Il destino degli uomini: Recensione, Luigi Rizzo “ricordati di osare sempre”

18/12/2018 di Redazione

Il destino degli uomini, rivive l’impresa bellica di Luigi Rizzo nel centenario della Prima Guerra Mondiale, in un film che chiude la trilogia di Leonardo Tiberi dedicato al conflitto e magistralmente interpretato da Andrea Sartoretti nei panni dell’eroe della Regia Marina Militare.

Il destino degli uomini, la più brillante impresa bellica della Regia Marina Militare, come allora si chiamava, durante il Primo Conflitto Mondiale è certamente l’impresa di Premuda, nota sui libri di storia e delle pubblicazioni sull’avvenimento. Il film di Leonardo Tiberi Il destino degli uomini ripercorre quella impresa che culminò il 10 Giugno 1918 nell’affondamento della corazzata Szent István (Santo Stefano) della Imperial-Regia Marina Austro-Ungarica, azione militare notevolissima che ebbe luogo al largo dell’isola di Premuda.

Il film ci racconta della vita di Rizzo nel primo conflitto e poi come imprenditore durante il secondo, quando venne imprigionato in fortezza dai tedeschi. Il racconto molto avvincente, senza cali di toni né retorica, è inframmezzato dai preziosi filmati degli Archivi Luce, filmati non più in bianco e nero ma “colorati” con estrema maestria dal personale per rendere così omogenea la fruizione visiva complessiva. Un lavoro assolutamente da segnalare per l’eccellente risultato.

Non è certo facile riassumere un’azione bellica di tale portata, in sintesi ecco gli accadimenti: la notte del 10 Giugno la sezione di MAS 15 e 21 (Motoscafo Armato Silurante), al comando del capitano di corvetta Luigi Rizzo, in agguato nella zona avvistarono un grosso convoglio in navigazione. Era una formazione navale nemica diretta al Canale d’Otranto. I due MAS si insinuarono abilmente, non visti, tra le unità nemiche. Il MAS di Luigi Rizzo, portandosi a distanza molto ravvicinata, con il favore della scarsa luce e dirigendo con notevole abilità il mezzo d’assalto, sganciò i due siluri sul grosso bersaglio, arrivando a colpire la corazzata SMS Szent István (“Santo Stefano”). La corazzata affondò tre ore dopo, trascinando con sé ottanta uomini di equipaggio. L’altro MAS, al cui comando vi era Giuseppe Aonzo, si dirigeva a su volta contro la corazzata gemella Tegetthoff (dal nome dell’ammiraglio che nel 1866 sconfisse la flotta italiana nella battaglia di Lissa), ma quest’ultima non subì la stessa sorte della Szent István.

Come si arrivò a Premuda ? Il contesto della guerra navale nell’Adriatico impegnava le nostre unità navali nella protezione delle coste italiane, ma soprattutto nella strategia della Marina nel sigillare il canale di Otranto con un blocco navale, che richiese un enorme sforzo e organizzazione di mezzi. Il blocco così allestito impediva alla Marina austro-ungarica di operare attivamente e fu quindi oggetto di contropiani austriaci per forzarlo. In quest’ottica, la Marina austro-ungarica radunò il meglio della sua flotta per un piano di sfondamento del Canale di Otranto; ed è contro queste unità che l’azione di sorpresa di Rizzo e Aonzo ebbe successo, frutto del piano prestabilito dallo Stato Maggiore della Marina, che aveva allestito un quotidiano pattugliamento aggressivo delle acque del Basso e Alto Adriatico per mezzo di unità insidiose e veloci come i MAS.


