Loro: Paolo Sorrentino e il cast presentano il film su Silvio Berlusconi

Paolo Sorrentino a Roma ha incontrato la stampa per parlare di Loro, film diviso in due parti in cui Toni Servillo offre una magnifica interpretazione di Silvio Berlusconi.

Per certi versi Loro (leggi la recensione della parte 1) di Paolo Sorrentino era uno dei film più attesi dell’anno e il regista napoletano ha deciso di aumentarla ancora di più dividendolo in due parti. La particolarità è che escono a brevissima distanza l’una dall’altra, il tutto per rendere ancora più incredibile l’evento e condensarlo in un’uscita massiccia.

Il dittico del regista premio Oscar su Silvio Berlusconi è in realtà un film sulle paure e le emozioni di un uomo dall’ego smisurato, è l’uomo privato con la sua storia d’amore con Veronica Lario. I due interpreti principali sono rappresentati in modo personale, ma assolutamente veritiero da Toni Servillo ed Elena Sofia Ricci. Alla presentazione con la stampa hanno partecipato anche lo sceneggiatore Umberto Contarello e gli altri membri del cast Kasia Smutniak, Fabrizio Bentivoglio, Riccardo Scamarcio, Roberto De Francesco, Euridice Axen, Anna Bonaiuto, Giovanni Esposito e là giovane semi debuttante Alice Pagani.

 
Loro è un album di figurine, quanto questo gioco dell’indovina chi è legittimo?

Paolo Sorrentino: “Il gioco può essere legittimo, ma non in un film con personaggi reali con i loro nomi. Chi non ha il suo nome è perché non compare sulla stampa, ad esempio il personaggio di Fabrizio non è Bondi come qualcuno ha detto. Ci tengo a dirlo perché non volevo chiamare in causa le persone, o scelto nomi non reali proprio per sentirmi libero di inventare dei personaggi”.

Spesso  si vedono molte parodie del suo stile, lei ha paura a volte di fare un film troppo  sorrentiniano?

Paolo Sorrentino: “Faccio film sorrentiniani perché sono Paolo Sorrentino. Non posso non fare un film alla Sorrentino, può stufare ma è piuttosto difficile uscire da se stesso. Molti dicono che cerco di imitare Kubrick, Fellini, Scorsese, tutto quello che posso fare è citare la citazione con cui si apre io film ‘bisogna provare ad imitare i capolavori, è proprio quando non ci si riesce che si diventa originali’. Mi dovete concedere almeno il pregio di essere originale”.

Più difficile fare un film su Berlusconi o sul Papa?

Paolo Sorrentino: “Più difficile su Berlusconi, anche se non è un film solo su di lui. La libertà creativa con personaggi reali viene contenuta, li il papa era inventato in una cornice di verosimiglianza. Qui l’invenzione deve essere contenuta per tante ragioni”.


Sono rimasto colpito dalla citazione di Hemingway, lei per descrivere Berlusconi lo paragona ad un torero. Lui sarà contento vedendo questo film? Mi sembra uno spaccato di un uomo di potere solo, ne esce un’immagine positiva.

Paolo Sorrentino: “Non posso fare ipotesi di reazioni di altri ad un mio film, quindi preferisco non rispondere”.

Aveva annunciato che non sarebbe stato un film politico, ma sulla complessità dell’uomo Silvio Berlusconi. Sembra invece un film schierato, che non ha scavato dietro la figura semplice dell’uomo. La prima parte lascia poco, ci sono scene di difficile comprensione come quelle della pecorella.

Paolo Sorrentino: “È un problema suo se non la comprende, non sono d’accordo ne che la prima parte è brutta ne che sia un film schierato. Il berlusconismo è stato ampiamente sviscerato, quello che non è stato puntualizzato sono i sentimenti dietro l’uomo politico. Il film non è un attacco, né tantomeno una difesa. La controparte è interpretata da Elena Sofia Ricci che incarna tante domande che i detrattori di Berlusconi avrebbero voluto fargli, ma questo non vuol dire che quelle domande manifestino il mio pensiero. Dietro al film ci sono tante forme di paura, come quella della capretta che muore congelata dall’aria condizionata. Sarò ripetitivo, ma la paura della vecchiaia e della morte aleggia in tutti. In questo sta l’attualità del film, che potremmo definire come un film in costume. In quel periodo storico c’è stato un grande vitalismo, a cui è seguito un periodo di delusione”.

Toni Servillo e Elena Sofia Ricci hanno interpretato dei personaggi reali, ma come li hanno affrontati nella loro parte privata?

