Il Campione: Un viaggio di formazione in cui un incontro cambia la vita | RECENSIONE
18/04/2019 di Thomas Cardinali
Stefano Accorsi e Andrea Carpenzano ci regalano un piccolo gioiello che va oltre il mondo del calcio, nelle sale non perdetevi “Il Campione”.
Guardando la locandina e leggendo la sinossi de “Il Campione” sembra il classico film sul calcio in cui un ragazzo diventa una star, ma in realtà è una storia universale di grande profondità che ci invita a riscoprire valori veri non rimanendo sulla superficialità delle cose. La storia alterna registri comici ad altri emotivi, ricostruisce in modo molto fedele il salto che c’è tra l’essere un giovane e un giovane col talento di un campione con tanti tranelli e distrazioni. La ricostruzione delle scene sportive è fedele anche grazie all’’apporto prezioso e propositivo dell’As Roma sin dalle fasi della scrittura, unico club ad abbracciare subito il progetto produttivo de “Il Campione”.
Centrale è l’incontro fra due mondi opposti. Christian Ferro, un ragazzo di appena vent’anni, è ricco, arrogante e privo di punti di riferimento, ma in realtà ha vissuto grandi drammi e scoprirà che avere tutto a volte non porta ad essere meno soli, anzi è proprio in quel momento che non saprà su chi potrà contare davvero in un mondo che ti fagocita quasi esclusivamente per convenienza. La sua vita cambia quando trova sul suo cammino un bravo professore che deve aiutarlo a prendere il diploma. Un giovane ribelle di grande talento e dalle prospettive illimitate e un uomo che di prospettive non sembra più averne, né volerne. Due personaggi interpretati in modo splendido ed empatico da Stefano Accorsi e Andrea Carpenzano, che ci regalano rispettivamente un uomo incapace di reagire e un ragazzo che vive soffocato da qualcosa più grande in un gioco di opposti continuo. Alla regia di questo piccolo gioiello il quasi esordiente Leonardo D’Agostini,prodotto dalla coppia Sidney Sibilia-Matteo Rovere.
Per il regista due riferimenti importanti sono “Il Sorpasso” e “Will Hunting” per il valore dell’amicizia, più che i grandi film sul calcio che comunque si contano sulle dita di una mano. In un epoca di social network e di attenzione sulla percezione ci troviamo davanti ad un film su cosa voglia dire dover essere qualcuno, dover superare i propri limiti mostrando chi si è davvero. A volte basta l’incontro giusto per svoltare la vita, serve solo avere il coraggio di non voltargli le spalle. Fondamentale non solo trovare un professore di vita, ma anche qualcuno che ti conosca veramente come nel caso di Alessia per Christian, personaggio femminile forte e fondamentale interpretato da Ludovica Martino che permette al ragazzo di ritrovare i valori di quando era piccolo e che erano stati oscurati da fama e denaro.
Lo sport si dimostra così ancora una volta mezzo universale di comunicazione, capace di arrivare allo spettatore non tramite le gesta in campo di Christian Ferro ma tramite silenzi, sguardi e dialoghi tra questi due personaggi che vi resteranno dentro.