Il primo ministro giapponese Shinzo Abe si dimetterà a causa di problemi di salute

Abe è il più giovane premier giapponese della storia e il capo del governo più lungo mai insediatosi a Tokyo

28/08/2020 di Marta Colombo

Il premier giapponese Shinzo Abe soffre di colite ulcerosa da anni ma le sue condizioni sono peggiorate recentemente, tanto che, secondo i media giapponesi, si dimetterà presto a causa di problemi di salute.

Abe è un leader emblematico del Giappone contemporaneo e, queste settimana, è diventato il primo ministro a capo del governo più lungo mai insediatosi a Tokyo. Dopo essere stato eletto per un anno nel 2006, quando è diventato il più premier più giovane nella storia del Paese, è stato rieletto nel 2012, nel 2014 e nel 2017.

Nel 2007 aveva già dato le dimissioni premature a causa della sua colite ulcerosa.

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Le dimissioni di Shinzo Abe

Abe è famoso per la sua politica economica molto aggressiva nota come “Abenomics” e ha una reputazione da nazionalista e conservatore. Nel corso degli anni, si è occupato di rinforzare il budget militare ma non è riuscito ad annullare l’articolo 9 della costituzione giapponese, che vieta al Paese di aver un esercito che sia usato per altro che difendere i propri confini in caso di attacco.

Nelle ultime settimane erano salite le preoccupazioni sulla salute di Shinzo Abe in seguito a due visite in ospedale molto ravvicinate. I membri del suo partito, il Liberal Democratic Party (LDP), avevano precedentemente negato le speculazioni sulla salute del primo ministro, il cui termine sarebbe finito nel settembre del 2021, e su delle possibili dimissioni.

Secondo la legge del giapponese, se Abe è incapacitato a continuare il suo ruolo a causa di problemi di salute, un premier temporaneo lo sostituirà a tempo indeterminato.

Il primo in linea è il vicepremier e ministro dell’Economia Taro Aso, seguito da Yoshinida Suga, il segretario generale del governo. Se invece Shinzo Abe si dovesse dimettere senza preavviso, ci sarebbe un voto interno al LDP per decidere il suo successore seguito da un voto in in parlamento.

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