Uomini d’oro: Giampaolo Morelli, Fabio de Luigi ed Edoardo Leo in conferenza stampa

30/10/2019 di Redazione

Giampolo Morelli, Edoardo Leo, Fabio de Luigi in conferenza stampa per Uomini d’oro, con il regista Vincenzo Alfieri. Ruoli diversi e un genere inaspettato.

La conferenza stampa del film Uomini d’oro, diretto da Vincenzo Alfieri con un cast sorprendente. Soprattutto per attori in ruoli molto lontani dalle loro interpretazioni abituali. Giampaolo Morelli, Edoardo Leo e Fabio De Luigi ci raccontano quest’esperienza, in parte nuova, in una storia che si avvicina al crime-drama. Un progetto ambizioso che funziona, con una buona tecnica alla scoperta di un cast che ha voglia di mettersi in gioco. A parlare dei loro ruoli anche Giuseppe Ragone e i tre personaggi femminili che muovono la storia: Matilde Gioli, Susy Laude e Mariela Garriga.

Vincenzo Alfieri, con un gruppo scelto di sceneggiatori, ha deciso di prendere un fatto di cronaca e renderlo un thriller sorprendente. Sia per il risultato che per la scelta del cast.

Vincenzo Alfieri: “questa storia mi ha trovato grazie a Renato Sagno che è venuto da me con quest’articolo di giornale. Abbiamo scritto Uomini d’oro in quattro. È stato complesso trovare un bilanciamento tra la commedia all’italiana e il crime. Non è un film che parla di una rapina, ma delle persone dietro la rapina. Cosa li spinge, cosa li muove e perché lo fanno. Infatti abbiamo scelto la struttura a capitoli proprio per questo“.

Come sono i tre protagonisti della storia, come sono appunto queste persone dietro la rapina?

Fabio De Luigi: “ognuno ha una motivazione diversa dall’altro, tutto parte da chi lancia l’idea del colpo, cioè dal personaggio di Giampaolo Morelli. Le sue ragioni sono quasi frivole, lui aspettava una pensione che improvvisamente gli viene portata via. Le famose pensioni d’oro che, fino ad allora, si potevano ottenere anche in età molto giovane. E quindi davanti all’ipotesi di dover vivere altri vent’anni in questa città che, in qualche modo non l’accoglie, carico di frustrazioni, decide di tentare questa rapina. E poi tutto avviene di conseguenza. Io invece che mai avrei pensato di avere le ore contate, decido di abbracciare questo colpo. Per certi versi semplice, ma realizzato da persone improbabili“.

Uomini d'oro - Fabio De Luigi
Fabio De Luigi in una scena del film

Matilde Gioli: “posso aggiungere che con tutto il rispetto per i protagonisti di Uomini d’oro, anche le donne in questo film sono importantissime. E fondamentali. Innescano dei meccanismi nelle tre storie. Nel mio caso interpreto un personaggio molto semplice, dolce e basic. Nel quale quello di personaggio di Giampaolo Morelli vede un grande sogno. Che poi lo porterà a rivoluzionare un po’ la sua vita“.

Mariela Garriga: “il mio personaggio personaggio e questo ruolo sono stati una sfida per me. Abbiamo parlato tanto con Vincenzo e quando ho letto il copione mi è piaciuta subito questa donna forte. È stato quello che mi ha attratto di più della storia. La sua forza interna e il suo coraggio sono complementari al personaggio di Edoardo Leo. Un coraggio che si rivela importante alla fine“.

Susy Laude: “il mio personaggio mi ha riportato alla memoria la mia infanzia, quello che mi ricordo delle donne di quegli anni. L’oppressione familiare legata all’amore. Il senso di soffocamento dato da una relazione che dura da anni con una persona che ami. Ma che cominci anche a chiederti se ami ancora. Con una gelosia profonda che butta nel baratro e nella confusione questa donna. Nel suo essere madre e, soprattutto, moglie. Ci siamo trovati io e Fabio ad essere una coppia un po’ borderline. Ma è un’esperienza che mi ha dato tanto e che ho trovato molto interessante“.

