Cannes 2018, Euforia: Valeria Golino e il cast presentano il film

L’incontro a Cannes con Valeria Golino e il cast di Euforia, unico film italiano alla selezione ufficiale della sezione Un certain Regard. Presenti Valerio Mastandrea, Riccardo Scamarcio, Isabella Ferrari, Jasmine Trinca e Valentina Cervi.

Valeria Golino torna al Festival di Cannes e lo fa con il suo secondo film da regista Euforia, molto atteso anche dal pubblico estero per quella che dopo l’esordio con Miele viene considerata una delle più promettenti dietro la macchina da presa.  La storia, tratta da una storia vera, è quella di due fratelli che si ritrovano dopo anni d’incomprensioni.
Matteo, un sempre più convincente Riccardo Scamarcio diretto in modo perfetto da Valeria Golino, cerca di fare vivere a suo fratello maggiore Ettore, un giganteggiante Valerio Mastandrea, gli ultimi giorni di felicità tenendogli nascosti gli esiti di alcuni esami. Entrambi originari di Nepi, non lontano da Roma, Ettore è un introverso maestro di una scuola la cui vita è già stata sconvolta da un imminente divorzio, mentre Matteo è un apprezzato organizzatore di eventi culturali con una movimentata vita da single omosessuale.
Le donne sono protagoniste in Euforia, ma secondarie seppur con una propria caratterizzazionee si mettono a disposizione dei due fratelli attorno a cui ruota tutta la storia. In particolare da lodare la prova di Jasmine Trinca, che mostra come ormai sia un’assoluta certezza del cinema italiano. Ecco cosa ci hanno raccontato del film Euforia.
Valeria Golino chiede se si può fumare in terrazza in un divertente momento della conferenza di Euforia

Nel tuo precedente film avevi per protagonista una donna che si faceva messaggera di morte, in questo caso per uno dei due protagonisti sembra quasi il contrario. Volevi comporre un dittico della morte?
Valeria Golino: “Sembra anche a me, quando me lo dici ha senso. Quando mi fermo a teorizzare su quello che faccio e perché lo faccio ho un ragionamento. I film hanno qualcosa di speculare e opposto, mi fa anche piacere pensare che sia così. Quando ho deciso di fare Euforia non pensavo che questo sarebbe stato il motivo per farlo, non è una cosa tematica. Se lo è arriva inconsciamente, ma non volutamente prima. Quando ho mandato il copione al mio direttore della fotografia lui mi ha chiamato da Berlino mi ha detto che la morte era la super star è chiaro che sia così. Per me è molto difficile raccontare qualcosa oggi nel non dramma, se devo raccontare l’esistenziale nel mondo di oggi è chiaro che cerco drammaturgicamente le uniche cose intoccate. La morte è regina di quelle cose. Vuole essere portabandiera di questa drammaturgia, è difficile trovare altre cose con questo peso”.
Ci sono delle dediche alla fine del film e delle note di regia molto intense, perché hai deciso di raccontare questa scuola?
Valeria Golino: “Stavo da troppo tempo cercando di trovare il mio nuovo film. Non eravamo mai completamente d’accordo sul da farsi, non sentivo nessuna urgenza, poi perificamente ho cominciato a vivere una situazione personale di un amico che stava vivendo una storia simile alla nostra. Io da amica ho ascoltato il personaggio di Valeria, in questo film c’è un racconto e c’è una possibilità. Questo atto di pietà magnanimo e incongruo del fratello mi è sembrato davvero un ottimo spunto. Da quel momento l’ho raccontato a loro due”.
Riccardo Scamarcio in una delle sue migliori prove in Euforia

