“Speranza o resa”: al via la Conferenza mondiale di Madrid sul clima
02/12/2019 di Daniele Tempera
I paesi sono 196 e il tempo per dibattere e trattare è fino al 13 dicembre. In questi giorni Madrid diventerà la capitale del pianeta per quanto riguarda la lotta al cambiamento climatico. Nella capitale va in scena la “Cop25”, la consueta e annuale conferenza per fare il punto sul clima e sul contrasto al cambiamento climatico. Una lotta che sembra diventare di anno in anno più urgente e non rimandabile, come espresso dalle parole di apertura del presidente della Nazioni Unite Antonio Guterres che non ha usato mezzi termini: «Il mondo deve scegliere tra speranza e resa» aggiungendo «le tecnologie che sono necessarie per il cambiamento sono già disponibili. Segnali di speranza si stanno moltiplicando, l’opinione pubblica si sta svegliando ovunque e le nuove generazioni stanno dimostrando una ragguardevole capacità di leadership e mobilitazione. Ma abbiamo bisogno di scoraggiare l’estrazione del carbone, serve la volontà politica di stoppare i sussidi alle fonti fossili e cominciare a tassare invece l’inquinamento». Guterres ha anche detto che per fermare il riscaldamento globale finora sono stati messi in campo sforzi insufficienti e il problema parte proprio dai paesi più ricchi.
All our #ClimateAction efforts will be completely undermined without the full engagement of the big emitters.
We are still waiting for transformative movement from most G20 countries, which represent three-quarters of global emissions. #COP25
— António Guterres (@antonioguterres) December 2, 2019
«Il movimento di trasformazione deve partire dai paesi del G20» ha continuato Guiterres, che momentaneamente «incidono per i tre quarti delle emissioni mondiali». Un’evidenza che però finora non trova spazio nella pratica concreta. Secondo un report redatto dall’Universal Ecological Fund, una ONG impegnata attivamente sul fronte alla lotta al cambiamento climatico, delle 28 nazioni europee solo Svizzera, Norvegia e Ucraina sembrano aver assolto i loro impegni ambientali. Sempre secondo l’ONG quasi il 75% degli impegni sono inoltre insufficienti per contribuire a ridurre del 50% le emissioni di CO2 entro il 2030 e molti impegni non verranno nemmeno probabilmente assolti. Uno scenario sicuramente non ottimista per una conferenza mondiale che attende, nei prossimi giorni, l’intervento dell’ormai leader della protesta ambientalista mondiale: Greta Thunberg.