Broken Mirrors: Il senso di colpa di Israele |Recensione

25/10/2018 di Redazione

Broken Mirrors, presentato alla sedicesima edizione di Alice nella Città durante la tredicesima Festa del Cinema di Roma, diretto da Aviad Givon e Imri Matalon , ci presenta un inedito volto della cinematografia israeliana.

 
Broken Mirrors , ha come protagonista la giovane Ariela (Shira Haas), adolescente dal carattere ribelle e indipendente. La ragazza come tutti i giovani entrano spesso in conflitto con il padre Giora (Yiftach Klein), inflessibile ufficiale dell’esercito israeliano, molto autoritario. Ma Ariela gode solo di un bel rapporto con la madre Nava (Renana Raz) assieme alla  sorellina (Manuel Elkaslassy), mentre in breve continua un scontro perenne con il  padre  che la mette  sempre  in punizione per gli abiti troppo succinti, gli orari mai rispettati, insomma tutto quello che fa una adolescente. Ma quando un tragico evento colpirà la sua famiglia, di cui Ariela si sente responsabile, la farà piombare in un senso di colpa accompagnato da autolesionismo, mentre suo padre dovrà presto fare i conti con un tragico segreto.

Scritto e diretto da Aviad Givon  e Imri Matalon, Broken Mirrors ci porta una storia di formazione e al tempo stesso di condanna verso una società ,come quella israeliana, che ci viene descritta patriarcale, e molto severa, ma che riflette in realtà l’assedio continuo e il pericolo, di una nazione da sempre minacciata ed in guerra, dove il servizio militare corrisponde a 3 anni  di ferma con un’addestramento durissimo obbligatorio per tutti. Un film molto duro che colpisce, che ci porta grazie alla bravissima Shira Haas in un mondo adolescenziale tutt’altro che idilliaco.

Lo scontro presente all’interno della pellicola non è solo generazionale, il film fa emergere la società israeliana, con un’atto di accusa verso una società maschilista, a dispetto del servizio militare obbligatorio per tutti, e ci porta anche confrontarci con la stessa religione, quella ebraica , in realtà mai studiata bene, che si porta dietro il macigno della Shoah, un film che riesce subito a coinvolgere lo spettatore, e chi fa riflettere su quanto bel cinema sia prodotto al di fuori dei nostri confini o di quelli statunitensi che monopolizzano le nostra sale cinematografiche. Il senso di colpa che ci viene trasmesso dalla nuova generazione Israeliana forse rappresenta anche la risposta agli insoluti problemi del conflitto che si trascina ormai da troppo tempo con gli arabi e i palestinesi, e una volta tanto ci permette di comprendere che gli adolescenti soffrono a tutte le latitudini,  un film che speriamo possa avere una distribuzione anche nel nostro paese per portare raccontare una volta tanto una storia molto differente di quelle tragiche legate al popolo eletto.
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https://youtu.be/cJTCGRp1cDg

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