Chicago PD 5×21 – Recensione: Il codice di Alvin Olinsky
05/05/2018 di Redazione
Il 21esimo episodio di Chicago PD 5 porta la vendetta di Danny Woods ad un punto di non ritorno. Alvin Olisnky è in prigione, Hank Voight ha fatto la sua scelta… sarà troppo tardi per riportare Al a casa?
Paura, dolore, ma sopra ogni altra cosa… rabbia. Una rabbia incontrollabile verso Danny Woods e quel suo bisogno di vendicarsi perché lui, come disse Adam Ruzek, non sarà mai nemmeno la metà dell’uomo che è Hank Voight. Il primo pugno sul viso arriva dopo pochi istante dall’inizio di questo nuovo episodio di Chicago PD 5. Alvin Olinsky viene arrestato con l’accusa di omicidio e occultamento di cadavere. Il cadavere dell’assassino di Justin, l’uomo che Hank ha ucciso.
Ma non c’è il sergente del’Intelligence dietro le sbarre. E la rabbia della moglie di Alvin è una rabbia che, anche se solo per un momento, possiamo capire. Anche Alvin lo capisce, ma non parlerà. Il suo codice, il suo legame con Hank, con la sua famiglia, con l’essere un poliziotto nel solo modo che conosce, gli impedisce di raccontare una verità che porterà con sé qualsiasi cosa accada.
E mentre la rabbia continua a crescere, mentre siamo accanto ad Hank nel tentativo di salvare Alvin, Kevin Atwater e Jay Halstead sono sotto copertura nel 21esimo episodio di Chicago PD 5. La situazione è più tesa del solito anche all’interno del distretto 21. I due detective si sono infiltrati in due gang per togliere dalla strada delle armi che potrebbero uccidere persone innocenti. Ed è questa la sola cosa che vede Hank, ed io con lui. E se il prezzo da pagare sarà la morte di un membro di quella gang, beh… Come ha detto Alvin, questa è Chicago.
Bianchi contro neri, questo è quello che vediamo nel nuovo episodio di Chicago PD 5 in cui non passa un solo istante senza pensare ad Alvin in quella prigione. Senza nessun aiuto, fatta eccezione per una guardia che continua a ripetere che gli coprirà le spalle. Ma l’indagine sotto copertura di Jay e Kevin non fila liscia come avrebbe dovuto. Un insulto e un corpo privo di vita che arriva 24 ore dopo. Kevin vorrebbe fermarsi, vorrebbe aiutare quel ragazzo che, per pareggiare i conti, dovrebbe uccidere il suo stesso sangue.
Ma le cose non possono andare in questo modo. Armi militari stanno per essere vendute ad una gang di Chicago. Hank Voight sa bene cosa succederebbe se l’affare andasse in porto. Prima le armi, vite innocenti da salvare… poi tutto il resto.
Nel corso di tutto l’episodio di Chicago PD non ho fatto altro che provare sentimenti contrastanti nei confronti di Voight. Il mio amore per quest’uomo, per questo detective non si è mai affievolito. Ma le parole della moglie di Alvin mi sono entrate dentro. E anche se il primo pensiero è stato “ma tu dove sei stata in questi mesi? Dov’eri quando Al aveva bisogno di te?‘, un pensiero mi ha sfiorato la mente: quelle parole erano giuste. Non è Alvin che ha premuto il grilletto, non è Alvin che dovrebbe stare in quella prigione a guardarsi le spalle. Ed anche Hank lo sa bene.
Poi, ho ascoltato le parole del detective Olinsky. Quel distintivo non è solo un lavoro, è tutto quello che è. Quello che è accanto ad Hank Voight. E allora mi rendo conto che anche Hank avrebbe fatto la stessa cosa e torno indietro con la mente. A quelle prime stagioni di Chicago PD, ad Olinsky accanto a Voight. Si sono coperti le spalle in 30 anni di carriera, non smetteranno adesso.
Share this article