Ora basta, ascoltate con rispetto il silenzio di Genova
16/08/2018 di Gianmichele Laino
C’è una cosa, a proposito della tragedia di Genova, che ancora nessuno ha fatto. Ascoltare il silenzio di una città ferita. Restando zitto a sua volta.
Bisogna concentrarsi, prima di ogni cosa, sul rumore meccanico delle gru in azione, monotono e terribile, in queste giornate d’agosto. Bisogna tacere, in attesa di un segnale che possa arrivare da sotto le macerie, speranza sempre più flebile eppure non ancora completamente tramontata.
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Silenzio Genova, perché non siamo stati capaci di ascoltarlo
Le chiacchiere e le offese reciproche, il rumore sordo di un tonfo in Borsa, lo slogan urlato al megafono di una campagna elettorale permanente, le promesse regalate al vento con una leggerezza di cui, sinceramente, non si avverte il bisogno, rischiano seriamente di farci perdere la concentrazione rispetto a quelle pietre, a quel pilone di cemento sgretolatosi su se stesso, a quelle lacrime versate da chi ha compreso che per un suo caro non c’è stato più niente da fare.
Parlare di denaro, ora, non serve. Giocare al ping-pong delle responsabilità, mentre quella linea che univa Genova Est da Genova Ovest è stata cancellata, sembra irrispettoso. E irrituale.
Ai tempi del governo del cambiamento, della Terza Repubblica dei cittadini, abbiamo imparato anche come NON si gestisce un’emergenza umanitaria. Avevamo già assistito all’improvvisazione nella stesura di programmi elettorali prima, di disegni di legge poi, di elenchi di cariche da assegnare, di dibattiti surreali nel corso di occasioni pubbliche. Quella che ci mancava era l’improvvisazione nel momento del dolore.
Silenzio Genova, le urla che non hanno precedenti nella storia della Repubblica
Riflessione, questa sconosciuta. Lo statista, in circostanze come questa, mantiene la lucidità e la freddezza, misura le parole per dar loro un peso specifico, sa essere anche pungente se deve rivolgere un’accusa precisa. Lo spettacolo a cui abbiamo assistito da due giorni a questa parte, invece, prevede urla, risse, tweet, cene a base di pesce, le immancabili fake news e le rincorse al presenzialismo nei notiziari.
Un caos incredibile, che non ha precedenti nella storia repubblicana. Abbiamo sentito solo rumore, che si è andato ad aggiungere a quello meccanico delle gru. Il rischio è quello di perderci il segnale impercettibile che potrebbe arrivare da sotto le macerie.