Il golpe in Myanmar colpisce anche i social network

Bloccati gli accessi a Facebook, Instagram e Twitter per scongiurare le rivolte

08/02/2021 di Enzo Boldi

L’importante è che non se ne parli. Quel che sta accadendo in Myanmar sembra interessare poco o nulla l’Occidente. Ma il golpe militare iniziato lo scorso 1° febbraio per rovesciare il governo di Aung San Suu Kyi, deve far riflettere sul livello della democrazia compromessa in Estremo Oriente. Dopo l’azione combinata da parte dei militari, infatti, si at cercando di silenziare le grida di proteste: si è iniziato con il blocco delle reti internet in tutto il Paese e oggi si è arrivati anche alla censura con i social bloccati.

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L’obiettivo? Silenziare le proteste ed evitare che, attraverso i social, si organizzino nuove manifestazioni (oltre a quelle che da giorni vengono represse nelle principali città e nella capitale della Birmania, Naypyidaw) per opporsi al colpo di Stato della scorsa settimana. Come spiega Telenor, l’azienda norvegese che fornisce uno dei servizi di telefonia mobile (quindi compresa la navigazione con traffico dati) in Myanmar, il Ministero delle Infrastrutture ha inviato a tutte le compagnie telefoniche questa direttiva: «Tutti gli operatori di telefonia mobile, gateway internazionali e fornitori di servizi Internet in Myanmar hanno ricevuto il 5 febbraio 2021 una direttiva dal Ministero dei trasporti e delle comunicazioni (MoTC) del Myanmar per, fino a nuovo avviso, bloccare le piattaforme di social media Twitter e Instagram. Questo si aggiunge all’attuale blocco temporaneo di Facebook».

Social bloccati Myanmar dopo il golpe militare

La situazione, dunque, è molto grave. Mentre proseguono le proteste di massa in strada, i militari hanno bloccato l’utilizzo di Facebook, Instagram e Twitter a tutti i cittadini che vivono in Myanmar. Ma questo non sta frenando le proteste e, come conseguenza diretta, neanche le repressioni, come si può vedere dal video pubblicato su Twitter dalla Reuters.

E mentre i cittadini non possono più comunicare attraverso le diverse piattaforme a loro disposizione fino alla scorsa settimana, con i social bloccati Myanmar si apre una nuova ferita profonda sulla democrazia nei Paesi dell’Estremo Oriente. Un qualcosa che ricorda, molto da vicino, i blocchi voluti e imposti dalla Cina.

(foto di copertina e video da profilo Twitter Reuters)

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