Baby: Gli autori e il cast presentano la serie Netflix “Non è un racconto di cronaca”

Baby è la nuova serie originale di Netflix che racconta la storia e le vite segrete  degli adolescenti ispirandosi alle baby squillo dei Parioli, ecco cosa ci hanno raccontato.

Sin da quando è stata annunciata la serie originale Netflix “Baby” è stata indicata da molti come l’evento seriale dell’anno. Nel corso del 2018 sono usciti tantissimi prodotti, ma nessuno probabilmente stuzzicava la curiosità quanto il progetto che prende spunto dalla nota vicenda di cronaca delle “baby squillo dei Parioli” che ha aperto il muro di fumo su uno dei casi sociali più drammatici della Roma bene.
Quel che accade però nei licei d’eccellenza romana, in realtà accade anche nel resto del mondo secondo gli autori della serie che hanno convinto Netflix ad investire pesantemente su Baby dandole un’uscita importante e in contemporanea in ben 190 paesi. Un prodotto italiano d’eccellenza diverso da Suburra, ma che potrebbe avere il medesimo successo se la prima impressione sarà confermata. Poco importa che non sia la riproposizione della vicenda di cronaca, anche perché chiunque potrebbe avere al suo fianco una Chiara o una Ludo.
Il cast tecnico di Baby

Proprio le ragazze più problematiche potrebbero guardare questa serie spalancando gli occhi sulle problematiche incredibili che si trovano ad affrontare, proprio come hanno spiegato anche i protagonisti di Baby. Il produttore Nicola De Angelis è stupito di come Netflix abbia accettato subito: “Abbiamo parlato di come pianificare questa serie, la tipologia di prodotto per capire cosa volevano. Ci siamo trovati facilmente, è iniziato tutto a maggio dell’anno scorso. Non ho mai fatto una serie tanto velocemente”.
Netflix dal canto suo è stato felice di accettare un progetto così diverso da tutti quelli realizzati: “In realtà è iniziato parlando con Nicola un anni fa, alla anteprima di “Suburra” ci ha presentato i Grams e volevamo realizzare qualcosa di fresco e giovane. È raro trovare un prodotto scritto dai giovani, dovevamo realizzarlo assolutamente. In realtà la prima cosa che cerchi è la specificità, questa serie lo ha. Quando guardi gli episodi entri in questa comunità e ti innamori dei personaggi e loro permettono di viaggiare nel mondo”.
La regia dei primi due episodi – che abbiamo visto in anteprima assoluta – è stata affidata ad Andrea  De Sica, che dopo il buon successo di critica con l’autoriale “I Figli della Notte” a 36 anni ha finalmente la grande occasione con “Baby”: “Intanto per me é stata una grande opportunità, ho fatto solo un film non commerciale a 36 anni quindi essere chiamato per dare la mia visione a questa serie è stato intrigante. Ho conosciuto i Grams don dall’inizio e ho visto baby quando erano tre pagine, dopo sono diventati sei episodi. Loro sono la mente dello spettacolo, fare una serie non è di un regista ma fa parte di un gruppo”.
Anna Negri rappresenta invece il tocco femminile dietro la macchina da presa che ci accompagnerà a scoprire l’evoluzione dei personaggi nella seconda parte di stagione: “Avevo il compito di portare uno sguardo femminile, mi sono trovata in un racconto così empatico e con Andrea siamo riusciti ad avere uno sguardo corale su questo disagio. Ho trovato questa cosa super affascinante per cui abbiamo lavorato su quello”,
Antonio La Fosse ed Eleonora Turcchi rappresentano il collettivo Grams, coloro che hanno creato effettivamente “Baby”: “È stata un’estensione del collettivo, affrontare un lavoro del genere in così poco tempo serve un gruppo. Quel rapporto bellissimo che abbiamo avuto tra di noi è stato proprio questo, un lavoro fatto dall’inizio alla fine. Vorrei rafforzare che è stata una bellissima opportunità perché in Italia non sempre viene data fiducia ai giovani. È bello dare più importanza alla gioventù, aiutandoli con l’esperienza perché noi all’inizio vedevamo un mostro per sviluppare una serie”.

