Ma Salvini, con la parola «reperti», intende riferirsi a Liliana Segre, Renzo Piano, Carlo Rubbia…?

«Voglio Checco Zalone senatore a vita, altro che certi reperti». Queste le parole con cui Matteo Salvini, nella serata di ieri, ha dato il la alla polemica della vigilia di Natale. La questione non è tanto sull’articolo 59 della nostra Costituzione, che prevede la nomina a senatore a vita per chi abbia «illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario». Il problema sta nella definizione di «reperti» data a chi ha ricoperto la carica in passato o nel presente.

LEGGI ANCHE > Salvini vuole Checco Zalone senatore a vita al posto dei reperti

Salvini senatori a vita, perché li ha definiti «reperti»

Matteo Salvini, infatti, è stato molto reticente sulle persone a cui si riferiva con quella espressione. Ma dal momento che i senatori a vita non sono tantissimi (attualmente, a Palazzo Madama ne siedono 6, di cui 5 di nomina presidenziale e un ex presidente della Repubblica), il confronto è presto fatto.

Dunque, con la parola «reperti» Matteo Salvini ha potuto identificare nell’ordine Giorgio Napolitano (presidente emerito), Mario Monti, Elena Cattaneo, Renzo Piano, Carlo Rubbia e Liliana Segre. Ovviamente, non saremo mai sicuri sul target di riferimento del senatore della Lega. Ma, come già detto, il bacino d’utenza è piuttosto ristretto, quindi i conti si fanno in fretta.

Chi sono i «reperti» italiani che occupano il posto di senatore a vita

Elena Cattaneo è una biologa nota in tutto il mondo per le ricerche sulle cellule staminali, Renzo Piano è un architetto che ha innalzato monumenti all’umanità in tutto il globo e che si è distinto, recentemente, anche per la collaborazione alla ricostruzione del Ponte Morandi. Carlo Rubbia ha vinto il premio Nobel per la fisica nel 1984, tra i 20 connazionali che sono stati premiati dall’accademia di Svezia. La storia di Liliana Segre, sopravvissuta ad Auschwitz e donna impegnata contro l’antisemitismo, è nota a tutti.

Più che reperti sono vere e proprie statue dell’orgoglio italiano, in patria e all’estero. Già confrontarli con il pur bravissimo Checco Zalone fa venire i brividi. Offendere con una definizione di dubbio gusto chi ha dato lustro alla patria, poi, completa il quadro degli orrori. Curioso, poi, che Matteo Salvini proponga un nuovo senatore a vita, dal momento che la Lega, qualche anno fa, depositò alla Camera un disegno di legge costituzionale per abolire l’articolo 59 della Carta Fondamentale.

La limpidezza sulla linearità delle idee politiche non è mai stata il massimo per il Carroccio. Inoltre,  sacrificare, in nome del populismo, la brillante carriera di persone che si sono rese protagoniste ai massimi livelli della scienza, dell’arte e che hanno vissuto tormentate vicende storiche è davvero un’operazione di politica da bar. O da comizio improvvisato.

Share this article