Al di là di quel che è successo al suo amico ci sono altri riferimenti personali?
Valeria Golino: “Anche in Miele c’erano tanti spunti riguardo al mio papà, dialoghi, pensieri. Ci sono anche delle cose successe a Francesca, ad esempio la scena in cui cade il pesce in testa a Riccardo è successa a lei in India. Jasmine e Riccardo stavano litigando al telefono, lui ha capito dov’era Jasmine perché mentre stavano discutendo ha detto non sai cosa mi sta passando sopra la testa. Ci sono tanti spunti che entrano in una storia e diventano di altre persone”.
Valerio Mastandrea: “Il terzo film sarà su quello che si stavano dicendo al telefono”.
Mi ha colpito la verità che ho sentito nei dialoghi, come avete lavorato sull’autenticità?
Valeria Golino: “Valerio mi capiva sempre prima che glielo dicessi quel che c’era da fare”:
Riccardo Scamarcio: “Il lavoro sulla scrittura, ma in alcuni casi sono state aggiunte delle cose con il feeling sul set”.
Valerio Mastandrea: “Credo che l’autenticità non derivi dai dialoghi, ma dal parlare in modo autentico. Nella mia breve carriera ho cercato spesso di salvarmi levando il più possibile. Il testo che recitiamo non è così semplice”.
Riccardo Scamarcio: “Il dialogo è molto preciso, l’idea è stata quella di renderlo accorato rispettando quello che diciamo”
Valerio Mastandrea in Euforia si conferma uno dei cavalli di razza del cinema italiano

Come avete lavorato voi due, anche per entrare in questa situazione difficilissima e vera?
Valerio Mastandrea: “Io non riesco a non parlare del suo personaggio, credo che sia il più importante nella sua brevissima carriera. Una regista come Valeria che scrive il personaggio, lo guarda con il suo occhio, ha vicino un attore come me quindi. Il film è un racconto in cui devi avere gli strumenti giusti, l’unico modo per affrontare il dolore del personaggio è stato spogliarlo di tutto quel che pensavo di aver raggiunto nella vita. Un personaggio che vuole farsi volere bene per quello che è, non per quello che fa. Io l’ho portato avanti pensando che sapesse quel che stava passando. Un personaggio pieno di un’umanità che non frequento, ma che riconosco. Abbiamo lavorato bene, ci siamo divertiti. Riccardo poi non deve dire niente, deve capire”.
Riccardo Scamarcio: “È scattata un’euforia tra di noi mentre facevamo il film, io Jasmine, Valentina, Valerio, ci conosciamo bene e abbiamo cercato di mettere tutto in campo. Era il film che ci dava l’idea di ripescare qualcosa nella nostra parte emotiva più profonda. È come se Valeria ci facesse recitare tutti su un’altra sequenza. Il personaggio di Jasmine, in ogni scena c’è come una vibrazione negli sguardi e nei modi di recitare. Questa è una cosa che rimanda il regista, che è il primo spettatore del film”.
Dopo un film come Miele si può dire che hai raggiunto la maturità, ti aspettavi di entrare in concorso?
Valeria Golino: “Onestamente io volevo andare al Un certain Regard, poi se Fremaux ci avesse il concorso è chiaro che ci saremmo andati. Io l’ho pensato per questa sezione e sono stata contenta”.
Non ti è mai venuto in mente di entrare nel cast?
Valeria Golino: “No, perché l’unico ruolo era quello di Isabella e io volevo lei. Io la seguo e la fotografo da 30 anni, ormai di meno con tutto quello che abbiamo da fare. È una delle persone a cui ho dato il tormento, mi piace. Quel ruolo lo avrei voluto fare io, ma ero più interessata a filmare lei”.
Questo è il festival della riscossa femminile, ci sono tre donne in concorso, te a Un Certain Regard. Jasmine era ad un grande raduno di femmine, sei d’accordo sulle quote rosa nei Festival?
Riccardo Scamarcio: “Qui i protagonisti scelti da una donna sono due uomini, siamo strumnti nelle mani femminili”.
Valeria Golino: “Sono contenta che ci siano tante registe donne, penso che questi movimenti siano importanti e sicuramente si farà un passo avanti. Ci sono molte cose complesse, delicate e bisogna parlarne. Nemmeno noi che cerchiamo di essere sempre nel giusto. È importante esporsi, poi quando si comincia a fare il raffronto sono solo cazzate. Ci sono poi delle cose da cambiare”.
Riccardo Scamarcio: “Non ci sono più mezze stagioni”.
Isabella Ferrari e Valentina Cervi sono due delle tre donne in Euforia

