Il Saluto: Recensione, tre campioni contro l’odio razziale

15/10/2018 di Redazione

Il Saluto, è il 16 ottobre 1968 Olimpiadi di Città del Messico, tre atleti salgono sul podio due salutano con un pugno chiuso indossando un guanto nero Tommi Smith e John Carlos, ma anche il terzo è con loro: è Peter Norman.

 
Il saluto, ci racconta per la prima volta una storia rimasta impressa nella memoria collettiva con una foto, raccontandoci le origini e le conseguenze del gesto che il 16 ottobre 1968 alle Olimpiadi di Città del Messico eseguito da due atleti afroamericani Tommi Smith e John Carlos durante la premiazione, un saluto a pugno chiuso.
Copyright (AP Photo/File)

Il 1968 è uno degli anni più cruciali della storia , in particolare per gli Stati Uniti con la guerra del Vietnam in corso, l’assassino di Martin Luther King, i  violentissimi scontri razziali tra bianchi e neri, in particolare nel sud del paese a stelle e strisce.
Alle Olimpiadi di Città del Messico il trionfo di moltissimi atleti afroamericani è palese, nei 200 metri  ha vinto Tommi Smith spuntandola sul compagno John Carlos giunto terzo e al secondo posto l’australiano Peter Norman. Mentre i tre salgono sul podio e vengono intonate le note dell’inno americano, non ci sono sorrisi da parte dei due atleti afromericani, tengono il capo chino e mostrano il pugno levato con un guanto nero, Carlos indossa una collana di perline nere, Smith una sciarpa nera. E’ il più grande segno di protesta mai sollevato durante un’evento sportivo.
I due atleti fanno parte dell’Olympic Project for Human Rights, l’organizzazione che lotta contro la discriminazione e razzismo nello sport, anche Peter Norman il bianco australiano vi aderisce e sul podio indossa bellavista il distintivo dell’associazione.

Fin qui la storia e la foto, ma cosa successe dopo. Matt Norman ci racconta le conseguenze di quel gesto, che portò i due atleti oltre all’espulsione del Villaggio Olimpico, a minacce e ostracismo da parte del mondo dello sport americano, che porterà dopo povertà e solitudine perfino al suicidio per disperazione della moglie di Carlos, ma Matt ci racconta una storia sconosciuta quella del terzo uomo di questo podio: il bianco australiano Peter Norman , suo nonno.
Il Saluto affronta il dramma di questa incredibile storia con il  punto di vista di Peter Norman, suo nipote Matt ci racconta per la prima volta la  storia di amicizia e solidarietà che durò decenni trai campioni fino alla una tragica fine del grande velocista australiano.
Un peccato che questo film arrivi con colpevole ritardo nel nostro paese, in effetti è uscito nel 2009, ma giustamente si è deciso di farlo uscire proprio il 16 ottobre 2018 nella ricorrenza dei cinquantesimo anniversario per celebrare l’impresa sportiva e il gesto dei  tre atleti. La storia di Peter Norman raccontata da suo nipote, ci mostra come anche lui bianco, benchè raggiunge l’incredibile risultato di arrivare secondo (ad oggi resta il più grande velocista Australiano) fu odiato nella sua patria  e subito ostracizzato per avere aderito alla protesta. L’Australia, che solo da pochi anni fa sta facendo ammenda con i suoi aborigeni e il terribile trattamento riservato loro, si confermava all’epoca un territorio in preda ad un razzismo cieco.
Questa storia non ci parla solo di  razzismo, ma ancora una volta di mostra  quella di un’amicizia, dove il colore della pelle non conta e ci ricorda quella che ebbe luogo sempre tra un grande campione alle Olimpiadi di Berlino del 1936 il nero Jesse Owens  e il bianco “ariano” tedesco Luz Long.
Ed è davvero incredibile scoprire che a suggerire di indossare il guanto nero fu proprio Peter Norman ai due atleti, per la prima volta si svela al grande pubblico un episodio che si voleva confinare solo ai due atleti neri e ai noti problemi razziali negli Stati Uniti mentre il problema era molto più esteso, e la riprova l’abbiamo nel presente attuale.
Peter Norman al suo ritorno in Australia fu totalmente estromesso dalle attività sportive e dimenticato, prova ne sia che non venne coinvolto neanche a livello di immagine per l’organizzazione dei giochi di Sidney nel 2000, lui che era arrivato secondo nei 200 metri, uno dei velocisti australiani più grandi di sempre.

Dopo aver perso ogni possibilità di poter proseguire la sua carriera sportiva Peter Noman, si ritrovò solo, e dovette diventare un normale insegnante per avere una vita dignitosa. La pellicola di suo nipote ci restituisce finalmente il coraggio di un’atleta con una storia rimasta nascosta, un eroe silenzioso per decenni.
Quel giorno a città del Messico possiamo dire che non erano solo due uomini di colore ad aver sollevato il pugno contro il razzismo con loro ce ne stava un terzo di colore bianco, tutti  e tre uniti dalla loro grande passione sportiva dall’essere i più veloci del mondo, tutti e tre  uniti  contro l’odio e il razzismo di un mondo folle che ha cercato di farceli dimenticare.
Il loro gesto la loro amicizia e la forza di lottare per i diritti civili ci costringe a ricordarli per sempre, perché quel 16 ottobre 1968 a Città del Messico fu scritta con un gesto una della pagine più importanti della storia umana.
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Il Saluto è in uscita nelle sale italiane solo il 16 e 17 ottobre 2018.

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