Baby, due ragazze che sono due facce diverse della stessa medaglia

Benedetta Porcaroli e Alice Pagani, le due facce della stessa medaglia in Baby

I veri protagonisti della sere sono però il giovanissimo cast, a partire da Benedetta Porcaroli già star di “Tutto può Succedere”: “Chiara è un personaggio molto particolare, mi sono innamorata subito di lei quando ho letto la sceneggiatura. È come se abbia vissuto tutta la sua vita sulle aspettative delle persone, in realtà lei non è così. Ci sarà un grandissimo cambiamento che in qualche modo rivela un suo carattere reale, la prima volta che fa delle scelte sue e di nessun altro. Poter dare una parte di luce e ombra è stato dato dalla complessità di questo passaggio da adolescenza a età adulta”.
Alice Pagani è invece l’altra faccia della medaglia in “Baby”, con un personaggio così diverso da quello di Chiara interpretato dala Porcaroli: “Ludovica credo sia molto fragile, credo che sia luce e buio ma al contrario di chiara ed è per questo che si trovano così tanto. È inquietante lo so. Lei cerca rapporti autentici, amore, sicurezza perché è molto insicura. È sempre alla ricerca di un rapporto stabile con la sua famiglia e per questo è tanto tormentata. Diciamo che quando ho letto per la prima volta la sceneggiatura mi sono commossa, spero di essere riuscita a passare tutto tramite la camera”.
Isabella Ferrari è la madre che vive una vita da teenager, alla ricerca del toy boy e che ha contribuito alla crescita senza un punto di riferimento per Ludo: “Il mio è un personaggio a cui ho voluto molto bene, una donna così ingenua e fragile. Capace di prendere in mano le cose pratiche della vita, è una sciamannata. È buona anche quando sbaglia, mi è rimasta simpatica”.
Claudia Pandolfi in queste prime puntate è stata una “matrigna” diversa, ma tutto potrebbe cambiare dato che vive a contatto con questi ragazzi: “Monica non si svela, la devi interpretare. È apparentemente una donna apposto e realizzata, era un’atleta molto in gamba e ha proseguito con la carriera. Ad un certo punto completamente stimolata dall’essere disinibiti dei ragazzi, dopo aver sposato un ambasciatore con un rapporto intorpidito in cui hanno un livello di comunicazione fatto di poche cose. C’è una rivoluzione che partirà dal basso, sicuramente i movimenti emotivi di Monica sono interessanti”.

Baby, tra prime volte e volti già noti

I protagonisti di Baby, spicca l’esordiente Riccardo Mandolini

Riccardo Mandolini è il giovane protagonista che dal quarticciolo si ritrova catapultato nei Parioli a seguito della morte della madre, costretto a cambiare vita un po’ come i ragazzi protagonisti della serie spagnola “Elite”: “Damiano è un personaggio nuovo all’interno del Collodi, diciamo che è un pesce fuor d’acqua ovunque si trovi. Sia a scuola che a casa ha un rapporto particolare con il padre, si apre con chiara in modo molto difficile. Forse non è il termine giusto, hanno un rapporto particolare. È la mia prima esperienza, la prima conferenza stampa sono emozionato”.
Mirko Trovato dopo il successo di “Braccialetti Rossi” punta ancora una volta a far impazzire le fan, stavolta con un personaggio decisamente differente: “Diciamo che Brando è un ragazzo di buona famiglia, frequenta il collodi che è uno dei migliori licei e vuole dettare legge. Vuole fare il matto. È stato pazzesco prendere parte di questo progetto gigantesco”, mentre l’altro collega nella fiction Palomar campione di ascolti Brando Pacitto interpreta il ragazzo omosessuale figlio del preside: “Fabio ha questo gigante senso di oppressione, una caratteristica di questo ceto sociale. Questa oppressione sfocia in una vita segreta, una cosa declinata da ogni personaggio. Ha un’ombra costante sempre presente come un diavoletto che è il padre”
Il membro internazionale del cast più atteso è sicuramente Chabeli Sastre Gonzalez, una ragazza che ci promettono avrà uno sviluppo imprevedibile nel corso delle sei puntate: “Diciamo che Camilla è il personaggio più in luce della serie apparentemente, è una ragazza ambiziosa e determinata. A primo impatto è forte, questo la allontana dalle influenze negative e da quel mondo negativo. Però allo stesso tempo rischia di essere un aspetto negativo per lei, quindi rischia di rimanere troppo dentro se stessa. È guidato dalla sua ambizione e per questo risulta un po’ egoista. Camilla non è cattiva, ma anche lei ha dei lati oscuri”.
La seconda parte della presentazione è stata dedicata alle consuete domande della stampa, che com’era prevedibile hanno spinto moltissimo sull’associazone tra “Baby” e il caso delle baby squillo dei Parioli soltanto accennato dai produttore. Andrea De Sica ci tiene subito a precisare che la loro serie è un prodotto completamente differente:Diciamo che oggi abbiamo fatto coming out, questa è la storia di Baby e non c’è nulla di fedele alla cronaca. La storia è stata solo uno spunto che ha messo in luce uno degli aspetti di uno dei quartieri più ricchi che ha un’immagine diversa. Abbiamo costruito questa ambiguità, la storia in se è a parte. Ognuno di loro ha un problema che li accomuna e la prostituzione è solo una delle declinazioni”.

