Chicago PD 6×09 – Recensione: Un magistrale Jon Seda
12/12/2018 di Redazione

Un Jon Seda per il quale non riesco a trovare le parole adatte, è il protagonista del finale di metà stagione di Chicago PD 6. La storia di Antonio è al centro della scena mentre Hank Voight torna nella gabbia.
Dopo il finale di stagione di Chicago Med e Chicago Fire, questo episodio non poteva essere differente. Il migliore dei tre forse per l’intensità delle emozioni e un Jon Seda incredibile nel mostrare il dolore di un padre, di un Antonio che non è più lui. L’ultimo episodio di Chicago PD 6 di questo 2018 ci regala anche un ritorno al passato. Alle prime stagioni. Ad Hank Voight nella gabbia. Al buon, vecchio sergente. Questa volta insieme a lui non c’è Alvin.
Ho pensato anche a lui in questo episodio di Chicago PD. Alla sua bambina, al dolore di Alvin al Med, a tutte le volte che lui ed Hank sono stati in quella gabbia. Manca il detective Alvin Olinsky. Manca un pezzo dell’Intelligence, di Hank Voight e di Chicago PD.

Ma prima di parlare di Antonio, dello sguardo di quel padre quando trova la sua bambina, dobbiamo soffermarci un momento su Adam Ruzek e Hailey Upton. Si, Rick Eid e Dick Wolf hanno deciso di trasformare una notte da dimenticare, in una storia d’amore. I Burzek sono ormai lontani, e il mio amore per Hailey sta iniziando a trasformarsi in rabbia verso coloro che insistono a creare questi triangoli amorosi inutili e senza senso.
Hailey Upton mi ha conquistata in un solo episodio di Chicago PD. Adam Ruzek è semplicemente Adam Ruzek. Non si può non amare. E’ una regola. Come quelle del sergente Hank Voight. Ma le cose non sempre vanno come vorremmo, e sembra che dovrò continuare a (non) vedere queste scene ancora per un po’ di tempo.

E proprio in merito alle regole di Hank Voight… Qual è la prima? Sono passati sei anni, ormai dovremmo conoscerla. E invece no. “Dovete dirmi sempre la verità, in modo che io possa mentire per voi“. Ma Antonio Dawson non è più Antonio Dawson. Il detective che abbiamo amato e odiato, ma che è sempre rimasto in quell’unità, accanto ad Hank Voight, non è più lui.
Il dolore alla spalla non svanisce, come la dipendenza del detective Dawson dall’ossicodone. Negli ultimi episodi di Chicago PD, quello di Antonio è stato un percorso auto-distruttivo. Non ha cercato aiuto Antonio, nemmeno quando Kim gli ha quasi sparato. Neanche in quel momento è cambiato qualcosa. Perché? Ce lo ha mostrato Jon Seda con uno sguardo e degli occhi che difficilmente dimenticherò.

Il detective Dawson non è presente in questo momento. Non lo è da un po’. E’ come svanito, inghiottito da un uomo dipendente dall’ossicodone. E’ Hank Voight il primo a decidere che le bugie di Antonio devono finire. A capire che la sua famiglia ha bisogno di lui. “Adesso mi prenderò cura di te.” Queste le parole di Voight quando trova Antonio con della droga addosso e il mondo in pezzi.
Jason Beghe continua a dar vita ad un Hank Voight che non tradisce mai sé stesso. Quello che è e che è sempre stato. La famiglia prima di ogni cosa. A qualunque costo. C’è solo un Hank Voight. Nel bene, e nel male.

Antonio è un padre disperato che rivuole solo sua figlia. E poco importa cosa avrebbe fatto se tutto questo fosse accaduto a qualcun altro. Poco importa cosa ha detto o cosa ha fatto Antonio in passato. Poco importa se “era già accaduto con il figlio di Antonio“. Le emozioni di questo episodio valgono ogni secondo. Ed è Jay Halstead a leggerci nella mente, e rendere chiaro il pensiero di tutta l’Intelligence: “andiamo a prendere Eva“.
Andate a pagina due per la seconda parte della recensione di Chicago PD 6
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