Nel gioco dello scaricabarile, la Serie A vuole fare causa a Google
Si contesta la mancata collaborazione con il sistema Piracy Shield per la rimozione dei siti che rimandano a contenuti coperti da copyright. E non solo
24/10/2024 di Enzo Boldi
Il sistema Piracy Shield funziona perfettamente e ogni errore non dipende dalla piattaforma istituita per legge lo scorso anno. Questa è la posizione comune di AGCOM e del governo, ma anche quella della Lega di Serie A che – dopo l’ennesimo caos dell’ultimo weekend – ha deciso (ancora una volta) di scagliarsi contro Google. Secondo l’associazione (di natura privata) delle squadre del massimo campionato di calcio italiano, la pirateria continua a imperversare nella rete a causa dell’atteggiamento e del comportamento “ostativo” intrapreso dalla multinazionale americana che non collaborerebbe con le istituzioni italiani ai sensi della norma vigente.
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Proprio nei giorni successivi al blocco di una CDN di Google Drive (con effetti anche su YouTube), la Lega di Serie A decide di tirare dritto, non riconoscendo colpe nella gestione delle segnalazioni nell’ambito del sistema Piracy Shield. Anche il governo, come sottolineato mercoledì dal Ministro delle Imprese e del Made in Italy – Adolfo Urso – nel question time alla Camera dei deputati, ha ribadito la bontà del progetto della piattaforma anti-pirateria, senza considerare gli enormi problemi che – fin dallo scorso febbraio – tutto ciò stia provocando.
Serie A contro Google, il caso Piracy Shield
Perché il caso Google Drive è solo la punta dell’iceberg e in passato (anche nello scorso weekend) sono stati più volte bloccati indirizzi IP su cui “giravano” siti che non avevano nulla a che fare con la pirateria. Ma la colpa, secondo il governo, secondo AGCOM e la Lega Serie A è proprio di Google. Infatti, già lo scorso 7 ottobre era stata inviata una diffida nei confronti di Google Ireland (e, per conoscenza, anche all’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni) in cui si contestava l’atteggiamento non collaborativo dell’azienda nella gestione e rimozione dei link relativi alla pirateria audiovisiva (ma solo quella legata al massimo campionato di calcio italiano).
Cosa dovrebbe fare Google, secondo la legge italiana? Iscriversi alla piattaforma Piracy Shield e rimuovere i link segnalati. Inoltre, dovrebbe ripulire l’ecosistema del suo motore di ricerca per far sparire i siti illegali e deindicizzarli. E c’è di più: fare un repulisti nel suo Play Store delle app che fanno riferimento a IPTV illegali e pezzotto. Un lavoro impossibile da realizzare, come spiegato solo tre settimane fa dalla stessa multinazionale americana attraverso le parole di Diego Ciulli, Head of Government Affairs and Public Policy di Google Italia, pubblicate in un post su LinkedIn. Ma il braccio di ferro è destinato a proseguire, con l’imminente minaccia di una causa legale.