1938 – Quando scoprimmo di non essere più italiani: Recensione, le razze umane non esistono

15/10/2018 di Redazione

1938 – Quando scoprimmo di non essere più italiani, è  il film documentario realizzato da Pietro Suber in occasione dell’80⁰ anniversario delle leggi razziali. Evento di preapertura per la tredicesima Festa del Cinema di Roma.

 
1938 – Quando scoprimmo di non essere più italiani, è  il film documentario realizzato da Pietro Suber in occasione dell’80⁰ anniversario delle leggi razziali si inserisce tra gli  eventi di preapertura per la tredicesima Festa del Cinema di Roma, (18 – 28 ottobre), inserito all’interno di un programma speciale che, a vuole anche ricordare i settantacinque anni dal rastrellamento del ghetto di Roma, uno dei momenti più tragici della storia del Novecento.  “Il cinema è anche memoria, rispetto, testimonianza – ha detto Antonio Mondadirettore della Festa– Sono particolarmente orgoglioso di ricordare uno dei momenti più tragici del novecento in un programma speciale della Festa del Cinema.” 
Il documentario ricostruisce le vicende che portarono dalle leggi antiebraiche alla deportazione degli ebrei italiani (1943-1945) attraverso cinque storie raccontate in gran parte dai diretti protagonisti. A iniziare da quella di una famiglia di ebrei fascisti, la famiglia Ovazza, massacrata sul Lago Maggiore nell’autunno del 1943, alla storia di un ebreo del Ghetto di Roma, il  mitico ‘Moretto’,  che decise di lottare contro la persecuzione e che riuscì a salvarsi flirtando con la nipote di un collaborazionista fascista. Fino a quella di Franco Schonheit e dei suoi genitori, tutti sopravvissuti ai campi di sterminio nazisti. Poi la vicenda di una ebrea di Fiume che si salvò nascondendosi presso la casa di un incisore del Vaticano, e infine la storia di una famiglia di presunti delatori fascisti accusati di aver denunciato i vicini ebrei ai tedeschi. A parlare infatti non sono solo le vittime, i perseguitati ma anche i cosiddetti persecutori. Con loro gli altri testimoni, cioè quella stragrande maggioranza di italiani che non aderì alle leggi razziali, ma neppure vi si oppose. Il racconto si snoda attraverso le testimonianze delle preziose immagini d’archivio e una mole di documenti d’epoca pubblici e privati, per raccontare un viaggio tra i movimenti giovanili di estrema destra e la vicenda delle strade ancora intestate, a 80 anni di distanza, ai firmatari (o presunti tali) del Manifesto della Razza.

Abbiamo volutamente lasciato il testo integrale di presentazione del documentario perché oltre a riassumere perfettamente gli intenti del documentario ci porta dentro quello che ogni storico ha considerato uno degli errori fatali di Benito Mussolini, conseguenza dell’alleanza con Adolf Hitler, che aveva de facto imitato il movimento fascista. Forse uno degli aspetti, ma era impossibile all’interno di un pur dettagliato documentario, era quello di analizzare la scelta del tutto errata da parte del regime fascista. De facto con le leggi razziali i fascisti non fecero altro che estromettere dalla vita civile  chi addirittura era fascista, o comunque sopportava il regime, una tesi che poi con le interviste ai gruppi di estrema destra attuali Pietro Suber cerca di mostrarci  il punto di vista di chi ancora oggi va a Predappio per apporre la propria firma sulla tomba di Mussolini e fare il saluto fascista.

A questo contrasto che permane ancora nel nostro paese, ci sono le storie degli ebrei, in particolare quelli della comunità di Roma, che  possiamo considerare paradossalmente considerare dei veri  visto che da oltre 2000 anni abitano la città eterna. Attraverso le loro storie riviviamo l’incredulità sul manifesto della razza , fino all’armistizio dell’8 settembre che poi portò moltissimi fascisti a consegnarli nella mani dei nazisti. Il documentario analizza non solo le vittime, ma anche i consapevoli carnefici, che per soldi o anche per volerci credere fino a in fondo portarono ai lager tantissimi italiani, che non venivano più considerati tali, solo perché ebrei. Un film che diventa anche una preziosa testimonianza di persone che all’interno della pellicola, ormai ci hanno lasciato, una macchia indelebile nella storia italiana, ed uno dei più grandi errori commessi da Mussolini che in passato aveva perfino goduto dell’appoggio finanziario di alcuni banchieri ebrei proprio per costruire il suo regime.
Una pellicola molto onesta perché una volta tanto, dopo che per lunghi anni si era cercato di cancellare o di mostrare che gli italiani sono brava gente, emerge invece in pieno la dualità di un popolo, dove se da una parte tantissimi a rischio della propria della vita salvarono tante vite, dall’altra  il contributo nel fornire liste ed indirizzi e dettagli fu operato da altrettanti convinti antisemiti con l’aggiunta di poter raggiungere un facile guadagno. Molti ancora oggi sono rimasti impuniti, prova ne sia che molte vie e piazze di Roma riportano ancora i nomi dei luminari che firmarono il manifesto della Razza e che ora l’attuale sindaca di Roma Virginia Raggi vorrebbe rimuovere. A parere di chi vi scrive sarebbe più onesto lasciare la targa aggiungendo che oltre ad essere un valido scienziato era stato uno dei firmatari dell’infame manifesto della razza. La recente volontà di rimuovere simboli della storia, come di recente  è capitato negli Stati Uniti con vari simboli della Guerra Civile, non aiuta certo i più giovani a comprendere quello che è accaduto, paradossalmente si vuole cancellare la memoria ad una storia che andrebbe invece ricordata ogni giorno anche attraverso i suoi monumenti o le sue targhe, sarebbe meglio imparare a memoria i nomi di quei dieci scienziati  italiani firmatari del manifesto della razza che al primo punto recita “LE RAZZE UMANE ESISTONO”, il problema, come è stato dimostrato dalla scienza stessa, è che non esistono.
 

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