Il mio capolavoro: Recensione, l’arte della truffa o la truffa dell’arte
23/01/2019 di Redazione
Il mio capolavoro, dall’Argentina la nuova commedia di Gaston Duprat, una storia di amicizia, d’arte e di una truffa.
Il mio capolavoro, davvero complicato scrivere una recensione senza anticipare le sorprese e i tanti di colpi di scena, per questa commedia argentina. Un film che potremo definire metà dark comedy, metà buddy movie, ma che ha il grandissimo pregio di essere davvero divertentissimo. La storia ci narra dell’amicizia fra il gallerista Arturo Silva (Guillermo Francella) commerciante in arte, e il suo artista e amico del cuore Renzo Nervi (Luis Brandoni). Nervi era un pittore in voga negli anni ’80, ma ormai è decaduto e si ritrova squattrinato a dipingere quadri che invano cerca di vendere Arturo nella sua galleria, il quale continua a pagare i suoi debiti.
In una Buenos Aires che fin dall’inizio ci viene definita come una città bella, sorprendente, ma al tempo stesso sporca e decadente, la pellicola si apre con il nostro protagonista Arturo Silva che ci dice: “Vendo opere d’arte, e il mio segreto è che sono un assassino” , da qui comincia a raccontarci questa incredibile storia fatta di arte, amicizia e truffa.
Gaston Duprat, regista e sceneggiatore, che aveva già firmato l’Artista e Il cittadino illustre, due divertenti commedie argentine, riprende un tema a lui caro quello dell’arte, già espresso nei film precedenti con l’aiuto del suo produttore e amico storico: Mariano Cohn.
Il regista ci porta all’interno di questa storia per raccontarci cosa è l’arte per lui, in particolare quella contemporanea, per farci capire perché pochi individui riescono davvero a capirla, o forse non ci capiscono niente. Un’arte contemporanea, dove non si comprende bene chi sia il genio o chi un semplice imbrattatele, o perché quel critico descriva una cosa incomprensibile alle masse come un capolavoro.
E sta proprio nel titolo forse la soluzione di tutto, ma non vogliamo davvero svelare assolutamente nulla di questa commedia, la quale prende in giro in modo intelligente il mondo dell’arte, con i suoi due protagonisti all’interno di questo mondo che sembra sostenersi solo con l’illusione. Un film da consigliare ai blasonati critici d’arte, e che mette una volta tanto il critico cinematografico nell’ottima posizione di poter parlare benissimo de Il mio capolavoro, come un piccolo capolavoro della commedia del cinema argentino. Al tempo stesso permette allo stesso critico (colui che ha scritto queste righe) di poter affermare che forse tanti film artistici, come tanti dipinti contemporanei, probabilmente non valgono nulla. In realtà quella che conta davvero sono solo i rapporti umani e in primis l’amicizia tra due persone, come il film ci fa comprendere. L’amicizia è il vero capolavoro che vale più di qualsiasi quadro o film.