Il sindaco ex Lega capolista con Bonaccini che vuole solo un presidente capace
15/01/2020 di Redazione
Qualche tempo fa, quando si era trattato di discutere e approvare il piano sanitario regionale voluto da Stefano Bonaccini, il sindaco Bobbio Roberto Pasquali, eletto in quota Lega, aveva intenzione di allinearsi alle direttive arrivate da Bologna. Il Carroccio, tuttavia, aveva provato ad avvisarlo: «Se lo voti, Salvini ti caccia». La sua risposta fu: «Non si scomodi, me ne vado io».
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Sindaco Bobbio, dalla Lega a Bonaccini
Roberto Pasquali si definisce un montanaro di Bobbio. Pragmatico e attento ai bisogni del proprio territorio. In un paese della provincia di Piacenza, dove la Lega è in sella in 45 comuni su 46, in cui è molto apprezzato, il sindaco ha già preparato la sua svolta. È candidato in regione insieme a Bonaccini, nell’alleanza di centrosinistra.
La grande giravolta che va controcorrente rispetto al vento politico che soffia in direzione di Matteo Salvini. Ma qui, secondo Roberto Pasquali, la questione non è politica. La politica – dice – si fa a Roma. In Emilia-Romagna si tratta di buona amministrazione. E, secondo il primo cittadino leghista, Stefano Bonaccini ne è un esempio.
«Mi chiamano traditore – ha detto -, ma sono soltanto un sindaco che vuole sopra di sé un presidente capace. La politica si fa a Roma, qui si parla di amministrazione». Roberto Pasquali parte da una base di quasi 1500 voti ottenuti a Bobbio alle ultime elezioni amministrative. A questi si aggiungeranno anche quelli di altri comuni del suo collegio. La sua giravolta è in nome della continuità, anche se sembra un paradosso.
Non solo il sindaco Bobbio: le situazioni incerte in Emilia-Romagna
Così, si scopre che in Emilia-Romagna il risiko del voto è molto più complesso di quanto possa sembrare. E che ci sono anche delle situazioni imprevedibili da leggere attraverso i normali canoni dell’alternanza destra-sinistra. Per questo, prevedere un esito, oggi, sembra molto difficile. Il caso di Roberto Pasquali non è il solo: ci sono consiglieri regionali del M5S che predicano il voto disgiunto (la lista pentastellata e la presidenza di Bonaccini), ex cinquestelle che voteranno per il Carroccio (nostalgici del governo giallo-verde), centristi che voteranno per il Pd. Una situazione così, in Emilia-Romagna, non si era mai vista.