L’inizio della pellicola si colloca nel  giugno del 1944. Rizzo pensa che sia arrivata la sua ora: teme di essere fucilato. Percorre con 4 guardie i tetri corridoi della fortezza, intravede una vettura con motore acceso, c’è l’autista e l’Ammiraglio Jager che sale con lui in auto: “Ammiraglio tutto bene. La portiamo in un luogo dove trascorrerà un confino …molto morbido….mi capisce?….. Io invece dovrò vedermela con la Gestapo. Ma ora le faccio una richiesta, Ammiraglio, che non può respingere! Mi deve parlare di quella notte de 10 giugno del 18’. Io conosco solo quello che è accaduto a Pola, dall’altra parte dell’Adriatico, quando l’ammiraglio Miklós Horthy decise di far uscire tutta la flotta per forzare il blocco di Otranto…” Rizzo racconta la sua storia, la preparazione per la missione; ogni notte decine di Mas uscivano dai porti dell’Adriatico per pattugliare e monitorare le manovre del nemico, l’attesa a notte fonda in prossimità della Dalmazia e poi improvvisamente, alle tre e un quarto, fumo nero all’orizzonte. Aveva davanti l’intera flotta austriaca. Rizzo non ha esitazioni, la attacca con i siluri e affonda la nave ammiraglia, la Santo Stefano. Rizzo continua il suo racconto:”Quando si è piegata sul fianco sinistro ero già lontano e avevo un vostro caccia alle spalle.” Prontamente, L’Ammiraglio Jager lo corregge: “Sul destro Ammiraglio Rizzo, si sbaglia, sul lato destro”. Rizzo, sorpreso, replica: “Allora lei ha visto le immagini che voi stessi avete filmato?”. L’Ammiraglio Jager, con tono fiero: “No Ammiraglio io c’ero, stavo sulla gemella Tegetoff, ho visto tutto, l’agonia del gigante e la morte di un centinaio di uomini. E mentre a bordo, secondo la tradizione della nostra marineria, l’equipaggio salutava e la banda intonava mestamente l’Inno Imperiale, io assieme a quello scafo capovolto e devastato ho visto anche la fine di tutto il mio mondo”.

Il film, interpretato da Andrea Sartoretti insieme a Marta Zoffoli, Pietro Genuardi e Ralph Palka, prodotto da Baires Produzioni  in associazione con l’Istituto Luce Cinecittà e in associazione al Gruppo Banco Desio e con il contributo della regione Veneto e il patrocinio e collaborazione della Ministero della Difesa e della Marina Militare, che hanno presenziato l’anteprima a cominciare dal capo di stato maggiore della Marina Militare: l’ammiraglio di squadra Walter Girardelli,

Distribuito da Istituto Luce Cinecittà  in occasione del Centenario della fine della Grande Guerra, il film-evento è il  terzo capitolo della trilogia di Leonardo Tiberi, che racconta il conflitto tra spettacolari riprese e incredibili immagini d’archivio colorizzate.

Perfetto Andrea Sartoretti nei panni dell’eroe del mare Rizzo, in un’opera che fa storia, memoria e  spettacolo.

1918-2018. Cento anni, milioni di vite coinvolte, un mondo completamente cambiato, una storia che non smette di essere raccontata e di emozionare. In occasione dell’anniversario della fine del conflitto che ha cambiato l’Italia e il mondo per sempre, con Il destino degli uomini Tiberi  conclude la  sua trilogia dedicata alla Prima Guerra Mondiale. Un pannello composto con i precedenti Fango e gloria (2014) e Noi eravamo (2017), salutato dall’ attenzione delle istituzioni e da un successo di pubblico decretato da moltissime proiezioni in tutta Italia e da passaggi molto seguiti sulla tv pubblica.

Nella foto Andrea Sartoretti e Marta Zoffoli

Un successo dovuto soprattutto all’originale formula di racconto che unisce il citato materiale del prezioso Archivio storico dell’Istituto Luce a riprese originali di fiction. Un impasto che ha avuto il grande merito di rendere spettacolare il racconto storico e di dare autorevolezza e autenticità di documento alla trama fiction. Un modo nuovo di fare cinema in Italia, che vede una ricerca contemporanea nella Settima arte internazionale (si pensi all’ultimo spettacolare Peter Jackson di They Shall Not Grow Old up ) e che ha raggiunto anche moltissimi studenti (Fango e gloria, tra l’altro, è stato coronato con un Premio Speciale ai Nastri d’argento).

Sottolineiamo ancora una volta la notevole capacità di mescolare realtà e finzione per raccontare episodi drammatici del conflitto attraverso una memoria storica, ma che, nonostante la guerra, alla fine finisce per unire i due avversari. Prova ne sia la produzione stessa di questa splendida pellicola, sentito omaggio ad un nostro eroe dei mari, ma anche un ricordo a tutti i caduti di quel terribile conflitto che risponde al nome di Grande Guerra, per poi assumere solo in seguito l’agghiacciante titolo storico di Prima Guerra Mondiale. Perché nessuno credeva che dopo quel terribile conflitto, se ne potesse scatenare un’altro.

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