Bonafede e i 5stelle difendono l’emendamento ‘elle’ allo spazzacorrotti: «Non salva i leghisti, è innocuo»

I retroscena politici definiscono Alfonso Bonafede come ‘infuriato’ per la storia, emersa nella giornata di ieri, dell’ormai famigerato «emendamento elle», quello che – per le persone che rivestono di fatto una carica pubblica – si possa prendere in considerazione non il reato di peculato, ma quello di indebita percezione. Con aumento della pena per i politici ma, al contempo, con la riduzione a sette anni e sei mesi dei tempi della prescrizione. Tutti, dai magistrati di Genova, passando per il presidente dell’Anac Raffaele Cantone, fino ad arrivare alle opposizioni, hanno visto in questo passaggio un escamotage per aiutare i leghisti che sono coinvolti in processi per spese pazze.

Spazzacorrotti, cosa comporta l’emendamento elle

Tra questi, anche il sottosegretario Edoardo Rixi, il cui ex capo di gabinetto è stato tra i firmatari dell’emendamento leghista. Ma il Movimento 5 Stelle, paladino dell’anticorruzione, non ci sta a passare come forza politica che ha gettato un salvagente per chi, nell’esercizio delle sue funzioni, ha approfittato della propria posizione.

La difesa del M5S allo spazzacorrotti

Portavoce di questa posizione del Movimento 5 Stelle è innanzitutto il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede che dichiara: «Nessuno osi sporcare la mia legge. La questione semplicemente non esiste, perché si tratta di due fattispecie diverse. Non cambierà nulla per chi è accusato di peculato». Gli fa eco anche il sottosegretario alla Giustizia, il pentastellato Vittorio Ferraresi: «Le tre righe dell’emendamento elle non possono produrre questo effetto. Si tratta solo di una pena più grave per i pubblici ufficiali».

Tuttavia, gli esperti si dicono profondamente preoccupati per quello che la percezione indebita potrà provocare sui processi. Quest’ultima fattispecie, infatti, va a derubricare il reato di peculato, rendendo tra l’altro i tempi della prescrizione più lunghi. Offrirebbe, pertanto, una scappatoia a chi si è trovato accusato di uno dei reati più gravi per la carriera di un politico.

FOTO: ANSA/RICCARDO ANTIMIANI

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