Si stanno rincorrendo, dalla giornata di ieri, delle voci sull’identità dei deputati che hanno chiesto e ottenuto il bonus covid da 600 euro deciso da governo e parlamento per far fronte alle perdite dei lavoratori autonomi nelle fasi più calde della pandemia da coronavirus. In modo particolare, inizialmente si era parlato di cinque persone: nelle ore successive, invece, è stato reso noto che solo tre di queste cinque lo avevano poi effettivamente ottenuto, due della Lega e un esponente del M5S.
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Ma ci sono stati anche tanti consiglieri comunali e regionali che hanno richiesto il bonus, anche se la loro situazione è completamente diversa rispetto a quella dei parlamentari, visto che a volte – nei piccoli comuni – le indennità di servizio sono irrisorie rispetto allo stipendio medio annuo di un deputato. In ogni caso, molti rappresentanti della Lega a livello locale stanno uscendo fuori, autodenunciandosi: è stato il caso, ad esempio, del vicepresidente del consiglio in Veneto Gianluca Forcolin e il consigliere veneto Alessandro Barbisan.
Quest’ultimo ha dichiarato che il bonus verrà versato in beneficenza. Probabile, però, che questa riparazione non gli permetterà di ovviare a una sospensione richiesta dal partito. Attraverso il portavoce della Lega alla Camera, Riccardo Molinari, il Carroccio ha fatto sapere che sospenderà tutti i leghisti che hanno ottenuto il bonus, anche se questi dovessero aver versato il contributo in beneficenza.
Ma sui nomi dei deputati, l’aspetto più chiacchierato e complesso di tutta la vicenda, c’è ancora un certo riserbo. La Lega ha imposto, in modo particolare a due suoi esponenti eletti a Montecitorio, di non rispondere alle domande né dei giornalisti e né dei colleghi che dovessero contattarli telefonicamente. L’idea è quella di far gestire dal centro questa mini-crisi morale che è scoppiata all’interno del partito di Matteo Salvini.