Silvia Romano: «Il mio velo è simbolo di libertà»

06/07/2020 di Enzo Boldi

La sua conversione all’Islam, la scelta del suo nome (Aisha) e la sua liberazione hanno diviso l’Italia. Da una parte la maggioranza felice per la fine dell’incubo; dall’altra chi l’ha criticata (per usare un eufemismo) per le sue decisioni. Di tutto questo ne ha parlato Silvia Romano in un’intervista pubblicata sul quotidiano online La Luce, in cui la giovane cooperante milanese ha ripercorso il tempo passato in prigionia e l’avvicinamento a Dio.

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La giovane ha raccontato che prima di partire per il suo volontariato in Kenya non credeva in Dio. Anzi, leggendo tutte le brutture che arrivavano dal Mondo si chiedeva, spesso e volentieri, come potesse esistere un’entità superiore in grado di consentire fame, povertà e crudeltà. E quel suo pensiero l’accompagnò anche in quel viaggio che sin trasformò in un incubo. Ma proprio nei momenti più bui ha scoperto la fede.

Silvia Romano racconta la sua conversione

«Nel momento in cui fui rapita, iniziando la camminata, iniziai a pensare: io sono venuta a fare volontariato, stavo facendo del bene, perché è successo questo a me? Qual è la mia colpa? È un caso che sia stata presa io e non un’altra ragazza? È un caso o qualcuno lo ha deciso? Queste prime domande credo mi abbiano già avvicinato a Dio, inconsciamente – ha raccontato Silvia Romano -. Ho iniziato da lì un percorso di ricerca interiore fatto di domande esistenziali. Mentre camminavo, più mi chiedevo se fosse il caso o il mio destino, più soffrivo perché non avevo la risposta, ma avevo il bisogno di trovarla». Poi quel bombardamento udito mentre era prigioniera e la sua fede diventata sempre più forte.

Il Velo, simbolo di libertà

«Per me il mio velo è un simbolo di libertà, perché sento dentro che Dio mi chiede di indossare il velo per elevare la mia dignità e il mio onore, perché coprendo il mio corpo so che una persona potrà vedere la mia anima. Per me la libertà è non venire mercificata, non venire considerata un oggetto sessuale – ha raccontato ancora Silvia Romano -. Quando vado in giro sento gli occhi della gente addosso. Non so se mi riconoscono o se mi guardano semplicemente per il velo. In metro o in autobus credo colpisca il fatto che sono italiana e vestita così. Ma non mi dà particolarmente fastidio. Sento la mia anima libera e protetta da Dio».

 

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