Per l’Alta Corte australiana i siti di news sono responsabili dei commenti diffamatori su Facebook

Dei commenti diffamatori sotto i post Facebook e degli altri social le aziende media dell'Australia potranno essere ritenute direttamente responsabili

08/09/2021 di Ilaria Roncone

Una sentenza che può senz’altro costituire un precedente importante. Secondo l’Alta Corte del paese le aziende dei media possono essere ritenute responsabili dei commenti diffamatori Facebook e tutte le altre piattaforme lasciati dal loro pubblico. Una decisione che apre le porte a un nuovo modo di gestire la cosa, considerato che in molti potrebbero ritenere troppo rischioso lasciare la libertà di commentare ove non ci fosse un’adeguata e immediata azione di moderazione.

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Da dove nasce il procedimento

La conclusione arriva dopo un procedimento lungo contro una serie di testate – tra cui Sky News e The Asutralian – e le conseguenze sull’industria dei media australiani potrebbero essere davvero rilevanti in termini di lavoro e carico per la moderazione dei commenti su tutti i canali social. Secondo David Rolph, professore di diritto all’Università di Sydney, quanto affermato nella sentenza può voler dire che «chiunque gestisca una pagina di social media può teoricamente essere citato in giudizio per i commenti denigratori postati dai lettori o dai membri di un gruppo casuale – anche se non si è a conoscenza del commento».

A iniziare la causa è stato Dylan Voller, le cui foto mentre era legato in un centro di detenzione giovanile sono diventate virali nel 2016 nell’ambito di un’inchiesta sulle condizioni di questi carceri. Molti giornali hanno ripreso la storia condividendo gli scatti su Facebook e dando ulteriore visibilità a quelle fotografie. Già nel 2017 Voller ha deciso di fare causa alle testate sostenendo che i commenti lasciati sotto gli articoli su Facebook erano diffamatori e che gli editori avrebbero dovuto esserne responsabili.

Testate responsabili dei commenti diffamatori Facebook

Su The Verge viene riportato che un certo numero di tribunali si è espresso a favore di Voller comprese, appunto, la Corte Suprema del New South Wales nel 2019 e la Corte d’Appello del New South Wales nel 2020. In pratica le aziende di media sono ritenute responsabili editori dei commenti terzi e, di conseguenza, ritenuti legalmente responsabili di quei contenuti.

Questa sentenza sta preoccupando non poco in Australia, dove le aziende mediatiche sono preoccupate per le applicazioni possibili. Secondo un portavoce di Nine – tra le aziende citate in giudizio – questa decisone «avrà conseguenze per ciò che possiamo pubblicare sui social media in futuro. Per Michael Miller, presidente esecutivo di News Corp Australia – anch’essa tra le aziende in causa – ha evidenziato la necessità di «una riforma legislativa urgente che porti la legge australiana in linea con le democrazie occidentali comparabili».

Ora bisogna capire in che direzione sceglieranno di andare le varie testate, considerato che l’opera di moderazione necessaria vista una sentenza del genere potrebbe essere troppo costosa (cosa che porterebbe all’annullamento della possibilità di commentare sotto i post).

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