Pippo Baudo festeggia 60 anni di carriera “Vorrei un nuovo Novecento sul…Duemila” | Intervista

Grande festa in Rai per i 60 anni di carriera e gli 83 di vita di Pippo Baudo, ecco cosa ci ha raccontato lo storico conduttore della tv pubblica.

Dopo le celebrazioni per i compleanni di Topolino e Paperino è il turno di Pippo, ma non quello della Disney. La Rai si è vestita a festa infatti per festeggiare il nostro Pippo Nazionale, quel Pippo Baudo che da ormai 60 anni accompagna la vita degli italiani e che ad 83 anni d’età non ha alcuna intenzione di andare in pensione.

Una celebrazione quella avvenuta in Rai con tutti i giornalisti televisivi, ringraziati da Pippo Baudo per avergli permesso di ottenere una grande risonanza e un grande apprezzamento per il suo lavoro. La tv pubblica ha deciso di omaggiare il suo alfiere più importante di sempre con un super speciale su Rai 1 in programma questa sera “Buon Compleanno Pippo” in cui interverranno tanti grandi ospiti e amici del popolare conduttore siciliano.

Durante le registrazioni agli Studi Frizzi di domenica scorsa infatti si sono susseguiti sul palco tra gli altri Rosario Fiorello (che si è collegato in streaming per fare gli auguri di buon “Pippesimo”), Lorella Cuccarini, Al Bano e Romina Power, Giorgia, Michelle Hunziker, Laura Pausini, Jovanotti, Massimo Lopez e Tullio Solenghi, Ficarra e Picone, Gigi D’Alessio, Giancarlo Magalli e Anna Tatangelo.

Tutti lì per lui, perché Pippo Baudo è l’amico di tanti italiani di ieri e il suo grande spirito aiuterà anche nel rinnovamento di un’azienda che è da sempre cuore pulsante per l’economia tutta del paese.

“La Rai è la Rai, è servizio pubblico. Non è vero che la cultura fa paura, se si polarizza diventa un alimento indispensabile per la crescita di un paese. Ringrazio moltissimo i miei collaboratori, hanno avuto una grande pazienza. Grazie anche alla stampa e ai fotografi, devo tanto a voi perché se non avessi avuto riverbero su di voi sarei rimasto a casa mia. Avete pubblicizzato il mio lavoro e vi ringrazio con tutto il cuor leggero. Ringrazio Pina che è la mia assistente, la mia consigliera. Lei ha preso la maturità classica e al primo anno di giurisprudenza ha interrotto gli studi lavorando in esclusiva per me, per il mio bene fisico e artistico”.

Hai fatto tanti programmi, ma ce n’è uno che ti è rimasto davvero nel cuore per quello che ha significato?

“Il mio programma del cuore forse è 900’ rispetto a Canzonissima, Fantastico e i vari Sanremo. Li siamo riusciti a coniugare un programma classico con lo spettacolo. Poi abbiamo fatto la sperimentazione di un preservarle, raccontavamo il paese con grandissimi ospiti come Zeffirelli che venivano spontaneamente con grande disponibilità”.

C’è un programma che non sei riuscito a fare e che magari avresti voluto fare?

“In questo caso devo essere non modesto, la Rai mi ha fatto fare per sua bontà tutto quello che volevo fare anche perché i risultati erano buoni. Io non ho amarezze e rimpianti, ma se mai ne avessi avuta qualcuna di amarezza è stata superata dalle moltissime gioie. Ho avuto solo gioie”.

Si è parlato di riconoscenza da parte della Rai per lei Pippo poco fa…

“Io quella parola non l’ho mai pronunciata, devi fare le cose per farle poi se arriva la riconoscenza è un qualcosa in più. Non è nella natura dell’uomo purtroppo. La partecipazione massiccia dei tanti presenti, ma anche i tanti che non ho potuto ospitare per motivi di spazio dimostra che la riconoscenza la trovi dentro l’uomo”.

C’è una decadenza culturale in Italia, una televisione molto diversa dalla sua che sprofonda nel trash. Qual è il motivo per lei?

