Oro Verde – C’era una volta in Colombia: Recensione, le origini del narcotraffico
11/04/2019 di Redazione
Oro Verde – C’era una volta in Colombia. Le origini del narcotraffico colombiano, attraverso la storia epica di una famiglia indigena Wayuu. Un clan famigliare, con a capo una donna Ursula, che si trova coinvolto nel boom del successo del commercio di marijuana ai giovani americani negli anni ‘70.
Quando avidità, passione e onore si scontrano, si scatena una guerra fratricida che metterà in gioco le loro vite, la loro cultura e le loro ancestrali tradizioni.
Il titolo di questa pellicola potrebbe trarre in inganno, Oro Verde – C’era una volta in Colombia, sembra quasi il titolo di una favola, un film d’autore a giudicare dal suo manifesto, ma che in realtà è il più classico film di genere, nel nostro caso si colloca nel filone dei film dedicati al narcotraffico. La distribuzione di questo film è sotto l’etichetta della splendida Peterloo di Mike Leigh (un piccolo capolavoro di drammatica attualità).
Un film da non perdere per i fan di Gomorra
La pellicola diretta da Ciro Guerra e Cristina Callego, si rivolge ad un largo pubblico, in particolare la consigliamo a tutti quelli che seguono con passione la serie tv Gomorra, o che si sono abbonati a Netflix solo per vedere le serie Narcos. Il film in oggetto è un vero e proprio viaggio antropologico nell’origine del narcotraffico, al di là della sua eleganza formale, di una sorta di magia della quale è intrisa la storia, che ci racconta della popolazione indigena dei Wayuu che si trova nella penisola della Guajira a nord della Colombia al confine con il Venezuela. Una storia che all’inizio sembra solo raccontarci la spiritualità di un popolo, le sue forti radici unite alla forza matriarcale di un clan, in breve arriva a raccontarci l’origine del commercio della droga, a partire dalla vendita della marijuana e dei drammatici sconvolgimenti che porterà all’interno della popolazione.
Rapajet è il giovane protagonista della storia, un Wayuu cresciuto da un’altro clan quello degli Alijunas, che deve sposare la bella Zaida (Natalia Reyes), per rafforzare i legami del clan, ma il commercio del caffè delle famiglie si trasformerà in poco tempo nel ben più redditizio commercio dell’Oro Verde, con la vendita agli americani alla fine degli anni ’60 della sostanza stupefacente. Il commercio della marijuana che diventerà in seguito negli anni ’70 e poi ’80 il commercio di sostanze ben più tristi e mortali come eroina e cocaina.
Oro Verde – C’era una volta in Colombia ci narra dello scontro di due famiglie, due clan, che in breve distruggeranno i valori del loro mondo per avidità, per il necessario bisogno di beni superflui, uno scontro mortale fatto di morte e vendette. Per chi segue una serie come Gomorra non potrà non riconoscere nella figura matriarcale di Ursula (Carmina Martinez) una similitudine con la Imma Savastano che dirige il suo clan, al tempo stesso la storia, che si basa su avvenimenti reali, ci conduce all’origine di quello che ormai si perde nelle leggende del paese sudamericano, da sempre ormai legato nel nostro immaginario al traffico della droga.
Un film noir, un gangster movie
I due autori già noti per L’abbraccio del serpente diretto da Ciro Guerra (candidato agli oscar nella cinquina dei film stranieri nel 2016), in perfetto equilibrio, ci portano dentro un film che lo stesso Ciro Guerra definisce: “per me è un film noir, un gangster movie. Ha anche qualcosa del western, della tragedia greca e dello stile dei racconti di Gabriel Garcia Marquez. In un certo senso, i film di genere sono diventati gli archetipi leggendari della nostra era.”.
Per Cristina Callego : “la civiltà che raccontiamo nel film, il popolo dei wayuu, vive rispettando codici di comportamento che non sono così dissimili da quelli usati dai gangster. Un personaggio in particolare, il messaggero di parole, il portavoce, il cui ruolo è molto simile a quello del consigliere nelle famiglie mafiose. È un genere molto apprezzato nel mondo ma al nostro cinema non è permesso esplorarlo liberamente. In Colombia in particolare è stato difficile occuparsene perché gli effetti negativi sono ancora presenti nella nostra storia recente. “
Raramente possiamo definire un film di genere al tempo stesso d’autore, un accezione quest’ultima spesso malvista da chi si nutre di pellicole zeppe di effetti speciali, che poi nella tranquillità casalinga cerca di ricreare nella sua mente fumandosi della marijuana (ormai in parte legalizzata da recenti leggi nella forma più leggera). In questa pellicola gli “amanti” dell’Oro Verde scopriranno non solo l’origine del traffico, ma resteranno colpiti dalla saga familiare, che ci ricorda anche il Padrino attraverso i suoi dialoghi, dove si sottolinea che solo la famiglia con i suoi legami più stretti conta, e al tempo stesso con i violentissimi scontri fatti di vendette incrociate.
Il film accolto allo scorso festival Cannes in modo caloroso, potrebbe essere etichettato come il classico film d’autore, al contrario ci troviamo di fronte ad un film di genere che nulla ha da invidiare ad altre pellicole di azione, dove il traffico della droga fa da sfondo alle storie dei protagonisti. Se volete conoscere le oscure origini del traffico della droga attraverso una pellicola assolutamente originale, Oro Verde – C’era una volta in Colombia è da non perdere. In uscita dall’11 aprile nei migliori cinema.