Lo schiaccianoci e i quattro regni: Recensione, la favola Disney più fittizia

30/10/2018 di Redazione

Lo schiaccianoci e i quattro regni esce oggi al cinema: ecco la nostra recensione del film Disney con Mackenzie Foy, Keira Knightley e Morgan Freeman.

Nuova uscita in casa Disney proprio nel pieno di Halloween: si tratta de Lo schiaccianoci e i quattro regni (guarda il trailer), diretto da Lasse Hallström (Chocolat,Hachiko – Il tuo migliore amico) insieme a Joe Johnston (Jumanji, Captain America – Il primo Vendicatore) e scritto da Ashleigh Powell. Mackenzie Foy veste i panni della protagonista, accompagnata da Jayden Fowora-Knight, Keira Knightley, Morgan Freeman, Helen Mirren e molti altri.
Ne Lo schiaccianoci e i quattro regni Clara (Mackenzie Foy), è decisa a trovare la chiave che apra un misterioso scrigno, un prezioso regalo che le ha lasciato sua madre, che ormai non c’è più. Durante una festa tenuta dal suo padrino Drosselmeyer (Morgan Freeman) finisce in un mondo fantastico composto da quattro regni, ma uno di questi è finito in balia di Madre Cicogna (Helen Mirren). La protagonista incontrerà il soldato Philip (Jayden Fowora-Knight) e aiuterà Fata Confetto (Keira Knightley) a fermarla.
Lo schiaccianoci e i quattro regni: Recensione, la favola Disney più fittizia
Lo schiaccianoci e i quattro regni | Clara (Mackenzie Foy) e Philip (Jayden Fowora-Knight)

Lo schiaccianoci e i quattro regni | Recensione

Il film comincia in modo relativamente accattivante, armato di un’eccellente colonna sonora: le musiche conferiscono fin da subito un tono fiabesco in stile pienamente disneyano. Mackenzie Foy nei panni della protagonista ci convince nei primi minuti sapendo fornire un’interpretazione a 360° del suo personaggio, partendo dagli occhi, passando per l’espressività e la gestualità del suo corpo. I costumi che vediamo indossati ai personaggi sono da mozzare il fiato; la fotografia colorata è volta a conquistare il pubblico più giovane – ed effettivamente proprio i bambini potrebbero essere catturati da Lo schiaccianoci e i quattro regni.
Paradossalmente, la magia si perde proprio quando ci si imbatte nel fantastico mondo dei quattro regni. Suona un po’ come Narnia, ma è completamente privo di mordente, risultando finto e artefatto, carico di zucchero fino a far venire il diabete. Salvo pochi stralci sulla protagonista, la caratterizzazione degli altri personaggi è sostanzialmente inesistente. La trama si esplica in modo poco approfondito dando l’impressione di una storia fittizia. In tutto questo, poco si capisce dove si voglia andare a parare: non c’è un’evoluzione vera e propria del personaggio, non si riesce a conferire un significato profondo a quello che si sta vedendo. Non ci sono spunti di riflessione, dal momento che le vicende si svolgono in modo sbrigativo e fugace.

Lo schiaccianoci e i quattro regni: Recensione, la favola Disney più fittizia
Lo schiaccianoci e i quattro regni | Clara e Fata Confetto (Keira Knightley)

Il ritmo che scandisce la pellicola non aiuta affatto: Lo schiaccianoci e i quattro regni indugia sulla meraviglia musicale e sui colori sgargianti, lasciando poco spazio al contenuto in termini di sceneggiatura. Un altro elemento ricorrente, ovviamente, è quello della danza. Le coreografie sono senza ombra di dubbio eccelse e le performance dei ballerini conquisteranno sicuramente gli appassionati. Se contestualizzate nella resa di questo prodotto sul grande schermo, tuttavia, sanno caricare di suggestioni alcune scene nella parte iniziale tanto quanto riescono a far calare l’attenzione quando bloccano lo svolgimento degli eventi, togliendo tempo per approfondire adeguatamente i personaggi e la narrazione.
Quello che manca a Lo schiaccianoci e i quattro regni non è l’aspetto tecnico, la colonna sonora o attori che sappiano fare il proprio lavoro. Anzi, per quanto riguarda musiche, costumi e coreografie di danza la pellicola può considerarsi un vero e proprio gioiellino. Lo stesso soggetto del film è dotato di un’intuizione che poteva trasformarsi in qualcosa di interessante, tanto che in una prima – breve – parte l’attenzione dello spettatore è alta. Il problema è che, andando a svilupparlo per costruire una vera e propria trama che produca un prodotto che superi i 90 minuti di durata, qualcosa è decisamente andato storto.
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