La non ingerenza di Twitter nel problema degli slur contro la comunità LGBTQ+

Nonostante nella propria policy prenda posizione contro l'hate speech, nel concreto sembra che Twitter non faccia nulla di risolutivo per risolvere il problema degli slur contro la comunità LGBTQ+

14/08/2022 di Giordana Battisti

Il report rilasciato dal Center for Countering Digital Hate (CCDH) e da Human Rights Campaign (HRC) ha dimostrato la diretta connessione tra la crescita esponenziale, su Twitter, dell’utilizzo di alcuni slur diffamatori contro la comunità LGBTQ+ e l’approvazione del disegno di legge chiamato Don’t say Gay or Trans, in Florida. Questo disegno di legge è stato ampiamente criticato da alcuni altri Stati e da numerosi oppositori scesi nelle piazze per protestare contro un disegno di legge omofobico e transfobico. La ricerca ha dimostrato che nel mese successivo al passaggio del disegno di legge c’era una media di 6,607 tweet che ogni giorno attaccavano con degli slur la comunità LGBTQ+, portando a un incremento del 406% di tweet che utilizzano questi slur rispetto al mese precedente. Ma come si è comportato Twitter per vietare l’utilizzo di questi slur da parte di alcuni suoi utenti?

LEGGI ANCHE > Quanto sta diventando inclusivo l’inserimento del testo alternativo su Instagram

Le dinamiche della diffusione degli slur diffamatori su Twitter

I ricercatori che hanno lavorato al report hanno selezionato, all’interno di un campione più vasto di tweet che menzionano, ad esempio, lo slur “groomer”, i 500 tweet più visti. Questo campione più limitato di tweet ha generato 72 milioni di views, ricevuto 334,825 likes e 64,435 retweet dall’inizio dell’anno. Inoltre, la stessa ricerca dimostra che un numero limitato di utenti, nello specifico 10, ha avuto un ruolo fondamentale nel promuovere questo tipo di  narrativa screditante nei confronti della comunità LGBTQ+. Una stima dimostra che i tweet promossi da questi utenti avrebbe raggiunto altri utenti almeno 48 milioni di volte, equivalente al 66% del numero totale stimato di utenti raggiunti dai 500 tweet diffamatori più visti.

Cosa ha fatto Twitter per bloccare la diffusione di questo tipo di tweet?

Le regole di Twitter impediscono agli utenti di insultare altri utenti sulla base del loro orientamento sessuale o della loro identità di genere e, nella propria policy, Twitter si impegna a contrastare qualsiasi tipo di comportamento denigrante nei confronti di “quanti sono stati storicamente marginalizzati”. Lo scorso 21 luglio Twitter ha preso posizione contro la crescita dello slur “groomer”, dicendo che i tweet che si riferiscono alle persone Gay o non-binary con lo slur “groomer” viola la propria policy contro l’hate speech. Tuttavia, nella settimana successiva a questa dichiarazione di Twitter, si registravano ancora 56,525 tweet che attaccavano con gli slur in questione la comunità LGBTQ+. Per testare l’efficienza di Twitter nell’intervenire contro questo tipo di hate speech, i ricercatori hanno utilizzato lo strumento di Twitter “segnala un problema” sui 100 tweet successivi al 21 luglio più influenti e contenenti gli slur in questione. Nei due giorni successivi, Twitter aveva agito solo contro uno dei 100 tweet, dicendo che il tweet violava le regole contro gli abusi e le molestie. Il tweet quindi è stato rimosso, ma il profilo dell’autore del tweet no. Un altro tweet del campione è risultato come l’altro contro le regole di Twitter, ma questa volta non è stato rimosso.

Share this article