Il vizietto degli exit-poll di sopravvalutare sempre troppo i social network

Rispetto alle proiezioni, le interviste fuori dai seggi avevano attribuito troppa importanza ai partiti più forti sui social network

26/09/2022 di Redazione

La definizione di exit-poll è sempre un qualcosa da tenere ben presente, quando si commentano le elezioni, di qualunque livello. Il fatto che un elettore possa essere intervistato fuori dal seggio e che, quindi, possa dare una indicazione diversa rispetto a quella appena espressa nelle urne è un dato determinante, che giustifica la diversità degli exit-poll rispetto ai risultati delle prime proiezioni e dei voti effettivamente scrutinati. Un elettore fuori dal seggio non sempre dice quello che lui pensa, ma dichiara quello che gli altri vorrebbero dichiarasse. E se a tutto questo aggiungiamo il ruolo dei social network, sempre più pervasivo rispetto al passato, ecco che – limitatamente agli exit-poll – sono proprio i partiti più forti sui social network a ottenere le distanze maggiori rispetto al Paese reale. L’influenza di social ed exit-poll è stata evidente anche nei risultati delle elezioni 2022: vediamo di capire perché.

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Social ed exit-poll, un binomio che influenza tantissimo il risultato

Un punto di distanza e una distribuzione dei voti diversa all’interno delle coalizioni, si sa, fa tutta la differenza del mondo in questa legge elettorale. Ed è proprio una sovrastima di circa un punto percentuale – che è stata attribuita dagli exit-poll a tutti i partiti maggiormente presenti o che hanno fatto una campagna più a tappeto sui social network – che ha caratterizzato i risultati della tornata elettorale di ieri.

Si sa, storicamente, che Lega e Movimento 5 Stelle rappresentano i partiti più forti sulle varie piattaforme digitali, oltre a quelli che hanno investito somme significative in sponsorizzazioni. Gli exit-poll davano il Carroccio a ridosso del 10%, mentre – alla fine – il partito di Matteo Salvini potrebbe finire addirittura sotto al 9%. Il Movimento 5 Stelle era segnalato molto più a ridosso del Partito Democratico: gli exit-poll facevano presagire che, addirittura, avrebbe potuto insidiare la posizione di secondo partito. Si è passati da un 16-17% al più concreto 15%, con quella solita differenza di un paio di punti che – come già detto – rappresenta sicuramente un fattore determinante nella distribuzione dei seggi.

Una nota importante anche per un partito che, proprio sui social network – magari alternativi a Facebook o a Instagram, più radicato ad esempio su Telegram – ha avuto la maggiore visibilità, trovando poco spazio – invece – sui media tradizionali. ItalExit di Paragone, infatti, aveva sperimentato – nella serata di ieri – una buona sovrastima da parte degli exit-poll che, addirittura, lo segnalavano a ridosso del 3%, a poca distanza dal superare la soglia di sbarramento per l’ingresso in Parlamento. I dati reali, poi, hanno riportato il tutto alla corretta dimensione: il partito è sotto al 2%. Anche qui, il punto di sovrastima che l’elettore attribuisce all’opinione diffusa sui social network ha fatto tutta la differenza del mondo.

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