Elena Sofia Ricci: “Io faccio fatica a parlare di un personaggio reale, esistente, che ho cercato d’interpretare leggendo la biografia della signora Lario. Quando ho letto la sceneggiatura ho letto cose che riguardano un po’ tutte noi donne. Il tema del disincanto, della fine di un amore importante affrontato con malinconia. La paura della fine, questo è un dolore che riguarda tutte le donne che non hanno più 20 anni. Paolo Sorrentino mi ha guidato come una danzatrice di tango, ci ho messo anche me stessa con il dolore della separazione e la difesa della propria dignità. Quando ho visto il film non vedevo me stessa, ma neanche Veronica. Vedevo tutte le donne. Ho avuto la fortuna di avere Toni vicino a me, è veramente un gigante ”.
Toni Servillo: “Ho avuto la fortuna di fare Il Divo con Paolo, ho avuto la possibilità di mettere a confronto i due personaggi reali e politici. Il Divo era un personaggio a cui si attribuiva questa qualifica imperiale romana, si muoveva totalmente negli ambienti della politica con una introversione che ne alimentava il segreto. Questo personaggio invece è un divo estroverso, che si pone al centro della scena politica con una estroversione che ne fa quasi un personaggio da cinema. Un qualcuno che tenta di imitare con le azioni il modello senza riuscirci, questa è la cosa che mi interessava di più nel dialogo tra le due interpretazioni. Quando una scena offre uno sdoppiamento con Ennio  che aveva lo stesso volto, quando avviene  anche quella della telefonata ho capito che Paolo ci allontanava dalla cronaca per raccontarla con il linguaggio del cinema. La cosa più privata è la distanza dagli spazi della politica in questo Eden sardo in cui il personaggio si alimenta del potere, non pianifica, ma aspetta il momento in cui rientrare in scena. Poi è chiaro dover far riferimento alla versione documentata, perché il film parla di anni recenti, ma non c’è stato un approccio limitante. Abbiamo seguito una natura molto simbolica”.
 

Elena Sofia Ricci, ho l’impressione che rappresenti metà dell’Italia Veronica Lario?

Elena Sofia Ricci: “È vero, anche tanti uomini possono riconoscersi in Veronica. Era interessante quello che lei aveva detto, io avevo visto noi e non loro. Le parti più belle di noi, per questo credo che l’esperienza dello spettatore sia quasi fisica. La tenerezza, il senso di pietas mi ha aiutata”.

Interviene lo sceneggiatore Umberto Contarello:

Credo che tutte le scene che preannunciano un lungo e doloroso addio abbiano queste discussioni, le domande mai fatte. Colgo l’occasione per fare complimenti di cuore a Toni che ha interpretato quella scena con enorme verità e forza. È inevitabile che ci sia una sorta di deragliamento del parlare, si va di la e di qua. È stata una scelta umana più che artistica”.


Dov’è il tuo sguardo dentro tutto questo, sembri molto vicino a tutti loro?

Paolo Sorrentino: “Il mio sguardo è nella tenerezza, non avevo alcuna voglia di puntare il dito contro qualcosa o qualcuno, sarebbe stato presuntuoso. Credo che un film debba essere l’ultimo avamposto della comprensione di qualcosa. Anche se questo ti espone a giudizi non gradevoli, dobbiamo comprendere i comportamenti anche quando non ci piacciono e ho provato a fare questo”.

Se uno volesse essere sintetico potrebbe scrivere che lei ha mostrato come lui sia meglio di loro, sbaglierebbe?

Paolo Sorrentino: “Io mi terrei lontano dal fare classifiche tra le persone. Quando ci sono in gioco i dolori e le paure non ci sono né vinti né vincitori. Il film racconta di un universo in difficoltà”.

Considera questo film una storia d’amore? A volte tutti noi possiamo riconoscerci nel personaggio di Berlusconi.

Paolo Sorrentino: “Uno dei punti di partenza era la storia d’amore tra due persone, poi il film magari prende troppe direzioni, ma quello è il punto di partenza e mi sembrava il modo più efficace ed inedito per raccontare persone di cui si è letto e visto tanto”.

La biografia di Berlusconi è molto più per immagini, Toni a cosa ti sei attenuto per trasporre questa immagine?

Toni Servillo: “Sia nel caso di Berlusconi che di Andreotti c’è uno spettro a cui fare riferimento. Ci sono anche truccatori e costumisti che guardano e si documentano con noi. La cosa interessante è che pur  riconoscendolo immediatamente, mostriamo un totem molto molto eloquente, quasi un ossessione interiore”.

Questa seconda parte finisce come Le Conseguenze dell’amore, c’è una gru con una resurrezione dalle macerie. La suggestione l’aveva sfiorata? Sentiva un bisogno di riconciliazione?

Paolo Sorrentino: “Non me n’ero accorto. È interessante, oltre agli animali stiamo scoprendo che ci piacciono anche le gru”.

Lei ha detto che voleva fare un film sugli italiani e per gli italiani, in quale senso rappresenta i veri italiani?

Paolo Sorrentino: “Non è propriamente così, esistono anche altri italiani. Il film è uno sguardo su un periodo che ha le sue caratteristiche, tra il 2006 e il 2010. Non mi addentrerei nei decenni degli anni ‘90 perché non ne sono in grado. Non è un film sugli italiani, è un film dove si esplorano sentimenti universali e spero che una volta messa a fuoco possa rimanere nelle sale. Quella lunghissima carrellata sui vigili del fuoco mostra anche l’eroismo dell’Italia, non c’è solo l’aberrazione depravante della prima parte. La nostra ambizione è quella di tutti i film”.

Vai a pagina due per leggere gli interventi degli altri attori del cast di Loro!

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