La Serie A riparte o no? Cosa sappiamo finora

La Serie A riparte. No. Sì. Forse. È un susseguirsi di conferme e di smentite quelle che riguardano una possibile ripartenza del massimo campionato italiano di calcio, dopo lo stop forzato dovuto all’emergenza coronavirus. Il ministro dello Sport, Vincenzo Spadafora, in questi due mesi davvero surreali, non si è sbilanciato più di tanto su una possibile ripresa. «Dobbiamo valutare attentamente i rischi, il calcio è uno sport fisico, di contatto, dobbiamo essere sicuri prima di dare il via libera», ha detto.

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È evidente che sono in molti a spingere per la ripresa della Serie A: non solo i tifosi, tutti gli appassionati che, complice il lockdown, sono costretti a rimanere chiusi in casa. Ma anche e soprattutto i detentori dei diritti televisivi, leggasi Sky e Dazn, che per forza di cose hanno dovuto rinunciare a cospicue somme di denaro derivanti dalle pubblicità. L’unica certezza, al momento, è una: se ripresa sarà, si giocherà a porte chiuse. Niente pubblico negli stadi, niente assembramenti e niente tifo. Sarà tutto un altro calcio, questo è poco ma sicuro. Ma almeno non si correranno inutili rischi.

Chi invece si è sbilanciata, eccome, su una possibile ripresa della Serie A è stata la sottosegretaria alla Salute Sandra Zampa. In un’intervista rilasciata all’agenzia di stampa Ansa, ha detto: «Per ora si va verso una soluzione per gli allenamenti delle squadre di calcio; successivamente, se dopo il 18 maggio i dati epidemiologici saranno positivi e confermeranno il trend di decrescita, si potrà eventualmente valutare una riapertura del campionato di calcio». Per gli allenamenti, spiega Zampa, si lavora ad una soluzione che preveda test iniziali per tutti i giocatori e lo staff e un ritiro per due settimane. «Non è stato trovato ancora un accordo, e il protocollo non è stato licenziato, ma si va verso una prima soluzione per gli allenamenti», ha affermato Zampa. La soluzione alla quale si lavora, ha chiarito la sottosegretaria, «prevederebbe di testare l’intera squadra, e l’entourage che l’accompagna, con test e tamponi. Una volta verificato che tutti i giocatori e gli accompagnatori sono negativi e sani, la squadra può andare in ritiro per gli allenamenti per due settimane». Una fase successiva di valutazione si avrà poi dopo il 18 maggio: se a partire da quella data, in cui sono previste ulteriori aperture, «i dati della curva epidemiologica saranno positivi, e si confermerà il trend di decrescita, allora si potrà immaginare un ulteriore allentamento, con una prosecuzione degli allenamenti per altri 15 giorni. E poi si potrà eventualmente valutare una riapertura del campionato». Emerge invece una posizione contraria, spiega Zampa, rispetto al cosiddetto ‘modello tedesco’, che prevede di isolare il solo giocatore che dovesse risultare positivo, mentre il resto della squadra può proseguire l’allenamento. Su questo, ha affermato, «siamo contrari, e per una questione di sicurezza, se risulta positivo anche solo un giocatore, anche tutti gli altri devono andare in quarantena».

[CREDIT PHOTO: FACEBOOK/VINCENZO SPADAFORA]

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