la romanticissima “A mano a mano”? Canzoni come queste non vengono scritte spesso. Infatti, se a distanza di molti anni dalla loro pubblicazione sono ancora nella mente della maggior parte, ci sarà un motivo. Rino Gaetano è stato uno di quei cantautori che non verrà mai dimenticato. Uno di quelli che risuoneranno ancora nelle radio perché per certe parole un posto non mancherà mai.

Rino Gaetano nipote: quello che c’è da sapere sul suo soprannome
Alessandro, il nipote del cantautore, ha svelato all’interno di una trasmissione televisiva i dettagli riguardanti il soprannome dello zio. Infatti, nel programma “Vieni da me” ha spiegato che il nomignolo “Rino” ha dei retroscena interessanti. Racconta:
“Mia madre lo chiamava Salvatorino, lui all’anagrafe era Salvatore Antonio, dunque Rino.”
Rino Gaetano e sua sorella erano estremamente legati e molto complici. Il loro rapporto fraterno era un rapporto molto stretto e bellissimo. Oltretutto Alessandro svela che la canzone “Ma il cielo è sempre più blu” fu censurata. infatti all’interno di essa, la frase: “Chi tira la bomba, chi nasconde la mano” in quel periodo storico, era considerata scomoda e non conveniente.
In conclusione, parlando della sua passione per la musica, il nipote dell’artista dice:
“Io penso di aver sempre ascoltato musica e di aver strimpellato anche da non conoscente dello strumento: io mi addormento con la musica e mi sveglio con la musica, per me è fondamentale».
E poi ancora, in riferimento allo zio:
«Ho tanti ricordi, lui nella sua villa che doveva immobiliare aveva un cucinino per il caffè e una brandina, mentre c’era una stanza in cui creava. Un giorno aprì una porta e mi urlò contro perché stava sviluppando».