Sulla proposta renziana di iscriversi sui social con la carta d’identità

La pietra nell’acqua è stata lanciata dal deputato renziano Luigi Marattin. Poi, si è propagata in onde concentriche, creando un piccolo tsunami. La proposta è semplice: Italia Viva ha proposto – dopo i tanti servizi sul tema degli ultimi giorni e dopo diversi articoli pubblicati pressoché quotidianamente sulla stampa online sui rischi delle identità nascoste sui social network – di permettere l’accesso a Facebook o a Instagram o a Twitter soltanto a chi fosse in grado di esibire dei documenti, evidentemente in formato digitale.

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Social e carta d’identità: la proposta di Marattin

Il tweet è di questa mattina, quando la puntata di Report che ha esaminato gli aspetti della propaganda sui social network di alcuni partiti di destra (come la Lega o Fratelli d’Italia) era ancora fresca. Marattin afferma: «Da oggi al lavoro per una legge che obblighi chiunque apra un profilo social a farlo con un valido documento d’identità. Poi prendi il nickname che vuoi (perché è giusto preservare quella scelta) ma il profilo lo apri solo così».

Ovviamente, la proposta non ha mancato di sollevare polemiche: c’è chi ha parlato di schedatura sui social network, di limitazioni della libertà di espressione, di diffusione pericolosa di dati personali nella già troppo affollata giungla di Facebook o Twitter (solo per citarne alcuni). Ma il problema che si vuole cercare di risolvere è in realtà più complesso e andrebbe a prevedere degli ostacoli davvero insormontabili.

Social e carta d’identità: i problemi

Primo fra tutti: perché fornire dei dati personali ad aziende che, proprio sui dati personali, hanno dimostrato di avere delle lacune? In secondo luogo: chi può assicurarci al 100% che i dati personali forniti siano veri? Come si fa a trasmettere, in maniera accessibile a tutti, un documento ai gestori dei grandi social network? Non c’è il rischio di carte d’identità fasulle? Infine: se anche il tracciamento fosse via indirizzo IP, si mostrerebbe altrettanto inefficace, vista la facilità nel modificarli.

La proposta presenta un problema vero: quello delle identità di chi utilizza i social network e del tentativo di mettersi a riparo da eventuali reati che si vanno a configurare attraverso gli stessi social network. Ma la risoluzione non può essere ricercata in una legge che imponga l’utilizzo delle carte d’identità per chi usa i social. Sarebbe una vera illusione.

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