Curiosamente su questo stesso soggetto, ispirato a un fatto di cronaca, nel 2000 Tavarelli fece un film che si chiamava Qui non è il paradiso. Volevo sapere se era stato d’ispirazione e quali sono le differenze stilistiche e tematiche con Uomini d’oro.

Vincenzo Alfieri: “le differenze sono tantissime perché abbiamo intrapreso due strade diverse, sia nella costruzione del film, nella struttura, che nella sceneggiatura e nello stile. Quello è quasi più un film d’inchiesta, un’indagine della polizia. Questo no, appunto, è riferito ai personaggi. Qui non è il paradiso è un film molto bello che sicuramente abbiamo visto anche per cercare di sottolineare una cosa. Quello è il film di Tavarelli e non volevamo andare a toccare un autore e un prodotto fatto precedentemente. Abbiamo voluto fare il nostro film con il rispetto. Però sicuramente è stato anche quello una fonte d’ispirazione“.

Uomini d'oro - conferenza stampa - Vincenzo Alfieri, Mariela Garriga, Edoardo Leo
Vincenzo Alfieri, Mariela Garriga e Edoardo Leo

La struttura di Uomini d’oro da più punti di vista era già in sceneggiatura o è qualcosa che vi è venuto in mente dopo?

Vincenzo Alfieri: “l’idea del realizzare il film a capitoli ci è venuta in fase di scrittura, quasi da subito. Io e i miei co-sceneggiatori condividevamo un amore per Il capitale umano. È un film che parla di un omicidio, ma alla fine l’interesse non è tanto per l’omicidio, ma più per le motivazioni dei personaggi che ruotano attorno a quello che è successo. Il montaggio è stato piuttosto complesso. Nel senso che un film del genere lo puoi riscrivere davvero molte volte. Non perché sono state girate scene che poi non sono state utilizzate, ma proprio per la sua struttura e il suo essere complicato. E contorto in alcuni momenti“.

Cosa pensa invece del proprio personaggio uno degli ultimi uomini d’oro, la controparte, Giuseppe Ragone?

Giuseppe Ragone: “io nel film interpreto Luciano Bodini, che è un gregario. Uno che vive sulla scia di Meroni, interpretato da Giampaolo, senza il quale non potrebbe vivere. Bodini si deve accontentare, quindi non può dire di no quando Meroni gli manifesta la sua volontà di fare la rapina. Perderebbe un amico e si ritrova in questa situazione a svolgere un ruolo anche abbastanza delicato. Quello che scambia i sacchetti nel furgone“.

I tre uomini d’oro, in particolare quello interpretato da Fabio De Luigi, sono personaggi molto diversi, chi più chi meno, dalla loro immagine abituale sullo schermo. Com’è stato il lavoro su di loro? Sono state fatte delle prove prima? Come è stata realizzata la costruzione di questi personaggi? Dato che sono molto differenti dai loro ruoli più comuni.

Giampaolo Morelli: “è chiaro che siamo partiti dalla sceneggiatura e, per quanto riguarda Luigi Meroni, ho cercato di dare ragione al mio personaggio. Sono partito dalle sue motivazioni, dal suo dramma, anche se è comunque un uomo che ha dei sogni superficiali. Le donne, la discoteca, il Chiringuito in Costa Rica. Però chi di noi non ha mai sognato di mollare tutto e di partire per sempre, fare una vita al caldo, una vita migliore. Soprattutto in una Torino di quegli anni, una Torino ancora più fredda e nebbiosa. Dove c’era anche più razzismo nei confronti del Sud. Sono partito quindi dal dramma di quest’uomo che stava per realizzare il suo sogno, aspettava la sua baby pensione e poi, a soli tre mesi da appunto, questa realizzazione, si ritrova condannato a passare altri vent’anni a fare il suo lavoro. Quello che infatti è vincente nel mio personaggio è proprio questo suo dramma. Una grande verità e il grande dolore che avrà vissuto, considerando che è una storia vera“.

