L’uomo che uccise Don Chisciotte: la conferenza stampa con Terry Gilliam, “non sarà il mio ultimo Urrà”

25/09/2018 di Redazione

Terry Gilliam ha presentato alla stampa italiana o meglio romana, la sua ultima fatica giunta dopo 20 anni sullo schermo. Una storia quella del film L’uomo che uccise Don Chisciotte, che ha rischiato davvero di uccidere il 77 enne regista.

L’uomo che uccise Don Chisciotte, e che per fortuna non ha ucciso il suo geniale regista che accompagnato dal fedele direttore della fotografia Nicola Pecorini, hanno trasformato in breve la conferenza stampa quasi trasfigurandosi nei  loro personaggi dove Don Chisciotte Gilliam e il suo fido Sancho Panza Pecorini hanno raccontato l’incredibile vicenda della  realizzazione di un film che dopo venti anni di avventure e strascichi legali è giunto finalmente sullo schermo. Non era forse l’idea originale concepita nella follia creativa e faraonica di Terry Gilliam, che però ha trasformato il film in una specie di sua personale autobiografia, e per chi ama tutti i lavori del regista, potrà senza dubbio considerarlo il suo epitaffio, ma tutti speriamo e  lo spera anche lui, che non sarà il suo ultimo lavoro, il suo ultimo Urrà come lui stesso a metà conferenza ha confessato, Terry Gilliam è L’uomo che uccise Don Chisciotte per amore del cinema e continuerà a farlo.

Terry Gilliam in azione e sullo sfondo intravediamo Nicola Pecorini il suo direttore della fotografia.

Perchè la scelta di uno dei  suoi protagonisti è caduta proprio su Adam Driver che ritroviamo nei panni di SanchoPanza ?
Terry Gilliam: ” Ho incontrato Adam in un un pub, e ricordo di averlo scelto nonostante non avessi visto nessun film da lui interpretato, perché era molto diverso dal personaggio originale, e questo mi è sembrato perfetto perché il progetto del Don Chisciotte era completamente da rifare. Lui non ha l’aspetto di una star, non si comporta come una star, anzi a ben pensarci neanche non si comporta nemmeno come un’attore, è una persona unica, vera, ci siamo trovati benissimo ed è così che ha avuto la parte. Vorrei invece dire una cosa riguardo a Jonathan Pryce che al contrario voleva fare questo film da 15 anni e io non l’avevo mai preso in considerazione.  Devo ammettere che e’ stato fantastico, ha dato tantissimo al personaggio, donando una fusione di tutti i suoi personaggi shakespiriani interpretati nella sua lunga carriera con il Don Chisciotte di Cervantes, qualcosa di veramente speciale e unico”.
 

Come si è trovato a realizzare un film di fantasy in un mondo del cinema ormai sempre più realistico con grandi produzioni ?

Come è arrivato a questa versione definitiva dopo  la prima idea del film?

 Terry Gilliam: “Abbiamo una trentina d’anni di tempo?-dice ridendo – Allora che quando ho letto il libro per la prima volta nel 1989 mi sono detto che era impossibile, perché era enorme, gigantesco, ricco. L’idea originale somigliava un po’ a L’ultimo urrà, c’era un vecchio col suo scudiero che diceva “se solo avessi fatto questo, se solo avessi fatto quello”, poi uno di loro avrebbe smesso di dirlo e avrebbe deciso di fare qualcosa. L’idea originale doveva infatti basarsi sugli attimi di un’anziano Don Chisciotte fino alla sua morte. Il cambiamento c’è stato 3 anni fa, ed è stato quello di fare di Toby un regista che aveva fatto un film su Don Chisciotte 10 anni prima, e quel film si intitolava L’uomo che uccise Don Chisciotte. La realizzazione di quel film si era ripercossa sulle persone che vi avevano partecipato, gli abitanti di un piccolo e sperduto paesino. Così come era successo nel libro, che  a forza di leggere di dame e cavalieri Don Chisciotte ne era rimasto vittima, gli uomini e le donne che avevano recitato nel film di Toby avevano subito la stessa influenza. In un certo senso sono come i libri di avventure che Don Chisciotte aveva letto e l’hanno reso pazzo, era successa la stessa cosa agli attori non professionisti di quel film. L’idea era quella di mostrare un Toby innocente e pieno di idee, prima della corruzione derivata dal successo, e di mostrare come la sua opera aveva influenzato anzi rovinato la vita delle persone del villaggio. In tutti questi anni per me è diventato un film migliore, per il fatto di averlo dovuto scrivere e riscrivere. In un certo senso il film si è scritto da solo, è stato solo uno scrittore molto lento”.