“Ogni sera si accendono migliaia di canali, dimentichiamo quelli locali e regionali che hanno audience di telespettatori e vanno molto forte. È difficile vincere, la Rai ha l’obbligo per sopravvivere di alzare come un cestista davanti al canestro di alzare il livello. Deve dire “Voi vedete la tv locale e gli sproloqui, ma ci siamo noi che ci diamo noi il grande spettacolo”. La Rai deve mantenere l’orgoglio di essere la prima”.

Si sta parlando Pippo di altri appuntamenti futuri dopo il compleanno?

“Ora dobbiamo raccontare il Duemila non più il Novecento e abbiamo tanto da dire e da spiegare, cosa è accaduto in questo paese negli ultimi 20 anni. Si possono raccontare molto bene e vorrei farlo”.

Pippo in passato hai indicato Alessandro Cattelan come un tuo successore, qualcuno in cui ti rivedevi. La pensi ancora così o hai cambiato idea?

“La Rai ha presentatori bravissimi che fanno grandi ascolti, io ho citato Cattelan perché è intelligente preparato e parla bene inglese. Non so però se abbia l’imprinting Rai”

Tu hai iniziato in una televisione che doveva essere rifondata, ma cosa ha guadagnato la televisione in questi 60 anni e cosa ha perso?

“Ha perso l’ingenuità, doveva far conoscere ai cittadini italiani quello che accadeva. La sala degli arazzi è un riferimento, dobbiamo guardare al domani guardandoci indietro. Il vero uomo di vita guarda al passato, poi disegna prospettive di vita per il futuro”.

Quali sono i tuoi gusti letterari che ti hanno condizionato in tutti questi anni?

“1984 di George Orwell è un libro importantissimo, descrive un periodo storico e la vita di un uomo. Nasce il grande fratello con quel libro, ma anche la letteratura italiana che dimentichiamo. Alessandro Manzoni con “I promessi sposi”, che è il romanzo popolare più bello, è un grande. Ero un accanito lettore e in testa qualcosa mi restava. Devi sempre andare alla fonte di una cultura importante, quella che ti forma e ti da delle basi”.

Visto che ti amiamo sia come personaggio di cultura che come uomo hai dei desideri privati per il tuo compleanno?

“Sono in un momento di grande serenità e di grande pace, mi addormentato facilmente senza sonniferi e quando un uomo dorme significa che è sereno e senza angosce. Io ancora siccome ho un cervello pensante posso essere utile in questo senso. Devo ringraziare Angelo Teodoli che ha pensato a questa celebrazione e l’ha voluta fortemente per i 60 anni di vita televisiva”.

Prima ha parlato di una Rai che deve intercettare il futuro ed evolversi, significa che quello che sta facendo ora non è abbastanza?

“I programmi sono tanti, poi bisogna rinnovarsi perché chi si ferma è perduto. È una cosa che i dirigenti conoscono bene, bisogna andare in una direzione innovativa con le antenne ben indirizzate verso quello che il pubblico percepisce riesci a fare un programma moderno e nuovo. La struttura dirigenziale Rai è grande”.

Fiorello ti ha salutato ricordandoti di 800a, lei ora parla del 2000 rimaniamo con questa curiosità o ci può dire cosa significa l’800 che diceva Rosario?

“Non si può dire, lo saprete domani. Era una parolaccia che nascondeva così, all’inizio aveva un altro significato (ride ndr)”

Cosa pensava di fare da grande quando era un bambino?

“Vivevo a Militello in provincia di Catania, arrivavano le compagnie di prosa al teatro tempio e quando facevano i drammi sacri c’era Santa Rita e io facevo il figlio a sette anni. Mia madre diceva sempre che era successo perché nessuno faceva musica o era artista, un miracolo. Organizzavo le commedie all’oratorio, ho creato il centro universale teatrale con i primi in Italia a fare “Aspettando Godot”. Lui dice che se il pubblico mostra segni di noia è stato un grande successo. Godot può essere tutto, alla fine del primo atto non c’era nessuno e quindi fu un trionfo. Ho fatto anche un cabaret insieme a Pippo Fava assassinato dalla mafia, parlava della città. Ho sempre pensato che questo mestiere mi ha dato poche amarezze cancellate da grandi gioie”.

L’appuntamento è stasera su Rai 1 con “Buon Compleanno Pippo!”, Pippo Baudo vi aspetta in prima serata con tantissimi amici.

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