Il problema di un Paese che stanzia 150 milioni per le paritarie, senza certezze sulla ripartenza delle scuole pubbliche

Abbiamo archiviato a malincuore questo anno scolastico 2019/2020. L’ultimo atto sarà un esame di maturità (e uno di terza media) mai visti in precedenza, a causa delle tante limitazioni – anche a livello di sicurezza – rese necessarie dalla risposta all’emergenza coronavirus. Tuttavia, al di là di questo orizzonte temporale che terminerà il 17 giugno con il primo giorno del calendario degli orali della maturità 2020, non abbiamo ancora avuto indicazioni chiare su quello che accadrà alla scuola pubblica a partire dal mese di settembre. Tuttavia, nel decreto rilancio sono stati previsti invece finanziamenti da 150 milioni di euro per le scuole paritarie.

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Scuole paritarie, i 150 milioni nel decreto rilancio

«A titolo di sostegno economico – si legge nel decreto – in relazione alla riduzione o al mancato versamento delle rette o delle compartecipazioni comunque denominate, da parte dei fruitori fino ai sedici anni di età, determinato dalla sospensione dei servizi in presenza a seguito delle misure adottate per contrastare la diffusione del Covid-19». Questa la causale che ha portato il governo a prevedere questa somma di denaro per gli istituti paritari in Italia. Una somma che va ad aggiungersi ad altri 65 milioni previsti già per le scuole materne rientranti in questa categoria. L’elemento di riequilibrio tra le forze che compongono la maggioranza, con Italia Viva che ha avuto modo di esultare per questa voce della – di fatto – nuova manovra da 55 miliardi che caratterizzerà la fase 2 della ripresa dopo la pandemia.

Scuole paritarie hanno il finanziamento e quelle pubbliche come ripartiranno?

Questioni di priorità, insomma. Fermo restando che il coronavirus ha avuto effetti abbastanza generalizzati e, pertanto, ha colpito sia l’organizzazione delle lezioni negli istituti paritari, sia le famiglie che hanno iscritto qui i loro figli, occorre ricordare che la scuola pubblica, da sempre provata da tagli e da una scarsa visione d’insieme, naviga ancora a vista. E se da un lato ci sono generiche rassicurazioni su nuove assunzioni di docenti e sulle stabilizzazioni dei precari, occorre sottolineare che dal punto di vista organizzativo manca ancora quella certezza che dovrebbe contraddistinguere l’offerta didattica.

Le voci restano sfumate: non si sa come si ripartirà a settembre, sono poche le certezze sia sui rituali che fanno parte della scuola pubblica (il recupero dei debiti formativi ad esempio), sia sulle modalità di svolgimento delle lezioni. Patrizio Bianchi – che fa parte della task force del Miur – ha affermato che per la scuola ci sarebbe bisogno di un investimento di 3 miliardi all’anno da inserire nel bilancio dello Stato. Soltanto in questo modo si potrebbe garantire una ripresa regolare delle attività, anche attraverso metodi innovativi di didattica, che prendano in considerazione tutte le limitazioni legate alle cose che abbiamo imparato nel post coronavirus. Al momento, però, questa ambiziosa visione sembra essere rimandata. Tuttavia, abbiamo 150 milioni per le paritarie. Magra consolazione.

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