Terry Gilliam: “Il personaggio veniva colpito alla testa e si ritrovava nel XVII secolo incontrando il vero Don Chisciotte. Qua è un uomo che svende il suo talento per soldi e fa mediocri spot pubblicitari. E in più somiglia un po’ alla storia di Frankenstein: lui ha creato Don Chisciotte, è colpevole ed ha molte responsabilità, troppi registi non accettano la responsabilità per gli effetti dei loro film e credo che invece dovrebbero farlo, i film sono molto importanti, possono insegnare alle persone a comportarsi in maniera corretta o, cosa ancora più interessante, scorretta”.

Qual è stato il motivo e la forza  che l’ha spinto a perseverare per tutto questo tempo?
Terry Gilliam: “Il motivo è che tutte le persone ragionevoli mi hanno detto di fermarmi e io voglio essere irragionevole, non credo alla ragionevolezza. Don Chisciotte è un personaggio pericoloso e quando inizia a vivere nel tuo cervello devi continuare a farlo finché quasi muori, io ho fallito di poco quest’ultima parte. Se ho un altro progetto simile? No. La mia vita è vuota ora , sono un morto vivente! (lo dice in italiano, tra le risate di tutti)”.

Ma la versione definitiva di questo film sarebbe potuta esistere già nel 2000?
Terry Gilliam : ” No ! Perchè  il film è qualcosa che deve esistere in un periodo ben determinato della tua vita. Adam è diverso da Deep, il gruppo di persone con cui ho lavorato è profondamente differente da quello del 2000. Alla fine dei conti il film non sarebbe stato così divertente ed efficace. Il film progettato con Deep e John Rushmore aveva molto più soldi, questa produzione è stata realizzata con la metà del budget di quell’epoca. E in forse questo budget ridotto ci ha permesso di concentrarci  di più sul lavoro ottenendo un maggiore risultato.”
Quando si invecchia, si diventa più Don Chisciotte o Sancho Panza?
Terry Gilliam: “Penso che alcune persone diventino più come Sancho, più rigide e spaventate da quello che esce dai consueti binari, e altri sono come bambini. Siamo entrambe le cose, dipende dalla vita che facciamo se diventiamo più folli o più noiosi. Una delle cose che mi ha consentito di sopravvivere sul set è il fatto che mia figlia Amy ha avuto una bambina che ha 1 anno e che ha dato il suo contributo, durante le pause di lavoro potevo stendermi per terra e giocare con lei, per me lei era più vecchia di me”.
C’è qualcuno dei suoi sogni a cui pensa che sarebbe stato meglio rinunciare?
Terry Gilliam: “ No, mi piacciono tutti i miei sogni, mi ci aggrappo disperatamente, la vita normale è molto ripetitiva, i miei sogni non lo sono mai, quindi non rinuncio e non rinuncerei mai”.
Chi vede ora nei nuovi comici o gruppi, come possibile erede dei Monty Python ?
Terry Gilliam : “Ora è tutto diverso, all’epoca c’erano solo 3 canali eravamo molti seguiti, ci sono bravissimi attori, o gruppi simili anche oggi, ma  è una situazione diversa e poi onestamente se oggi avessimo realizzato un film come La Vita di Brian ci avrebbero ucciso, dice ridendo, no è una situazione troppa differente”.
Ma questo film è profondamente diverso da quello concepito originariamente avete comunque qualche rimpianto ?
Nicola Pecorini : “Io sono stato testimone privilegiato della sua evoluzione. Nel 2000 era molto più ambizioso, più grandioso, con centinaia di comparse, voleva essere un film epico, proprio come il romanzo di Cervantes, e man mano, anche per l’evoluzione nella persona di Terry è diventato molto più intimo, molto più autobiografico. Senza la merda che abbiamo passato coi Weinstein, senza la morte di Heath Ledger, sarebbe stato un altro film. Si è fatto da sé già prima che arrivassimo sul set, in 18 anni in cui ho rinunciato a tantissimi lavori per non fare nulla”.
Terry Gilliam: “Bisogna soffrire per l’arte” gli commenta “Ma fino a un certo punto”, conclude Pecorini  ridendo, in un momento dove i due mostrano il loro reciproco affetto e onestamente rimandano all’immagine di Don Chisciotte e Sancho Panza.
Ma l’immaginazione, rappresentata da Don Chisciotte, muore?
Terry Gilliam: “Non muore mai, c’è sempre un passaggio della conoscenza, questo è quello che fa l’arte, noi non inventiamo niente, rubiamo tutti da quelli che sono venuti prima e ci aggiungiamo la nostra esperienza. Dico sempre che esistono solo sette belle storie e continuiamo a ripeterle, non cambiamo molto, ma una bella storia vive per sempre”.
Al termine della conferenza Gilliam e Pecorini hanno come di consueto firmato autografi e si sono fatti immortalare con dei selfie, poi si sono allontanati per proseguire il normale lavoro di interviste tv con gli altri colleghi, ma a noi piace immaginarli  come Don Chisciotte e Sancho Panza che si siano saliti sui loro scalcinati destrieri e si siano allontanati durante un tramonto  verso nuove e improbabili avventure.

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