Anche il Demanio si mobilita: «Sfrattate CasaPound»

19/07/2019 di Enzo Boldi

Ci sono voluti 16 anni, ma alla fine anche l’agenzia del Demanio ha deciso di mettere nero su bianco l’esposto per procedere allo sgombero CasaPound dalla palazzina di via Napoleone III (a Roma) occupata dal lontano 2003. L’accelerazione dell’iter porterà quello sfratto in testa alla lista, ma oltre all’allontanamento degli occupanti dallo stabile, si avvierà anche una causa per un risarcimento milionario.

I procuratori della Corte dei Conti, infatti, avevano stimato – solo qualche mese fa – un danno da oltre 4,6 milioni di euro sia all’agenzia del Demanio che al Miur che per anni – nonostante le mura dell’edificio fossero di loro proprietà, quindi in possesso del settore pubblico – non hanno fatto nulla affinché fosse portato avanti lo sgombero CasaPound da quello stabile. Per questo motivo, adesso, grazie al nuovo corso sotto la gestione del prefetto Riccardo Carpino, il Demanio ha accelerato le operazioni per sfrattare gli occupanti.

Sgombero CasaPound, arriva l’accelerazione del Demanio

Nelle scorse settimane è stata avviata una petizione online che ha superato le 100mila adesioni, poi è intervenuta anche Virginia Raggi chiedendo alla polizia di Roma Capitale di effettuare i controlli sulla scritta marmorea ‘CasaPound’ applicata sulla facciata della palazzina di via Napoleone III 8, anch’essa abusiva come l’occupazione. Ora il passo avanti – forse decisivo – del Demanio, agenzia legata a stretto giro al ministero dell’Economia. Insomma, i pezzi grossi ora fanno sentire la loro voce contro l’occupazione da parte del movimento di estrema destra.

Gli occupanti non sono emarginati sociali ed economici

E il discorso non è solo politico, ma anche sociale. Come indicato dalla Corte dei Conti nella sua valutazione che ha portato a valutare un danno da 4,6 milioni di euro (per via delle mancate entrate allo Stato), lo stabile di via Napoleone III 8 ha un valore di 12 milioni di euro e a occuparlo non sono persone in difficoltà economiche, ma attivisti che vivono «in condizioni reddituali lungi dal presentare le connotazioni tipiche dell’emarginazione sociale». Nessuna piaga sociale, nessuna povertà.

(foto di copertina: ANSA/MASSIMO PERCOSSI)

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