Uomini d'oro - conferenza stampa - Giampaolo Morelli
Giampaolo Morelli

Fabio De Luigi: “sì, anche io sono partito dalla sceneggiatura e insieme a Vincenzo ci siamo visti più volte e ne abbiamo parlato. Dopo molti timori nell’affrontare un personaggio così diverso, un cambio così radicale, ho deciso di superare l’ostacolo. DI gettarmi in un qualcosa di completamente lontano da ciò che faccio di solito. E che mi viene più naturale. Il resto è stato ovviamente realizzato dal resto del cast. E anche dalla nostra coach che ci ha portati verso un accento torinese più credibile, standardizzato. Non del tutto fedele all’originale. Questo ha aiutato il personaggio stesso a venire fuori. Come muoversi a e cosa lo spinge a fare quello che poi ha fatto“.

Edoardo Leo: “quello che è interessante in Uomini d’oro è proprio l’essere andati dritti per una strada, quella del crime e del drama. Perché spesso nel cinema si tenta di ammorbidire ogni situazione e, soprattutto, vedendo su un manifesto me, Fabio e Giampaolo si pensa alla commedia e a divertirsi al cinema. Mentre invece il manifesto rappresenta il film, così come i contenuti. E rappresentano pure un po’ il lavoro fatto sui personaggi. Io ho passato sei, sette mesi a prendere dieci chili di muscoli, allenandomi in continuazione, mangiando seguito da un esperto. C’è stato un lavoro artigianale interessante dietro e credo sia importante. Probabilmente siamo arrivati tutti e tre in un momento in cui volevamo metterci in gioco di più sul nostro immaginario. Io tutti i film drammatici fatti in passato, diciamo, non sono andati bene, per cui se poi si ha successo con le commedie… la commedia diventa il tuo datore di lavoro. Però bisogna comunque avere il coraggio di provare anche altro. Dal punto di vista produttivo è stata un’avventura interessante“.

Uomini d'oro - conferenza stampa - Matilde Gioli e Giuseppe Ragone 2
Matilde Gioli e Giuseppe Ragone

Per cercare di non dare questo dubbio, considerando che i protagonisti sono molto da commedia, che definizione dovremo dare a Uomini d’oro?

Vincenzo Alfieri: “sono un fan del metodo che usano all’estero. E cioè del non avere pregiudizi. Ad esempio Steve Carrell che dopo aver fatto 40 anni vergine lo vediamo fare Foxcatcher. Lo stesso Jim Carrey che è un attore comico ha girato Il numero 23 o The Truman Show. Da noi forse ci sono delle remore in questo. Io non sono stato appoggiato quando ho detto che volevo Fabio De Luigi per questo ruolo. L’avevo visto sul set del film Metti la nonna in freezer, e mi ricordo di quest’uomo tranquillo e serio. C’era qualcosa in lui che non mi dava l’idea del comico con cui ero cresciuto e ne sono rimasto molto affascinato. Io non scrivo mai in base agli attori, ho pensato dopo a loro. Per quanto riguarda Edoardo sono un fan del suo primo film, dove lui secondo me fa un’interpretazione meravigliosa. E Giampaolo fa tante commedia, però se vedete Song’e Napule lì c’è un lavoro incredibile sul personaggio. Quindi il primo pensiero è stato non solo quella che si tratta di tre attori capaci di interpretare questi ruoli, ma che soprattuto volevano cimentarsi in questi ruoli. Perché non sempre è così, spesso ci sono le abilità, il talento, ma non la volontà. Loro sono dei grandi professionisti che mi hanno dato fiducia e questo è un progetto per me ricco d’amore. Su che genere è, è un crime. Non ha un genere definito e mi piace proprio che sia così. Questo è un film che parla con il cuore, con sincerità in una storia piena di sfaccettature. Perché la vita reale alla fine è molto più complessa di un film, si cerca di darsi delle etichette, ma molto spesso cadono. E il film racconta anche questo“.

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