Quale qualità voi donne avete portato nella storia di Euforia?
Valentina Cervi: “Io non mi sono mai sentita così sicura sul set come con Valeria, nonostante fosse un ruolo svolazzante. Sono diventata bionda platino per lei. Quando ho visto il film mi ha davvero colpito quanto più in aalto sia andata risptto alla sceneggiatura, cerchiamo tutti di raffigurarlo e attraverso i personaggi arriva a questo punto altissimo. Anche il fatto che lei abbia fatto questo film con tutti suoi amici si sente”.
Valeria Golino: “Nonostante siano piccoli ruoli tutte hanno dato qualcosa di interessante”.
Isabella Ferrari: “Valeria è la mia amica del cuore da sempre, quando ci siamo trovate insieme in questo film la mia paura era quella di deluderla. È una donna intelligente che da sempre seguo, mi piace molto il suo sguardo. Mi sono completamente affidata al suo sguardo e al suo gusto. Mi ha descritto questo ruolo di una donna abbandonata dal marito e poi dalla sua imminente morte. Nonostante tutto è accolta dalla famiglia, quindi si sente anche ancora un po’ amata. Valeria riesce a portare quella parte ludica che ad un certo punto della vita perdiamo, mi ha messo in un binario di totale sincerità. Ho visto il film e mi ha molto sorpreso lo sguardo e mi ha molto emozionato per la ricerca della felicità e il desiderio di vita”.
Valeria Golino: “Ogni tanto si vedeva la mia mano che chiedeva un altro Ciak con un pugno, non mi ricordo altre occasioni in cui l’ho piacchiata così tanto. Giravamo all’Umberto Primo con pochissimo tempo. Questo lo puoi fare con persone intime”.
Jasmine Trinca: “Da un certo punto di vista non saprei cosa rispondere, ma è in questa non risposta la sincerità. La non ipocrisia nel raccontare cosa vuol dire trovarsi addosso il peso dell’esistenza senza volerlo fare. È una cosa tangente alla scena di miele in cui Irene di fronte alla morte del ragazzo guarda in macchina. Stavolta è differente, si chiede perché viene richiamata a sostenere la fine di questo uomo”.
Valeria Golino: “Matteo costringe lei e lui ad esserci, è una cosa bellissima”.
Jasmine Trinca: “In Miele c’era la possibilità di costruire verticalmente con poco spazio, ma quando lo spazio viene nutrito e guardato da Valeria ti porta ad essere significativa come pochi altri. Soprattutto per gli attori che vengono destinati agli stessi ruoli, quando viene cambiata la frequenza del direttore d’orchestra te ne rendi conto. Il modo in cui Valeria è nelle cose, anche gli scarabocchi sui fogli, portano ad un film che tocca intimamente anche lei oltre che tutti noi. Io conosco Valerio suo malgrado molto bene, mi ha quasi imbarazzato vederlo in questo film”.
Jasmine Trinca anche quest’anno a Cannes grazie ad Euforia

Diventando sempre più regista come guardi il lavoro di attrice?
Valeria Golino: “La deresponsabilizzazione mi piace tantissimo, mi godo il non dovere fare altor. La responsabilità dell’attore, che ti porta ad essere co-autore del film. Un regista non lo dice, ma spera che gli attori siano bravi perché possono snaturarti un film portandolo all’ennesima potenza senza nemmeno saperlo. È un lavoro talmente appassionante, stancante, non mi metto in quella situazione. Se ho un’idea e un bel rapporto con il regista glielo dico. Questi due ruoli non si danno fastidio però”.
 
 

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