Il giornalista che rivolse insulti sessisti a una guardalinee è stato radiato
29/11/2019 di Redazione
Lo aveva detto in telecronaca e lo aveva ribadito anche successivamente, nei vari commenti che aveva rilasciato sulla vicenda. Sergio Vessicchio era il giornalista che a marzo 2019 si lasciò andare a una telecronaca ai limiti del surreale, parlando della guardalinee che stava arbitrando la gara tra Agropoli e Sant’Agnello.
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Sergio Vessicchio radiato dall’ordine dei giornalisti
In quella circostanza, Vessicchio se ne era uscito con questa frase: «È uno schifo, una cosa impresentabile per un campo di calcio. È uno schifo vedere le donne venire a fare gli arbitri in un campionato in cui le società spendono centinaia di migliaia di euro, è una barzelletta della Federazione una cosa del genere».
Qualche ora dopo, aveva ribadito lo stesso concetto. Ora, è arrivata una decisione del consiglio regionale dell’Ordine della Campania, al quale Vessicchio era iscritto in quanto giornalista pubblicista. Stando alla decisione del consiglio di disciplina, il giornalista è stato radiato. Gli è stata comminata, dunque, la sanzione disciplinare più grave prevista per un iscritto all’albo. Adesso, la decisione potrà essere impugnata di fronte al consiglio nazionale di disciplina.
Le violazioni di Sergio Vessicchio
Ma il primo passo del consiglio regionale della Campania è stato comunque significativo. L’iscritto non soltanto ha commesso una violazione delle buone pratiche di commento di un evento sportivo, ma ha anche violato i principi deontologici contenuti all’interno del Decalogo dei giornalisti sportivi, un documento che l’Ordine dei Giornalisti ha firmato e che contiene le buone prassi – improntate sempre alla non violenza e alla parità – per un giornalista sportivo (ma anche per i commentatori che giornalisti non sono) in procinto di commentare un evento.
«In precedenza – si legge nella nota diffusa dall’Ordine regionale della Campania – lo stesso Vessicchio era già stato sospeso dall’Albo. La decisione è stata notificata anche al Procuratore generale della Corte d’Appello di Napoli».