Hellboy: Recensione, splatter demoniaco firmato Neil Marshall

11/04/2019 di Redazione

Abbiamo visto in anteprima il nuovo Hellboy, che riparte da zero cancellando le prime due trasposizioni firmate Guillermo Del Toro. La nostra recensione del film di Neil Marshall.

Hellboy ennesimo reboot per un personaggio a fumetti che aveva avuto la sua storia cinematografica. Creato da Mike Mignola, il quale getta via i due film precedenti del premio oscar Guillermo Del Toro, per tornare con una storia più fedele al fumetto (ma quanti spettatori lo hanno letto?) esagerando al massimo con splatter e gore per la regia di Neil Marshall.

Diciamolo subito, se amate il personaggio, e siete tra quei pochi che avete letto il fumetto e vi piacciono gli splatter, non resterete affatto delusi. Viceversa per tutto il resto del pubblico resta un grosso punto interrogativo da parte di chi vi scrive, se veramente resteranno soddisfatti da questa orgia pre-brexit (visto che assistiamo alla distruzione di Londra), in una pellicola che ci mostra perfino Baba Yaga, l’orribile strega della favole russe nella sua accezione iconografica più corretta e spaventosa (onestamente mi auguro uno spin-off con protagonista solo la crudele strega).

Hellboy

La storia parte raccontandoci di un’altra strega: Vivienne Nimue, nota anche come la regina di Sangue interpretata dalla sempre splendida Milla Jovovich, che si scontra nientemeno che con Re Artù e il mago Merlino, mentre la voce narratrice (nell’originale Ian McShane), ci spiega del suo tentativo di diffondere la peste sulla perfida albione (concedetemi una nota fantozziana), ovvero l’Inghilterra, per sterminare tutta l’umanità. Ma il mago Merlino assieme a Re Artù e alla potente Excalibur fanno letteralmente a pezzi la strega seppellendo varie parti del suo corpo in luoghi segreti.

Infatti la temibile Nimue non può morire, l’unico modo per eliminare la minaccia e tenerla per sempre rinchiusa in sei differenti casse di legno in luoghi segreti ben separati, condannandola ad una eternità di dannazione.

Hellboy

Da qui il salto temporale della pellicola ci porta rapidamente nel quartiere generale del più noto cacciatore di mostri della B.P.R.D. (acronimo di Bureau for Paranormal Research and Defense), il nostro Hellboy.

Inutile fare paragoni con i film di Del Toro, che aveva ovviamente messo la sua mano ed ingegno nello sviluppare il personaggio, in questo caso di troviamo di fronte anche l’evoluzione a fumetti del personaggio, stesso non solo per mano del suo creatore Mike Mignola, ma anche di altri autori.

In un certo senso Neil Marshall ha potuto usare il quadro totale del progetto di Mignola, che risulta tra i collaboratori della pellicola, potendo inserire molte altre storie che troviamo all’interno del film (con due inevitabili finalini, ergo non vi alzate fino alla fine dei titoli di coda).

In questo senso trovano spazio molti altri personaggi e anche le loro origini o la loro fine, da luchador Ruiz, ad Alice Monaghan (Sasha Lane) a Ben Daimio (Daniel Dae Kim) , tutti provenienti dall’universo disegnato di Hellboy.

Splatter e Gore !

La pellicola è apertamente splatter e gore, due generi simili ma con leggere differenze, e l’obiettivo di Mignola e Marshall è quello di restituire il carattere del personaggio, senza censure o i tagli autoriali che ci aveva dato Del Toro.

A molti sicuramente farà storcere il naso, a quelli (la maggioranza) che non hanno mai letto il fumetto, molti passaggi resteranno oscuri, citazioni comprese. La scelta è stata quella di un reboot totale, anche stilistico, non potrà piacere a tutti, ma va dato plauso a questa scelta, che una volta tanto si discosta da un eccessivo politically correct. Del resto con quello di brutale che passa attraverso i canali social, ormai divenuti il vero Videodrome profetizzato da Cronenberg, con i loro snuff movies reali fatti di morte in diretta, criticare una pellicola di intrattenimento per l’eccesso di troppo sangue nei suoi effetti speciali, sembra davvero anacronistico.

Neil Marshall riesce in pieno in questa operazione, forse perché i suoi precedenti film potremmo classificarli come B- Movies, come Dog Soldiers, Doomsday e l’interessante The Descent.

B- movies , perché anche Hellboy, nonostante la grande profusione di effetti speciali, risente in realtà di un budget ridotto e i suoi effetti sono meno “speciali” del solito, ma in un certo senso ci danno anche un tocco retrò che non dispiacerà ai fan degli ormai osannati anni’80.

Hellboy

Attenti a Baba Yaga !

In conclusione un godibilissimo film, un reboot sulla cui utilità vi rimando ad una seria lettura dei fumetti di Mike Mignola, un discreto cinecomic fra i tanti che affollano ormai il nostro immaginario. Plauso al bravissimo David Harbour capace di immergersi in lunghissime ore di trucco per trasformarsi in Hellboy, sicuramente il degno erede di Ron Perlman.

In attesa di un probabile seguito, che i classici finalini ci lasciano prevedere, sottolineo ancora la riuscita del personaggio di Baba Yaga, che come detto prima, merita un film dedicato solo a Lei. Sicuramente il personaggio a livello cinematografico di quest’opera meglio caratterizzato. Del resto se il pericolo viene sempre dalla Russia, solamente una strega della steppa siberiana può davvero terrorizzare l’occidente, ormai assuefatto dalla violenza che pervade i nostri canali social.

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