Caso Skripal. Relazioni Russia-Usa mai così basse da decenni: Mosca espelle 60 diplomatici americani

Alla fine la risposta della Russia nel caso Skripal è arrivata. Dopo la pioggia di espulsioni di giovedì 22 marzo da parte degli Stati Uniti e i suoi alleati europei, il Cremlino è passato al controattacco allontanando da Mosca e dintorni 60 diplomatici americani e un numero imprecisato di funzionari di altri Paesi che si sono schierati con Washington e Londra.

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Nel frattempo chiuderà anche il consolato Usa a San Pietroburgo. La mossa russa ha risposto con toni simili all’azione coordinata dell’occidente: si stima che le persone espulse saranno 150.

Tuttavia, nonostante il deciso raffredamento delle relazioni tra Washington e Mosca dopo quest’ultimo scandalo e le tensioni legate all’annessione della Crimea nel 2014, in Russia l’impressione è che Trump rimanga un interlocutore affidabile e le misure legate all’avvelenamento dell’ex spia russa a Salisbury, nel Regno Unito, siano state prese più dagli apparati americani che da una reale intenzione della Casa Bianca, “costretta” ad assecondare Londra e la forte presa di posizione di Bruxelles. Il caso Skripal continua dunque a suscitare azioni e contro-reazioni, in un gioco delle parti che non vede ancora la fine. Da Washington fanno sapere che la decisione della Russia “non era inaspettata”.

In Italia la scelta di espellere due diplomatici russi ha suscitato diverse polemiche. In primis da parte del leader della Lega Matteo Salvini, che si è sempre detto contrario alle sanzioni Usa contro il Cremlino, ma anche da diversi ambienti intellettuali non allineati con Washington e Bruxelles.

Migliorano intanto le condizioni della figlia di Skripal, Yulia, rimasta vittima con il padre del gas nervino. La donna non si trova più in condizioni critiche.

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