Baby, un prodotto di fiction e non un fatto di cronaca

Andrea De Sica spiega perché Baby non è cronaca

Andrea De Sica poi sottolinea che la prostituzione arriverà in “Baby”, ma attraverso un percorso ben deciso che punta a farci conoscere prima i personaggi: “Mi sembra evidente che nel primo episodio le ragazze fanno qualcosa. Ora faccio un discorso più profondo senza che ci scannamo…la cosa interessante di questa serie è che la prostituzione c’è, ma la serie parte dai personaggi per poi arrivarci. È più interessante di un episodio uno in cui te la sbattono in faccia perché poi diventa pornografia. È un film di quattro ore e mezza, le cose ci saranno ma si parte dai personaggi. Arriverà, arriverà”.
Andrea De Sica continua spiegando poi ancora meglio Baby con un paragone piuttosto cinefilo: “La questione è che non è una serie sulla prostituzione, non più di quanto Rocky sia un film sulla boxe almeno. Tu racconti qualcosa di estremamente più ampio e universale, se ti trovi in un mondo con i soldi e apparentemente perfetto in realtà ti senti teleguidato e oppresso. Per trovare te stesso fai esperimenti pericolosi. Non volevamo fare una serie per adulti di denuncia sociale”.
Quando si chiede se l’uso dei social e questa serie potrebbero portare quasi a una mitizzazione della figura delle baby squillo Benedetta Porcaroli risponde decisa: “Credo che questa serie abbia tante cose innovative, come il racconto delle famiglie con i genitori che diventano coinquilini. Il telefono è uno strumento in cui passa la vita di tutti noi, gli adulti sono peggio dei giovani. Spero che crei per certi aspetti un modello, questa serie ha l’obiettivo di mettere il pubblico nella condizione di farsi domande e darsi delle risposte”.
Andrea De Sica sul nichilismo dei Parioli evidenziato dalla stampa ribatte che si tratta di qualcosa di universale: “Questo lo deve dire la serie, è un mondo dove i grandi sono ragazzi e a questi ultimi chiede di essere grandi. Poi mi piacerebbe sapere alla fine se lo racconterà la serie. I Parioli sono uno strumento per rappresentare ragazzi che trovi in tutto il mondo”.
Questa serie è nata da uno scandalo di cronaca molto forte, a cui si è arrivato per la mancanza di comunicazione tra figli e genitori spiegata molto bene e sinceramente da Alice Pagani: “Penso che tutto questo possa finire soltanto quando i modelli smetteranno di esistere e ognuno sarà autentico, i genitori debbono rispettare le esigenze è così i figli. I genitori possono dover sbagliare, si impara anche dai loro errori”.
Credo che la comunicazione sia un problema generale, credo che i ruoli vadano rispettati. I genitori devono realizzare che i figli sono esseri a se stanti. Quando i figli smettono di vedere i genitori come supereroi e diventano esseri umani – continua Benedetta Porcaroli – Questa è una serie che parla di ricerca di identità in tutte le fasi della vita”.

Non vi resta che fare l’abbonamento a Netflix se non lo avete, perché dal 30 novembreBaby” vi mostrerà le vite segrete degli adolescenti di Roma.
 

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