Blindspot 4×03 – Recensione: Patterson e Rich Dotcom si prendono la scena

31/10/2018 di Redazione

Il terzo episodio della quarta stagione di Blindspot ci regala una dinamica totalmente nuova: no a scene d’azione, sì a Patterson e a Rich Dotcom!

 
Non ci vuole molto per risolvere il cliffhanger della scorsa settimana. Dopo aver fatto un piccolo salto in quel di Londra per vedere Zapata alle prese con le mosse di Madaline Burke, si ritorna nell’appartamento di Jane e Weller. La scena finale dello scorso episodio si ripropone, con Jane che tiene in mano la siringa con il veleno dietro la schiena, mentre Weller diventa sospettoso. Il terzo incomodo, il Roman allucinatorio, suggerisce alla sorella di uccidere Weller. Più che Jane, sono gli sceneggiatori a non poterlo fare. Così, per l’ennesima volta, la donna copre le sue tracce con una bugia: ‘’È un veleno per quando (la malattia) peggiorerà.’’ Mai una gioia per Weller.
Se c’è qualcosa che sorprende in questo terzo episodio della quarta stagione di Blindspot, è il personaggio di Patterson. Dopo che tutte le sue storie d’amore sono finite male, un fidanzato morto e uno terrorista, sembra che finalmente abbia superato il suo trauma e le sue paure. Conosce un ragazzo, Lincoln, in un bar e si sveglia la mattina seguente accanto a lui. Ben fatto, Pat!
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Blindspot 4×03 – Recensione: Patterson e Rich Dotcom si prendono la scena

Intanto, il team scopre che Kira Evans, l’avvocato di Hank Crawford, è stata assassinata. Una buona notizia, se non per il fatto che Zapata è stata identificata come assassina. Con tutto il team incredulo e riluttante a crederlo, Weitz rivela, senza alcun tatto, che la CIA ha sfruttato Zapata per alcuni suoi debiti di gioco e che ha rivelato importanti informazioni su Jane a Tom Carter. De Sica docet: delicatissimo!
Si arriva così al tatuaggio di turno. Rich conferma alla squadra della presenza di un terrorista in città, fornendogli un indirizzo, senza dare troppe spiegazioni e saltando il tipico briefing prima di entrare in azione. Una scena esilarante. Rich Dotcom una garanzia.
Il buongiorno si vede dal mattino. Sì, ma non per Patterson. Dopo aver passato una piacevole nottata, si ritrova in una situazione tipica delle commedie romantiche di stampo hollywoodiano. Tra le reclute di Quantico, presenti nel quartier generale del bureau per una giornata ‘’sul campo’’, c’è Lincoln. L’imbarazzo è evidente, ma diventato ancora più grande quando Patterson scopre che il ragazzo è il nipote di Weitz.
Si ritorna sul caso di puntata. Weller, Reade e Jane ritornano al Bureau coperti di vernice e piume, dopo che l’attentatore ha provato a farli saltare in aria. Per fortuna è stato catturato, ma Ritch scopre un secondo uomo pronto ad agire. Reade, Weller e Jane sono costretti a tornare in azione, ma ciò che affascina lo spettatore in questo episodio è che l’azione viene messa in secondo piano. Sfruttando le reclute di Quantico come scusa, per tutto il tempo rimaniamo all’interno dell’FBI con Patterson e Ritch. Una scelta probabilmente determinata dal budget e dalla produzione, in quanto quello che succede nella metropolitana di New York è piuttosto complicato da portare in scena, ma che non fa scemare l’attenzione dello spettatore, anzi. Soprattutto grazie alla straordinaria chimica tra Ashely Johnson ed Ennis Esmer. Una corsa contro il tempo, ma che alla fine ancora una volta si tramuta a favore dell’FBI.
Mentre Patterson concede il suo aiuto a Rich nel trovare un ‘’libro dei segreti’’ che potrebbe aiutare a curare Jane, la stessa Jane nel cuore della notte incontra una misteriosa donna, a cui fornisce una mazzetta in favore di una consegna. Non sappiamo cosa o chi stia cercando, ma sappiamo per certo che Weller l’ha seguita. E il suo ‘’dobbiamo parlare di Jane’’ al telefono verso un interlocutore sconosciuto, non fa altro che aumentare l’hype per il prossimo episodio.
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