Perché sono state ridotte le pene di Buzzi e Carminati nonostante l’aggravante mafiosa?
11/09/2018 di Enzo Boldi
Alla fine l’associazione mafiosa c’era. La sentenza della terza sezione della Corte d’Appello presieduta da Claudio Tortora ha riconosciuto le modalità mafiose dietro al comportamento del malaffare roma del famoso «Mondo di mezzo». Una sentenza storica, che smentisce quanto deciso dal primo grado di giudizio, ma che – in fin dei conti – ha fatto un favore ai due indagati principali di questa inchiesta: Salvatore Buzzi e Massimo Carminati. Per loro, infatti, è arrivato uno sconto di pena.
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Perché, nonostante sia stata riconosciuta l’aggravante mafiosa, i due attori principali del Mondo di mezzo passeranno meno tempo nelle patrie galere? Il paradosso è semplice. In primo grado i due erano stati considerati capi di due distinti gruppi criminali e, per questo condannati per una serie di reati che avevano portato rispettivamente a condanne di 19 (Buzzi) e 20 anni (Carminati), per associazione a delinquere semplice. Ora, in base alla sentenza delle terza sezione della Corte d’Appello, raggruppando tutte le contestazioni sotto il dogma di «aggravante mafiosa» (riconosciuta dall’articolo 416 bis del Codice Penale), le pene applicabili si sono rivelate più lievi.
Sentenza Mafia Capitale, il paradosso del 416 bis e della riduzione di pena
Come recita l’ormai famoso articolo 416 bis «Chiunque fa parte di un’associazione di tipo mafioso formata da tre o più persone, è punito con la reclusione da dieci a quindici anni». Pene maggiori per chi è a capo di questa associazione mafiosa: «Coloro che promuovono, dirigono o organizzano l’associazione sono puniti, per ciò solo, con la reclusione da dodici a diciotto anni».
La Sentenza Mafia Capitale che fa lo sconto a Buzzi e Carminati
Ed è proprio per questo motivo che a Salvatore Buzzi ha ottenuto uno sconto dai 19 anni delle sentenza di primo grado ai 18 e quattro mesi di oggi in appello. E ancora meglio è andata all’ex Nar Massimo Carminati, passato dai 20 anni ai 14 e sei mesi.
(foto di copertina: ANSA/MASSIMO PERCOSSI)