Il traditore: Recensione, “la mafia è un fatto umano, con un inizio ed una fine”

23/05/2019 di Redazione

Il traditore, presentato al Festival Cannes (dove ha ricevuto una ovazione di 13 minuti) il nuovo film di Marco Bellocchio, come lo stesso regista aveva già affermato, non sembra affatto un film suo. La scelta di portare sullo schermo la storia del pentito, che pentito non fu per sua stessa ammissione, Tommaso Buscetta, che permise a Giovanni Falcone e al pool dei magistrati, in particolare con Paolo Borsellino, di processare con lo storico maxi processo gran parte della mafia siciliana e di portarla quasi alla fine. Fine che la mafia cercò di fermare con una lunga serie di eccidi sempre più efferati fino all’attentato a Falcone, che ricorreva proprio il 23 maggio giorno in cui si è scelto di far uscire la pellicola in tutta Italia e presentarlo al festival di Cannes.

Il traditore

“La mafia è un fatto umano, con un inizio ed una fine” Giovanni Falcone

La storia è fin troppo nota a noi italiani, ma in realtà la forza del cinema sta proprio nel mostrarci quello che la memoria dimentica facilmente, quello che i giovani ignorano. Da qui la necessità di avere una pellicola di questa complessità che ci mostra come Bellocchio abbia scelto una via precisa, in parte anche politica, mostrandoci il lato umano di quella mafia, che Falcone, come citano le parole del nostro titolo, considerava non un elemento impossibile da sconfiggere, anzi.

La storia parte dai primi anni ’80 quando è in in corso una vera e propria guerra tra i boss della mafia siciliana per il controllo sul traffico della droga. Tommaso Buscetta, conosciuto come il “Boss dei due mondi”, fugge per nascondersi in Brasile e da lontano, assiste impotente all’uccisione di due suoi figli e del fratello a Palermo; ora lui potrebbe essere il prossimo. Arrestato ed estradato in Italia dalla polizia brasiliana, Buscetta prende una decisione che cambierà tutto per la mafia: decide di incontrare il giudice Giovanni Falcone e tradire l’eterno voto fatto a Cosa Nostra.

Ci vorrebbero probabilmente 10 pagine di word press per raccontare bene tutta la storia, perfettamente condensata dal regista in soli 148 minuti, ed interpretata in modo egregio da Pierfrancesco Favino, che ci dimostra come sia molto più difficile recitare in siciliano che in inglese o brasiliano.

Il traditore

Il vero volto della Mafia

La scelta di Bellocchio da un punto cinematografico è davvero completamente differente dalle sue scelte e dalla sua sensibilità, se pur si permette qualche fugace accenno onirico, tipico del suo stile. Il regista sceglie una stile fatto da una fredda cronaca, girando in modo asciutto con una fotografia perfetta, senza mai eccedere. Probabilmente la scena dell’uccisione di Falcone, terribile e spettacolare come ci viene mostrata, risulta ancora più devastante per gli spettatori quando ci viene mostrata la gioia dei mafiosi che brindano felici di fronte alla morte dei servitori dello Stato. Un pugno ben sferrato dal regista a tutta l’Italia, dove non risparmia affatto accenni anche il processo a Giulio Andreotti, dove Buscetta fu messo in dubbio con le sue affermazioni, e si cercò di oscurare anche l’opera di Falcone, e si potrebbe raccontare ancora dello scellerato patto Stato-Mafia, ma quella è un’altra storia. Di una cosa siamo sicuri per Bellocchio e Sorrentino, che con il Divo ci aveva mostrato il bacio tra Riina e Andreotti, il democristiano che ha governato l’italia è colpevole, e spesso la forza del cinema riesce a lasciare una impronta molto più forte, anche se parliamo di una ipotesi, rispetto alla storia stessa o ai processi.

Tommaso Buscetta, per Bellocchio è quasi un eroe o un antieroe di stampo shakesperiano, un traditore, uno non pentito, perché i suoi racconti che porteranno a demolire i vertici della mafia e finalmente a far conoscere Cosa Nostra, in realtà partono solo da una vendetta per la guerra scatenata da Totò Riina. Una guerra che uccide molti dei suoi famigliari, che tradisce i vecchi riti della mafia, riti che gli vengono aspramente contestati da Falcone, che ci viene mostrato durante il lungo interrogatorio che porterà Buscetta a parlare e a svelare tutti i segreti di Cosa Nostra.

Il traditore

Un cast perfetto

Il film è anche una splendida prova attoriale per tanti nostri bravissimi attori, quelli magari di secondo piano che i nostri spettatori conoscono come bravi caratteristi, Fabrizio Ferracane è uno straordinario Pippo Calò, Luigi Lo Cascio allo stesso modo nei panni di Totuccio Contorno, per un film che sarebbe più corretto definire come un vero e proprio biopic dedicato alla figura di Tommaso Buscetta sullo sfondo del racconto sulla mafia , quella vera, che scardina quell’immagine patinata del Padrino, o magari anche della serie Tv Sopranos, e ci mostra il vero volto efferato di un gruppo di persone pronte a tutte per la brama di soldi e potere, pronti ad uccidere anche dei bambini, a volte i loro stessi nipoti.

Bellocchio non ha remore nel mostrare questa violenza lo fa in modo duro, viene quasi da pensare a metà della pellicola di guardare una film di genere anni ’70 (quelli che ha copiato Tarantino con maestria), e questo ci porta a riflettere su come troppo spesso il nostro cinema si sia adagiato su commedie o film romantici e banali, senza raccontare il lato più oscuro e sempre presente nella drammatica storia del nostro paese.

Come detto prima non basterebbero pagine e pagine di word press come le 457 pagine della deposizione di Buscetta a Falcone, per raccontare al meglio questa storia con una onesta recensione, forse le parole di Bellocchio sono le più efficaci per chiudere: “Il Traditore” è anche un film civile (o di denuncia sociale come si diceva una volta) evitando però ogni retorica e ideologia.”

Il traditore

Un film che mentre scriviamo queste righe attende di sapere se potrà vincere qualche prestigioso premio a Cannes, e personalmente affermo e spero, che dovrò modificare il pezzo il 25 maggio sera per inserire il link della Palma D’Oro assegnata a questa pellicola o qualche altro premio, e non perché sia un bel film italiano, ma perché Bellocchio mostra a tutto il mondo in un festival internazionale il volto di quella mafia. Mafia che è ancora presente in modo prepotente nel nostro paese, magari in località geografiche diverse dalla sicilia e con altri nomi, ma che agisce sempre in modo “umano”, e per questo siamo certi che il più grande merito di questa pellicola alla fine non sarà quello di vincere premi, o riconoscere ancora una volta le qualità di un bravissimo regista e del nostro cinema, ma sarà quello di affermare ancora una volta la forza di un paese che non accetterà mai queste persone. Tommaso Buscetta, suo malgrado, rappresenta paradossalmente non Il traditore, ma molto più banalmente un mafioso che grazie all’intelligenza di Falcone ha compreso che forse valeva la pena cercare di avere una vita dignitosa e morire nel proprio letto, piuttosto che ammazzati o in carcere tutta la vita, pur avendo ricchi conti all’estero, una semplice scelta umana con un inizio ed una fine.

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