L’esorcismo di Hannah Grace : Recensione, il demonio dell’obitorio

31/01/2019 di Redazione

L’esorcismo di Hannah Grace, il titolo originale recita La possessione di Hannah Grace (The possession of Hannah Grace), e forse sarebbe stato più adatto, visto che l’esorcismo di cui ci narra la pellicola lo vediamo solo nei primi minuti. Debutto alla regia di Diederik Van Rooijen, per il quale la definizione bene ma non benissimo, si coniuga perfettamente, anzi forse sarebbe più adatto un male, malissimo di stampo fantozziano. L’horror ha le sue regole ed il giovane regista di origine in olandese, ma cresciuto negli States appartiene a quella generazione che ha divorato il meglio del meglio che il cinema horror ha sfornato negli anni ’80. Questo sicuramente lo ha messo in condizioni di darci una pellicola visivamente davvero interessante con molte trovate originali, ma che purtroppo si perdono pian piano nello svolgimento della storia.

Di solito si tende a perdonare le opere prime, anche se l’appassionato del genere spera (invano) di trovare sempre l’erede di Carpenter o Wes Craven, ma decisamente, almeno per questa prima regia, siamo ben lontani.

E in un certo senso il rammarico diventa grande quando troviamo un discreto cast con Shay Mitchell nei panni di Megan Reed, un ex agente di polizia, vittima di un trauma che l’ha costretta a lasciare l’amata divisa e a passare lunghe sedute, assieme al suo sponsor, per superare problemi di alcool e tossicodipendenza da tranquillanti. Sponsor interpretato da Stana Katic, che ricordiamo nella serie tv Castle, la quale lavorando in ospedale trova un nuovo lavoro perfetto per Megan per non farla cadere in tentazione, ed evitare giri notturni nei bar, la nostra protagonista diviene turnista notturna all’obitorio. Dopo il breve corso di preparazione per l’ex poliziotta la prima notte di lavoro presenta l’arrivo del corpo mutilato di Hannah Grace, da quel momento succederà di tutto.

Il film è concepito nel classico “tutto in una notte”, ma in realtà la regia è tutt’altro che dinamica o attenta, ed una volta tanto vorrei prendermela pure con il montatore. Insomma ottime scene, con belle scenografie nel claustrofobico e labirintico obitorio, risultano alla fine decisamente meno efficaci, ma soprattutto la pecca peggiore per un film di paura, è che ne genera davvero poca.

Poco spavento provoca l’infelicità di chi vi scrive e dello spettatore stesso, che comprende che ci sono ottime basi, un cast discreto, ottimi effetti speciali, che vengono tuttavia vanificati, come un compito scritto male, o una recensione, nel mio caso, scritta bene ma piena di refusi.

Onestamente c’è poco da salvare in questo horror, che decisamente non segue le regole base del genere, e non fa che aumentare il disappunto dell’appassionato, che come uno dei tanti allenatori della nazionale che vive dentro di noi, non può fare a meno di pensare: “ma forse cambiando questa cosa… oppure in questa scena….”. Insomma un’occasione persa per il regista, che conoscendo gli spietati meccanismi di Hollywood rischia anche di farsi ricordare per questo film come l’unico mai realizzato, ma onestamente non siamo così cattivi da sperarlo, anzi si impara dai propri errori.

Concludendo si potrebbe anche criticare l’abuso della parola Esorcismo da parte della nostra distribuzione, in fin dei conti La possessione di Hannah Grace non suonava male, ed era più consono allo svolgimento dell’azione che vediamo nella pellicola. Purtroppo il titolo di Friedkin esercita ancora un potere magnetico su chi spera di spaventare il pubblico. Pubblico che alla fine resta deluso nella ricerca di quell’emozione chiamata paura, che vorrebbe esorcizzare, che invece diventa, per parafrasare un leggendario cantautore romano, noia.

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